Qualcosa non torna, dice Massimo Giletti a Lo Stato delle cose, nel delitto di Garlasco. Il caso si è riaperto dopo 18 anni. Alberto Stasi era stato condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, la sua fidanzata. Ci sono un nuovo indagato, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, e un supertestimone che ha parlato a Le Iene delle gemelle Cappa (non indagate) e del loro presunto coinvolgimento. Parte di questa storia, dalla parte di chi la racconta, è anche Albina Perri, direttrice di Giallo, che ha pubblicato un virgolettato che rifletterebbe dei messaggi inviati da Paola Cappa: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. La fonte, dice Perri, hanno confermato che è stata Cappa a scriverlo. Delle gemelle si era parlato per una foto in cui le due apparivano insieme a Chiara Poggi. L’immagine si rivelò falsa, ma da lì cominciarono a circolare voci sul loro conto. Di nuovo: le cugine di Chiara Poggi non sono indagate. Però la Procura ha chiesto un campione del loro dna. E c’è la testimonianza della fonte misteriosa, che ha raccontato di un oggetto lanciato in un canale di Tromello da Stefania Cappa. In acqua sono stati trovati diversi oggetti metallici. Come unire i punti spetterà agli investigatori. E non è detto che il disegno sia coerente. Bisognerà capire chi non sta dicendo la verità. Il settimanale Giallo ha parlato di oltre duecentottanta messaggi scambiati tra Paola Cappa e “un amico di Milano”, riguardo ai rapporti difficili con la famiglia e al fatto che Stasi sarebbe stato incastrato. Ma cosa significa tutto questo? “Il Corriere della sera dice che questo messaggio (quello inviato da Paola Cappa, ndr) è dovuto al fatto che i Carabinieri avrebbero chiesto a Stefania Cappa di incastrare Alberto Stasi”. Giletti manda in onda il video, diffuso da Chi l’ha visto, in cui Cappa parla con Stasi mentre si trova in caserma. I due sono ascoltati dagli investigatori. Le domande fatte dalla donna all’indagato sarebbero state un tentativo di indirizzare le indagini ai danni del fidanzato di Chiara Poggi.

Massimo Giletti, però, insiste: la direttrice di Giallo “non ha visto con i suoi occhi” il messaggio di Paola Cappa. “Mi baso, come tutti i giornalisti del mondo, su fonti attendibili”, replica Perri. Gli effetti sono “a valanga”, dice ancora il conduttore. Infatti tutti i giornali hanno riportato la notizia pubblicata dal settimanale. C’è poi la telefonata tra Perri e Fabrizio Corona, in cui la direttrice ammette di non “avere in mano” i messaggi in questione. La fonte di Perri, si dice ancora per telefono, è “un amico” di Corona. Ma la direttrice smentisce: “Io parlavo della fonte di cui ha parlato il Corriere della sera”. E allora ecco che spunta la telefonata tra Paolo Berizzi di Repubblica e Corona, in cui il giornalista dice che Francesco Chiesa Soprani, forse la fonte di Giallo, avrebbe negato di aver parlato del messaggio che ha scatenato il dibattito. Ma Perri smentisce: “Non è quella la mia fonte”. Il confronto, in studio, diventa più duro: Giletti attacca Perri e parla della responsabilità nella diffusione di un’informazione che poi è stata ripresa da tutti i giornali ma senza averla vista “con i propri occhi”; la direttrice risponde che la sua fonte è affidabile e che non c’è bisogno di una verifica “empirica” per la legittimità della pubblicazione (“Non deve interessarle se ho visto o no il messaggio”). Interviene anche l’avvocato di Alberto Stasi: “Non sono a conoscenza dei messaggi”. “Lei capisce che non mi sembra una banalità”, dice Giletti, “e tutti i giornali hanno ripreso questi messaggi. E lei difende Stasi. Forse qualcosa non torna”. Umberto Brindani, direttore di Gente, ha dei dubbi sulla chat. L’avvocato fa da eco al giornalista. “La Procura ha tutti gli elementi per fare la valutazione”. In questa storia, effettivamente, qualcosa non torna. Che sia il modo in cui si sta parlando del caso, il corso delle indagini, l’accavallarsi di voci su un delitto di quasi vent’anni fa. E Paola Cappa ancora non ha parlato.

