«A casa di Chiara Poggi c’erano almeno quattro persone». Fabrizio Corona lo ripete come un mantra su Falsissimo, mentre smonta pezzo per pezzo il caso giudiziario più discusso degli ultimi 20 anni. Non parla solo per intuizione o provocazione, ma sulla base di indagini private, testimonianze nuove e verità scomode che ora anche la Procura sembra prendere sul serio. E se davvero Alberto Stasi non fosse il colpevole? Se quegli 850mila euro versati alla famiglia Poggi come risarcimento, con debiti e pezzi di vita venduti, fossero il prezzo di un errore giudiziario? «Stasi è una persona per bene – dice Corona – e se non ha ucciso Chiara, quei soldi vanno restituiti euro per euro. Ma forse è più comodo tenerseli e tacere». A riaprire il vaso di Pandora un super testimone, rimasto per anni nell’ombra, che sarebbe andato direttamente dall’avvocato Tizzoni, legale della famiglia Poggi. «Gli ha raccontato tutto. Ha portato prove, elementi nuovi, una verità sconvolgente: Stasi non c'entra nulla. E l’avvocato cosa ha fatto? L’ha detto ai genitori e tutti hanno fatto finta di niente. Vergogna». Ma ci sarebbe di più. Le Iene avrebbero portato questo testimone al procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, che secondo Corona «è il Batman della situazione. Uno che si muove solo se ha in mano prove solide». E pare che le abbia. Il martello ritrovato nel canale, per esempio, sarebbe stato localizzato proprio grazie alle indicazioni del testimone. «Non è che sono andati lì e l’hanno trovato per caso. Il testimone sapeva. Ed è questo che fa tremare tutto». La riapertura del caso non sarebbe, però, una sorpresa per tutti.


A maggio dello scorso anno, durante una cena in un ristorante stellato di Modena, l’avvocato di Stasi, Terenzis, avrebbe confidato a Corona: «Il caso verrà riaperto. Stasi è innocente. Vedrai». Lo sapeva. Come sapeva che Andrea Sempio, vecchio nome già spuntato nelle prime fasi dell’indagine, sarebbe indagato da almeno cinque anni, così riporta Corona. L’avvocato aveva già presentato un’istanza di revisione basata proprio su nuove prove contro Sempio. «Ma se Sempio è indagato e la revisione è stata rigettata, qualcosa non torna. Le prove ci sono e nessuno le guarda?», si chiede Corona. E in effetti qualcosa non tornerebbe. Due carabinieri che hanno partecipato alle prime indagini sono oggi in carcere, accusati di corruzione, stalking e peculato. Altri tre rischiano un processo immediato. «Il problema è che alcuni dei colpevoli potrebbero essere stati protetti proprio da chi doveva cercare la verità. Una connivenza tra assassini e procura: è questa l’ipotesi peggiore». Le indagini che hanno portato alla riapertura del caso non sono solo merito della giustizia ufficiale. Per anni, investigatori privati, finanziati da cittadini comuni, hanno raccolto materiale, installato GPS, effettuato intercettazioni. Hanno portato alla procura elementi ritenuti “inutilizzabili”, ma oggettivamente forti. Troppo forti. «Il procuratore ha capito chi sono i veri colpevoli. Ma le prove, essendo state raccolte fuori dalle regole, non si possono usare in tribunale. Ed è qui che entra in gioco il super testimone: conferma tutto quello che già c’era. E la procura fa bingo». Chi sono, allora, i veri colpevoli? «Non è uno solo, dice Corona, ma più persone. Le sorelle Cappa, una delle quali anche infortunata, e Sempio. Tutti presenti quella mattina nella villetta di via Pascoli». Le parole del testimone coincidono perfettamente con i dati investigativi non utilizzabili: ecco perché Napoleone ha riaperto il caso, con una sicurezza che inquieta e affascina. Ora Sempio è stato convocato. «O parla e crolla, o si avvale della facoltà di non rispondere. O scappa», dice Corona. Ma la procura sembra avere già tutto. E la storia, dopo 18 anni, è pronta per essere riscritta. Con nuove colpe, nuovi colpevoli. E un innocente che potrebbe tornare libero. Ma anche con una verità che fa paura, perché coinvolge pezzi interi di istituzioni. «Pazzesco, ragazzi. Pazzesco, no?», chiude Corona. Ma stavolta, più che pazzesco, farebbe tremare i muri.

