Quasi diciotto anni dopo il delitto di Garlasco, Marco Poggi torna al centro della scena. Oggi ha 36 anni, fa l’impiegato e vive a Mestre. Non è indagato, non è imputato, ma è quello che c’era. O meglio: quello che c’era prima che Chiara Poggi venisse uccisa nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007, mentre lui era in vacanza coi genitori. È per questo che la procura di Pavia lo vuole riascoltare, in contemporanea con Alberto Stasi (condannato per l’omicidio) e Andrea Sempio (nuovamente indagato): per “cristallizzare” la sua versione e verificare se le verità degli altri, alla prova del confronto, reggono. Sarà ascoltato a Venezia dalla pm Giuliana Rizza, mentre a Pavia, allo stesso orario (le 14 del 20 maggio), Stasi e Sempio parleranno con i magistrati. In due città diverse, l’obiettivo? Forse evitare che qualcuno telefoni all’altro prima del verbale. Ma anche per chiarire i rapporti di un gruppo di amici che sembrano usciti da una foto scolorita. Sempio, Capra, Freddi, Biasibetti. E Marco. Giovani tra i 18 e i 20 anni, con un giro di frequentazioni più largo, quello che includeva anche Chiara, Alberto, le cugine Cappa. Un mosaico di dinamiche sottili, intime, che oggi i pm vogliono rileggere alla luce di nuove tracce di Dna e vecchi silenzi.


Soprattutto quello tra Marco e Andrea. Perché secondo i legali di Sempio i due sarebbero rimasti legatissimi. Ma c’è chi racconta il contrario. E la procura vuole capire: sono ancora amici? Lo sono mai stati davvero? Sempio, che all’epoca usava il computer di Chiara per giocare ai videogame, ha detto di aver provato a contattare Marco tra il 7 e l’8 agosto 2007. Tre chiamate, due dal cellulare e una dal fisso. Ma Marco era già in Trentino e sostiene di non aver ricevuto né avvisi né messaggi. E, dettaglio non da poco, ha raccontato che non era abitudine salutarsi prima delle vacanze. “Una cosa da dieci giorni, niente di che”, ha spiegato a verbale.
Ma c’è di più. Secondo lui, con gli amici non ci si vedeva quasi mai a casa sua. “Andavamo sempre da Capra o Biasibetti”, ha detto. Una versione che stona con quella di Sempio, che invece descriveva una frequentazione più intensa proprio nella villetta di via Pascoli. E allora viene il dubbio: cosa nasconde il ricordo sbiadito di Marco Poggi? È solo il tempo che annebbia o c’è una parte di storia che non è mai stata detta davvero? Intanto la procura scava. Perché il Dna di Sempio potrebbe essere finito sotto le unghie di Chiara. Perché le telefonate di agosto 2007 non tornano. E perché ogni dettaglio, in questo caso, può fare la differenza. Anche quello che, forse,si è scelto di non raccontare.

