La regata di Unicredit al giro di boa. Giugno sarà un mese decisivo per la banca guidata da Andrea Orcel, che ha giocato un ruolo centrale nel grande risiko bancario fatto di offerte pubbliche di scambio (ops) e tentativi di acquisizione iniziato da Piazza Gae Aulenti alla fine del 2024: “Orcel fin qui ha raccolto niente – pur vendo partite aperte con Monte dei Paschi di Siena (Mps), Commerzbank, Banco Bpm e Generali – ma ha fatto guadagnare molti denari a molte persone”, scrive il Corriere della Sera. Ed è vero, se si guarda agli utili in netto rialzo – alcuni hanno parlato di “record” – nei bilanci trimestrali comunicati sin qui dai maggior istituti bancari italiani. Unicredit, ormai lo sappiamo, ha iniziato puntando all’acquisizione del 30 per cento della tedesca Commerzbank, senza però la possibilità di assorbirla interamene, per poi sganciare un ops su Banco Bpm, in un’operazione ambiziosa che creerebbe un nuovo gigante nazionale nel circuito del risparmio. C’è poi il nodo su Generali, che interessa anche agli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e a Francesco Milleri, sostenuti nell’ultimo voto per il rinnovo del board proprio da Orcel. Ma fino ad ora Orcel si ha sbattuto contro lo Stato: il governo tedesco in Germania, che si è opposta all’ops per tutelare la sovranità del proprio settore bancario e, in Italia, il governo di Giorgia Meloni. Il tanto discusso Golden Power calato da Palazzo Chigi ha, finora, bloccato l’operazione, sulla quale Orcel ha incassato 30 giorni di tempo in più grazie all’intervento della Consob, quest’ultimo fortemente criticato dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).

Unicredit ha chiesto alle autorità europee e al Tar, Tribunale amministrativo regionale, una verità sulla legittimità dell’utilizzo dei poteri speciali. La situazione è estremamente complessa. E se Orcel, come ha detto al consiglio nazionale dei sindacati bancari (Fabi) ha ben presente il fatto che “i governi vincono sempre”, è anche vero che non intende mollare la possibilità di penetrare in uno spiraglio di dialogo che potrebbe ammorbidire i vincoli imposti dal governo. Sul tema la posizione dell’esecutivo non è affatto granitica, dal momento che la apparentemente totale opposizione della Lega e del Mef di Giancarlo Giorgetti a rivedere alcune prescrizioni si è già scontrata con Forza Italia, che invece vorrebbe riaprire le cose. Giorgia Meloni, per ora sullo sfondo, cerca di non far saltare la baracca. “È possibile che alla luce dei tempi necessari ai pronunciamenti delle varie autorità, la scadenza di fine luglio veda andare deserta e decadere la sua offerta”, continua il Corriere. Non è detto però che Gae Aulenti possa tornare su Banco Bpm con una seconda offerta più avanti: alcuni analisti dicono settembre. L’ad di Piazza Meda Giuseppe Castagna – che si è infuriato e ha minacciato di ricorrere al Tar sulla proroga concessa dalla Consob, da tempo sta chiedendo a Orcel di chiarire i suoi piani e, nel frattempo, porta avanti una campagna di “resistenza” all’ops circolata su molti giornali.

Nelle altre partite in campo, si segnala il via libera della Bce all’ops di Bper sulla Popolare di Sondrio. L’operazione attende ancora il via libera di Banca d’Italia e di Consob, ma intanto la Banca centrale europea ha diramato alcune raccomandazioni volte a rafforzare la gestione dell’ente. Per quanto riguarda Mediobanca si attende invece l’assemblea dei soci che dovrà esprimersi sull’ops lanciata su Banca Generali. La data fissata è il 16 giugno, in cui l’ad Alberto Nagel saprà se la sua intuizione avrà fatto breccia negli azionisti. C’è poi Carlo Messina e la sua Intesa San Paolo, i cui utili aumentano mentre resta, cauta, a guardare il risiko bancario dalla sponda del fiume. Messina ha parlato infatti di “confusione di mercato” che, anche per la mancanza di “eleganza” rischia di compromettere l’immagine dell’Italia sui mercati esteri. Chissà se alla fine di questo marasma finanziario ci sarà il cadavere di qualche ad che passerà per le sponde da cui Messina si gode lo spettacolo.