La Grande Panda fa le bizze. O meglio, a non accendersi è il ritmo produttivo dello stabilimento serbo di Kragujevac, a cui Stellantis ha affidato la produzione del modello che dovrebbe rilanciare il marchio Fiat in Europa. Per farlo sono anche stati spediti nei più convenienti Balcani operai provenienti dagli stabilimenti di Melfi e Pomigliano d’Arco. Cento in tutto, per sopperire alle carenze strutturali del sito scelto per inseguire l’obiettivo delle 500 vetture al giorno. Un miraggio, fino ad ora. I volumi produttivi relativi al secondo turno di produzione e resi noti da Milano Finanza raccontano di circa 180 auto al giorno, contro le 300 stimate. A pesare, secondo alcune indiscrezioni, è anche la difficoltà a trovare l’amalgama tra la forza lavoro esperta proveniente dall’Italia e quella locale: “Le condizioni di lavoro, raccontano alcune testimonianze raccolte da Milano Finanza, non sono semplici, tra barriere linguistiche, procedure da adattare e una catena di montaggio ancora in fase di rodaggio”, continua MF.

Competere con le citycar asiatiche, anche sul prezzo. Per questo si delocalizza al di fuori dell’Unione europea, per inseguire la corsa al ribasso che l’offerta di auto elettriche ma anche ibride provenienti dalla Cina ha inaugurato e tiene in pugno. Un allontanamento italiano che ha prestato il fianco a tantissime critiche dirette a John Elkann. Il patron di Stellantis, che è anche amministratore delegato ad interim, non ha ancora trovato un successore di Carlos Tavares. A risentirne, sostengono in molti, sarebbe la chiarezza sui piani futuri del gruppo. Soprattutto per quanto riguarda la progettazione industriale, con le numerose incognite che restano sulla gestione della transizione ecologica, l’impatto dei dazi statunitensi, il futuro degli stabilimenti italiani e della gigafactory in Molise, che ormai sembra sfumata. Un tema che si aggancia a ciò che Elkann e Stellantis immaginano per il gruppo, anche nei rapporti con il nostro paese. Il nipote dell’Avvocato è stato più volte additato come “anti-italiano” per la progressiva uscita di Stellantis dalla culla che fu quella di Fiat, Torino e l’Italia. Prima la sede legale nei Paesi Bassi, poi lo spostamento di alcune produzioni al di fuori dell’Unione europea, tra Marocco e Serbia, poi la “testa agli Stati Uniti”, visti come il mercato di riferimento. Anche un atteggiamento politico definito “ambiguo”, come nel caso del presunto sostegno dato al presidente francese Emmanuel Macron – “un profilo di compiacenza, se non di genuflessione” – che, secondo La Verità, Elkann manterrebbe con i suoi quotidiani, a cominciare da La Stampa, nei contesto dei rapporti tra l’Italia di Giorgia Meloni e i cosiddetti paesi volenterosi sul conflitto russo-ucraina.

Ma le difficoltà di Elkann con l’Italia restano soprattutto incardinate sulla crisi di Stellantis, che parrebbe ingolfare anche le speranze riposte nella Grande Panda made in Serbia. Secondo indiscrezioni di MF, “i primi ritardi nel ritmo di produzione stanno già incidendo sui tempi di consegna per i clienti interessati al nuovo modello. In particolare, per la versione elettrica della Grande Panda si parla di attese fino ad agosto, mentre per i modelli ibridi le tempistiche si allungano ulteriormente, con consegne stimate non prima di novembre”. Un segnale chiaro che i problemi produttivi attuali potrebbero trasformarsi in un freno concreto per le vendite nei prossimi mesi.