Tra questi, la disponibilità delle chiavi della villetta e la conoscenza dell’allarme.
Spuntano anche telefonate anonime al secondo cellulare della vittima, mai divulgato. L’inchiesta torna a considerare la possibilità di più persone coinvolte e un movente articolato. Resta l’ombra di un omicidio forse pianificato, con colpevoli mai entrati davvero nella scena. Forse…
«Quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano». A parlare è Ermanno Cappa, imprenditore influente del pavese. Il “cretino” è Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco. Dall’altra parte del telefono c’è sua figlia Stefania, protagonista, insieme al padre, di alcune intercettazioni riemerse in queste settimane. Sono i giorni delle indagini che portano dritte ad Alberto. Ma ora, dopo quasi due decenni, spunta una rete di dettagli che potrebbe riscrivere tutto. Compreso il movente. Il nuovo fascicolo aperto dalla procura di Pavia scava nei brogliacci degli investigatori dell’epoca, riordinando telefonate, nomi e strane coincidenze. Quattro chiamate anonime sul secondo cellulare di Chiara, mai reso pubblico, arrivate proprio il giorno del delitto. E poi lui, Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, con un DNA compatibile rilevato su un oggetto nella casa della vittima. Nel mirino anche “l’uomo adulto di Garlasco” e una fitta rete di “intrallazzi” – così li chiamano gli inquirenti – che potrebbero costituire il vero movente. Un piano studiato, forse da più persone. Forse da chi non era nemmeno sulla scena del crimine quel giorno. Ipotesi, per ora. Senza prove. Ma col peso di un tempo che ha coperto tutto di silenzio.


I Cappa, allora mai indagati né perquisiti, avevano le chiavi di casa Poggi e sapevano come disattivare l’allarme. Un dettaglio che oggi torna prepotente. Stefania, in una telefonata con la madre, sbotta: «Potete prendere tutta la mia casa! Le biciclette, le scarpe, tutto! Ma il tutore di una persona malata! Voi mi fate ridere!». La persona malata è la sorella, Paola, con un tutore alla gamba. Lei, invece, è una mina vagante. Urla, sbatte i pugni, minaccia di andare in tv: «Mi becco cinquantamila euro per Matrix e centomila per Porta a Porta!». Nel settembre 2007 Alberto viene fermato. Tre giorni dopo un conoscente, Marco Demontis Muschitta, racconta ai carabinieri di aver visto Stefania Cappa quella mattina. Poi ritratta tutto. E mentre i sospetti si stringono su Stasi, Stefania continua a parlare. Con i giornalisti: «Ma a chi è che non sta sul cazzo… questo ha avuto pure il coraggio di andare a giocare a calcetto il martedì sera». Con gli amici: «Ti faccio vedere il mondo, so tutto delle ex e delle nuove di Marco e Alberto». Il padre cerca di tenerla buona: «Stai tranquilla che l’indagine va avanti come si deve». E ancora, lo stesso giorno: «Quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano». Ma oggi chi è davvero il “cretino”? E soprattutto: chi ha davvero ucciso Chiara Poggi?

