Andrea Sempio era atteso, ma non si è fatto vedere. Nessun passo nel corridoio del Tribunale di Pavia, nessun cenno dai suoi legali, nemmeno un ritardo da giustificare con la pioggia o il traffico. Nulla. Solo una memoria inviata in procura per sollevare un vizio procedurale: l’invito a comparire, dicono i suoi avvocati, mancava di un avvertimento fondamentale. Tradotto: non era valido. La mossa ha evitato l’interrogatorio, ma ha lasciato un segno. Perché mentre Andrea Sempio – l’amico del fratello di Chiara Poggi e oggi unico indagato nel nuovo filone – restava nell’ombra, Alberto Stasi si faceva vedere. In silenzio, dal retro, senza scendere dall’auto, ma c’era. Fuori, il suo avvocato Antonio De Rensis parlava di fiducia nella magistratura e disegnava metafore. “Non so se questa storia verrà riscritta. Di certo la stiamo ridisegnando”, ha detto. Lui, Stasi, è semilibero dopo una condanna definitiva a 16 anni. Ma oggi è di nuovo a verbale, in una storia che qualcuno pensava finita.


Nel frattempo a Mestre, i carabinieri ascoltano Marco Poggi, il fratello della vittima. E sullo sfondo, il team investigativo guidato dal procuratore aggiunto Civardi e dalle pm De Stefano e Rizza si muove con lentezza strategica. L’ipotesi sarebbe quella che Chiara non sia stata uccisa da una sola persona. Una teoria mai esplorata seriamente, ma ora al centro di un’indagine che scava tra perquisizioni, vecchie conoscenze e nuove tracce, tra Voghera, Garlasco e Tromello. Gli avvocati di Sempio, Angela Taccia e Massimo Lovati, hanno scelto Instagram per spiegare la loro assenza: “Guerra dura senza paura” ha scritto lei in una storia, aggiungendo “CPP we love you” con una tigre e un cuoricino blu. Il riferimento è al codice di procedura penale. Ironico? Le nuove analisi genetiche cominceranno a giugno, ma i risultati si faranno attendere fino a ottobre, forse novembre. Intanto il caso Garlasco si muove. Di nuovo. Come un fantasma che non smette di bussare.

