Andrea Sempio, capelli lunghi e castani, come quelli trovati nelle mani di Chiara Poggi. A chi appartengono? È indagato per concorso in omicidio, mentre la difesa di Alberto Stasi torna all’attacco. Dna sotto le unghie, orme compatibili e un alibi che nessuno ha richiesto e che potrebbe andare in frantumi perché...
Sembra un cold case da serie crime, ma è solo la cronaca più disturbante di una provincia italiana che, dal 2007, cerca ancora il nome giusto per il sangue versato in una villetta di Garlasco. Quella mattina del 13 agosto, Chiara Poggi è in pigiama, è sola, ed è ancora viva quando apre la porta a chi poi la ucciderà. Diciassette colpi alla testa, bastano a zittire tutto, tranne le domande. Chi l’ha ammazzata? E, soprattutto, perché? Per anni, la risposta si è chiamata Alberto Stasi. Il fidanzato, il “biondino” freddo e ambiguo che nessuno riusciva a incastrare del tutto, ma che bastava per riempire processi, titoli e scaffali. Condannato in via definitiva, ma mai senza dubbi. Perché quel caso, con dentro Dna, capelli, orme e telefonate, non ha mai davvero smesso di scricchiolare. Ora, a farlo tremare, c’è un altro nome: Andrea Sempio.


Giovanissimo con i capelli lunghi, castani. Proprio come quelli trovati tra le dita di Chiara, aggrappata forse al suo assassino mentre provava a salvarsi. Forse. Dei capelli trovati sulla scena del delitto sette erano incastrati tra le mani di Chiara. Ma all’epoca nessuno li guarda con la dovuta attenzione: manca il bulbo, e Stasi – chiaro di chioma – è fuori. La magistratura decide che sono di Chiara stessa. Amen. Peccato che oggi il Dna sotto le unghie della vittima sembra dire un’altra cosa: corrisponde a quello di Sempio, amico del fratello Marco, frequentatore della casa, lui con quei capelli troppo simili a quelli lasciati sulla scena. E già questo dovrebbe bastare a rimettere in discussione l’intera impalcatura dell'accusa a Stasi. Ma c’è altro. Sempio, all’epoca 19enne, il giorno dell’omicidio era a Garlasco. Come dicono le celle a cui si aggancia il suo cellulare. Poi ci sono le telefonate a casa dei Poggi nei giorni antecedenti al delitto e il fatto che dopo un anno si presenta dai carabinieri con uno scontrino di un parcheggio a Vigevano. Un alibi che nessuno gli ha mai chiesto, che oggi scricchiola più che mai. Perché? La sua bici somiglia a quella vista da una testimone vicino casa Poggi. Il suo numero di scarpe pare combaciare con un’orma sulla scena. È tutto? No, ma è già troppo. Abbastanza per parlare non più di coincidenze, ma di domande urgenti. Andrea Sempio al momento è iscritto formalmente nel registro degli indagati per concorso in omicidio. Coincidenze, suggestioni, fantasmi. Ma è da lì che spesso arrivano le verità che fanno più male.

