Le prime cinque banche d’Italia, nelle quali rientrano Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper Banca e Monte dei Paschi di Siena (Mps) hanno chiuso il trimestre al 31 marzo 2025 con utili netti cumulati pari a 6.752,681 milioni di euro, in crescita del 12 per cento rispetto all’anno precedente. A condurre il trend positivo è Unicredit che, anche in questo trimestre, conferma utili superiori a Intesa, e capitalizza più di tutti nel settore bancario italiano. A “pompare” gli utili sono soprattutto due fattori, come spiegato più volte dopo la pubblicazione dei conti singoli istituti nelle scorse settimane: gli interessi maturati sui prestiti concessi a famiglie e imprese e le commissioni su servizi bancari, dai prelievi ai cambi valuta alle attività di consulenza. Si tratta di una tendenza destinata ad esaurirsi nel lungo periodo, dopo il taglio dei tassi di interesse comunicato dalla Bce, ma che per ora continua a premiare le banche.

Al di sotto del profitto, però, continuano a muoversi le tessere del risiko bancario. Un moto per il momento carsico, quello che riguarda il dialogo sul Golden Power tra Palazzo Chigi e Unicredit. L’amministratore delegato di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, ha visto uno spiraglio aperto per convincere il governo ad abbassare le preste sui vincoli imposti all’acquisizione di Banco Bpm e ha deciso di infilarvisi, ma la sensazione tra gli addetti ai lavori è che la partita sia ancora lunga. Nel frattempo, Orcel ha incassato la decisione favorevole della Consob, che ha acconsentito alla sospensione dell’offerta pubblica di scambio (ops) per 30 giorni ritenendo l’imposizione dei poteri speciali decisi dal governo con il dpcm del 18 aprile “un fatto nuovo” rispetto alle condizioni di partenza dell’ops. Un evento che ha destato molto malumore nel governo, oltre a far scricchiolare la poltrona sotto al fondoschiena di Paolo Savona, presidente dell’autorità di vigilanza vicino alle Lega.

E qualcosa scricchiola anche all’interno della maggioranza, con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che appare il più restio all’apertura di trattative con Orcel. In fondo, è del ministro leghista l’idea di affermare un terzo polo bancario con Mps-Banco Bpm e i privati Francesco Milleri e Francesco Gaetano Caltagirone, che detengono ruote importanti sia nel banco senese che in Generali. Ma se il Carroccio si è operato per fortificare sin dal principio Banco Bpm, Forza Italia si è mostrata più volte aperturista, soprattutto per bocca del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “E Tajani, porterà di nuovo la discussione sul tema a Palazzo Chigi per un chiarimento definitivo”, ha rivelato un’anticipazione di Milano Finanza. In mezzo, c’è Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni appare compresso dalle spinte dei due alleati, e non si è ancora espresso apertamente in merito alla questione. A suo tempo la presidente del Consiglio Meloni aveva benedetti la scalata di Mps a Mediobanca per la costruzione di un campione nazionale del risparmio che ruotasse attorno a Generali, progetto sui cui Caltagirone, imprenditore vicino a FdI, confida fortemente. Ma per Unicredit la partita è diversa, e pare tirare per disgregare il governo. E se il risiko delle banche disintegrasse il puzzle della maggioranza?