E dopo 18 anni, per la prima volta, verrà analizzata una scatola di biscotti. Forse non sappiamo ancora tutto di quella mattina d’estate…
Diciassette anni dopo, il caso del delitto di Garlasco torna a essere una ferita aperta. La Procura di Pavia ha riaperto le indagini e per la seconda volta ha iscritto Andrea Sempio nel registro degli indagati: omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi. Sì, proprio lui, l’ex fidanzato di Chiara Poggi, già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della ragazza. Ma oggi si torna a guardare dentro quella casa, al 13 agosto 2007, al sangue sulle scale e ai dettagli che forse nessuno ha voluto vedere davvero. Chiara, 26 anni, viene trovata morta nella villetta di famiglia. Sono le 13.50 quando Alberto Stasi chiama i carabinieri: dice di aver trovato il corpo della fidanzata, racconta di non aver ricevuto risposta alle telefonate del mattino, e così si sarebbe deciso ad andare da lei. Il cancelletto era chiuso, avrebbe scavalcato. La porta d’ingresso, chiusa ma non a chiave. La finestra della cucina aperta. “Il dispositivo antifurto disinserito”, si legge nel verbale medico. Una casa tranquilla, all’apparenza. Una scena troppo pulita, forse. Alle 14.11 arrivano i soccorritori del 118. Sono i primi, dopo Stasi, a entrare nella villetta. Il loro verbale è freddo, clinico, terribile.


“Persona giovane (approssimativamente 25 anni di età) trovata deceduta su scala che porta a seminterrato. Il corpo è prono in posizione declive con la testa ruotata a destra. No rigor mortis. Ferite cuoio capelluto con probabili fratture craniche (…) e torsione del rachide cervicale. Ematoma orbitale destra”. E ancora: “Strisciata di sangue a circa 1,5 metri dall’ingresso. Chiazze con capelli. Sulle scale intense strisciate di sangue sui gradini e sui muri. Schizzi a 40-70 cm da terra. Si entra con calzari e guanti. Il corpo è affidato al 112”. Alle 17 arrivano i medici legali per la prima ispezione cadaverica. “Il cadavere si trova all’interno dell’abitazione (…) lungo la rampa di scale che porta allo scantinato. Lungo la scala e sui muri macchie di sangue, evidenti anche nei locali attigui (soggiorno e disimpegno – pavimento, mobili, suppellettili, etc.). Gli indumenti indossati sono integri, parzialmente imbrattati di sangue”. C’è la scientifica. Ci sono i rilievi. Sul sesto gradino delle scale, accanto al corpo, viene trovato un orecchino con perla. È uguale a quello che Chiara ha ancora al lobo destro. In salotto, una scena che più quotidiana non si può: una confezione di cereali e una di biscotti aperte, un cucchiaino, la TV accesa. Tutto fermo a quella mattina. Diciotto anni dopo, proprio quella confezione di biscotti verrà analizzata per la prima volta. L’incidente probatorio inizierà il 17 giugno. Il tempo non cancella, e la verità non invecchia. Forse è il caso di chiederci se abbiamo davvero voluto guardarla fino in fondo.

