Diciotto anni dopo, tra una confezione di Fruttolo e i cereali ancora impregnati di una normalità spezzata all’improvviso, è spuntato un capello. Tre centimetri appena, ma tanto basta per riaprire una ferita mai chiusa. Quel capello era lì, dentro un sacco azzurro della spazzatura. E adesso potrebbe riscrivere la verità sul delitto di Garlasco. È stato trovato giovedì scorso, tra un blackout che ha paralizzato gli uffici della Questura di Milano e il secondo giorno dell’incidente probatorio. Un tempismo da fiction, se non fosse tutto terribilmente vero. A doverci mettere le mani adesso saranno Denise Albani e Domenico Marchigiani, consulenti del gip Garlaschelli. Hanno l’incarico di capire se quel capello, finora mai registrato in nessun verbale, contenga un profilo di Dna nucleare. In altre parole: se possa dire qualcosa su chi c’era davvero, quel 13 agosto 2007, nella villetta dei Poggi. Chiara è stata uccisa a soli ventisei anni. Alberto Stasi, allora suo fidanzato, è stato condannato in via definitiva a 16 anni, pena che sta finendo di scontare. Ma da qualche anno in procura a Pavia si è tornati a scavare, dopo che un'altra consulenza genetica ha insinuato nuovi dubbi.


L’ha firmata Carlo Previderè insieme a Pierangela Grignani: “In relazione a nessuno dei reperti analizzati sono state riscontrate caratteristiche genetiche riconducibili ad Alberto Stasi”, scrisse nel 2008, dopo aver esaminato i capelli trovati stretti nel pugno di Chiara e in una pozza di sangue. Uno solo aveva il bulbo, ed era il suo. Ora invece spunta questo. E la novità è che al centro dell’indagine c’è Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Sempio è formalmente indagato per omicidio in concorso. Lo difende Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, che giura: “I reperti sono in buone condizioni”. E se il capello fosse davvero integro, potrebbe parlare. Dire finalmente qualcosa che nessuno è riuscito a dire per diciotto anni. Ma non è detto che succeda. Perché è già successo che i capelli – anche quelli che sembravano promettere rivelazioni – si siano rivelati solo fili morti, senza bulbo, senza tracce. E allora il punto resta sempre lo stesso: la verità sul delitto di Garlasco è appesa a un capello. Letteralmente.

