Al contrario, descrive il legame con Stasi come sereno e privo di possessività.
“Forse si sarebbero sposati, o forse lasciati. Come capita a tutti…”
Nel caso di Chiara Poggi la verità è ancora un cantiere aperto. Ogni tanto, qualcuno tira fuori un nuovo dettaglio o un nome che era già stato sfiorato ma mai davvero scavato. E allora eccolo, di nuovo, Andrea Sempio. L’amico di Marco, il fratello di Chiara. Ora indagato formalmente, ma da tempo accostato a quella mattina d’estate a Garlasco in cui una ragazza di 26 anni è stata uccisa nella sua casa, colpita alla testa. Albina Perri non ci gira troppo intorno: “Su Andrea Sempio, che dire? Ancora non si sa se avesse una relazione con Chiara Poggi, ma non ci sono segnali in questo senso. Di sicuro lui sapeva chi fosse e quasi certamente aveva visto i suoi video e le sue fotografie intime, scattate da Alberto Stasi, che Chiara custodiva nel suo computer”. Un computer che, stando ai racconti dei diretti interessati, era accessibile anche ad altri. E in particolare a Sempio. “Su quel computer navigavano proprio il fratello Marco e il suo amico Sempio. Più facile che, vista l'età e i bollori giovanili, qualcuno si sia fatto strane idee su questa ragazza, e che poi, dopo averci provato, abbia ricevuto un bel due di picche”. Ed è qui che il tono cambia. Perri mette il dito in una piaga che nessuno vuole vedere: la rabbia maschile di fronte a un rifiuto. “Questa è una delle maggiori cause di morte per le ragazze e per le donne. I ‘no’ che non vengono accettati. Come quella ragazzina, solo 14 anni, che ha rifiutato il ‘fidanzatino’ ed è stata uccisa con un colpo secco di pietra in testa? Ecco, il caso sembra simile”.


Per la direttrice di Giallo, Chiara non è stata uccisa da un maniaco, ma probabilmente da qualcuno che conosceva: “Chiara è stata colpita violentemente alla testa. Non ha subito un tentativo di stupro, ma nemmeno la ragazzina di 14 anni. Non è necessario che ci sia un tentativo di stupro. Questi sono omicidi d'odio, non di maniaci stupratori”. E se da una parte si apre al sospetto su Sempio, dall’altra si prende una distanza netta da chi ancora punta il dito su Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva ma sempre in bilico tra colpevolezza giudiziaria e dubbio pubblico. “Sicuramente il rapporto con Stasi scorreva sereno e pacifico. Non sono state trovate tracce di litigi o incomprensioni. Certo, Chiara e Alberto erano fidanzati da quattro anni, erano nella fase della tranquillità. Anche se poi avevano una vita intima assolutamente sana. Questo allontana Stasi da qualsiasi scena del crimine”. Un amore “normale”, insomma. Con i suoi alti e bassi, ma niente che somigliasse a una bomba pronta a esplodere. “Se Chiara non fosse morta, forse si sarebbero sposati. O forse si sarebbero lasciati, come capita a tutti i giovani e anche ai meno giovani. Non c'era ombra di possessività nel loro rapporto”. Il caso resta aperto. E con esso, tutte le ipotesi. Anche quelle che fanno più male, perché toccano la banalità del male quotidiano: un ragazzo che non accetta un no. E che reagisce con la violenza.

