Nel salotto televisivo di Ore 14 Sera, in prima serata su Rai Due, la criminologa Roberta Bruzzone è riuscita a infilarsi in un triplo salto carpiato tra impronte, pigiami e... nonne sbagliate. La puntata del 3 luglio, condotta da Milo Infante, parte con il caso Ramy, ma si scalda con il delitto di Garlasco. Ed è lì che succede il patatrac: la Bruzzone confonde la casa della nonna di Chiara Poggi con quella della nonna delle gemelle Cappa. Un inciampo di geografia familiare che i social, ovviamente, non perdonano. “La casa della nonna delle Cappa, quindi la casa di Tromello, all’epoca dei fatti era occupata?” chiede la criminologa al Colonnello Cassese. Lui risponde: “C’era il fratello dei Cappa”. E lei va sicura: “Quindi che la sera prima ci fosse la luce accesa è del tutto legittimo”. Peccato che Cassese la corregga al volo: “La luce riguardava la nonna di Chiara Poggi, quella di Tromello era dei Cappa”. Bruzzone cerca di raddrizzare il colpo: “Sì ma era abitata comunque”. L’ospite però la chiude: “Sì, ma lui era in Croazia da tre anni”. Su Twitter parte il massacro: “La Sbruffone non sa neanche quale casa della nonna è in discussione”, “Confusione con luci e nonne, figura galattica”. Una gaffe da manuale che manda in corto circuito la credibilità della criminologa più televisiva d’Italia. Ma non è finita qui.


Perché poi si torna al nodo irrisolto di ogni discussione sul caso Poggi: chi ha fatto colazione? Estathé, Fruttolo e il famoso tè nella spazzatura diventano oggetti del delitto mediatico. Il consulente della famiglia Poggi lo dice chiaro: “Abbiamo un terzo indizio contro Stasi, il Dna sulla confezione di tè”. Ma la Bruzzone taglia corto: “Fino a tre giorni fa, la narrativa dominante era che chi aveva mangiato il Fruttolo e bevuto l’Estathé fosse l’assassino. Curioso che salti fuori solo ora”. E rincara: “Nessuno potrà stabilire con certezza quando Stasi lo ha bevuto”. A colazione si gioca un pezzo della verità, mentre nel frattempo si rianalizzano le impronte, i capelli nel lavandino (che “sono rimasti lì perché più pesanti”, dicono), le impronte sul dispenser e quelle sul pigiama. Anche lì, pasticcio: secondo la Bruzzone il corpo non lo ha girato la famiglia ma il medico legale, autorizzato. Ma Cassese rivela che chi doveva ritagliare la stoffa per conservare le impronte ha dimenticato di farlo. Milo Infante sospira: “Nemmeno io avrei fatto un errore del genere”. E poi le scarpe. Quelle di Stasi erano pulite, mentre per entrare in quella casa era quasi impossibile non calpestare sangue. “L’istinto è non pestare nulla”, ma qualcuno ricorda che potrebbe essere stato sotto shock. Si discute anche della posizione del corpo di Chiara: Stasi avrebbe detto di aver visto il volto, ma dalla posizione dichiarata non avrebbe potuto vederlo. Un altro buco. Nel frattempo, la Bruzzone prova a tirare le fila, ma ogni frase solleva un’ondata di sarcasmo online.

