Il presidente dell’Aifa Giorgio Palù è intervenuto nel recente dibattito sul vino innescato dalle affermazioni di Antonella Viola, secondo cui non esiste una quantità sicura di alcol da bere. Le affermazioni hanno portato a una reazione forte di molti esperti del settore, ma anche di molti specialisti del vino, come Luca Gardini, e ora anche Palù prende le parti di chi difende un’assunzione moderata di vino. Tuttavia, le sue parole sembrano non rispecchiare i fatti, che invece darebbero ragione a Viola. Il presidente della Società Italiana di Alcologia Gianni Testino ci spiega da un punto di vista scientifico, ma comunque divulgativo, perché l’etanolo sia una delle 120 sostanze inserite nel gruppo 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e perché questa sostanza non sia solo un fattore di rischio per il cancro ma per tante altre patologie. Non c’è infatti una dose minima che può essere consigliata dai medici.
Professore, ha letto le dichiarazioni del presidente dell’Aifa Palù in merito all'alcol? Cosa sente di rispondere?
Da presidente della Società Italiana di Alcologia, che è la società che si occupa proprio di questi problemi, rispondo al Presidente dell’Aifa dicendo che oramai c’è l'evidenza della comunità scientifica (che non è assolutamente l'opinione dei singoli ricercatori o la valutazione dei singoli studi che ci sono in letteratura) in merito al fatto che l’alcol fa male. Ciò che dice la comunità scientifica è la sintesi di dati che stiamo accumulando almeno dal 1988, quindi con studi di ordine sia sperimentale, studi di ordine di coorte e studi caso-controllo, che sono stati ripetutamente confermati. Noi parliamo di scienza e diciamo che questa ha raggiunto una risposta degna di nota quando le informazioni possono essere dimostrate ripetutamente e questo accade dal 1988.
Quindi per la comunità scientifica che tipo di sostanza è l'etanolo?
Tanto per cominciare l'etanolo è alla base di tutti i prodotti alcolici, non solo del vino, ma anche della birra e dei superalcolici e questa sostanza è stata inserita nel gruppo 1 dall'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS (organizzazione mondiale della sanità) e tutte le sostanze che si trovano in questo gruppo (sono circa 120) hanno un rapporto causale certo con il cancro.
Questo rapporto causale vale per tutti?
Certamente no. Sappiamo benissimo che il cancro del polmone, in una percentuale molto elevata, insorge anche nei non fumatori, sappiamo che chi è stato a contatto con l'amianto non ha necessariamente sviluppato il mesotelioma, altrimenti ce l'avremmo in milioni, perché l'amianto era presente in molte delle case in cui abitavamo. Per cui significa che, avendo un rapporto causale certo con il cancro, il buon medico, se non altro per un principio che è fondamentale per noi dottori, quello della prudenza, non dice che non dobbiamo bere o di smettere di produrre gli alcolici, perché questi sono problemi della politica, non sono i problemi di un medico. Ma quello che un medico deve dire è che l'etanolo (presente, ripeto, non solo nel vino) non sappiamo che effetto potrà avere su di noi.
Come si risponde ai “secondo me”?
Diciamo a tutti coloro che negano quanto stiamo sostenendo di produrre delle evidenze scientifiche che facciano in modo che l'etanolo venga tolto dal gruppo 1. Consideri che i ricercatori che sono nella IARK (International Agency For Cancer Research) sono i migliori del mondo senza alcun conflitto di interesse e con ciò intendo che se uno di loro avesse dei rapporti con la produzione, se fosse inquadrato politicamente, non entrerebbe in quel gruppo. Tutti gli istituti scientifici internazionali per la ricerca sul cancro (quello francese, australiano, degli USA, la Linea Europea contro il cancro, l'Istituzione per la ricerca sul cancro della UK, l'Istituto sul cancro nazionale della società irlandese, l'Associazione Degli Oncologi Clinici degli USA, la European Society For Medical Oncology, l'associazione dei medici americani) sostengono che non c'è un livello soglia di sicurezza, per cui mi chiedo se loro siano tutti degli sprovveduti a sostenere questa tesi. Vogliamo dire che sono tutte persone che pensano ancora che la terra sia piatta?
E per quanto riguarda il tanto proclamato beneficio sul sistema cardiovascolare?
L'associazione dei Cardiologi Americani nelle linee guida del 2021 per la salute cardiovascolare (pubblicata su “Circulation” nel 2021 a pagina 476) dice: “Se tu non bevi alcol non cominciare”, e aggiungono che se si beve alcol bisogna farlo moderatamente. In particolare, le linee guida della Società Europea dei cardiologi dicono che “il piu basso rischio per la prevenzione cardiovascolare è l'astensione. Ogni livello di alcol è associato all'ipertensione arteriosa e ad aritmie”. La società Americana degli Oncologi Clinici sostiene che “il beneficio del consumo di alcol sulla salute cardiovascolare è sovrastimata. Il consumo di alcol non deve mai essere raccomandato per prevenire la malattia cardiovascolare, perché aumenta il rischio oncologico”. Quindi possiamo dire che l'evidenza scientifica è chiara.
E da un punto di vista della dipendenza come possiamo inquadrare l'etanolo?
Dobbiamo considerare che l'etanolo è una sostanza psicoattiva e il suo potere è enorme, la sua influenza da un punto di vista psicoattivo è subito dietro a delle sostanze considerate mortali. Ci sono delle persone che sono ipertese, non sono per niente alcoliste, continuano a bere due o tre bicchieri di alcol al giorno e non riescono a rinunciarci, preferendo quindi prendere un sacco di medicine per ovviare al loro problema. Quindi il problema del rapporto psicoattivo con l'alcol non è tanto legato alla quantità, ma al fatto che ognuno di noi gestisce quella quantità in modo diverso. Qualcuno purtroppo rientra nella dipendenza dall'alcol vera e propria e sono questi soggetti che vengono additati come quelli che se la sono andata a cercare o privi di volontà, ma quando uno raggiunge la dipendenza bisogna sapere che questa oramai, pur essendo dentro di noi, va curata ed è indipendente dalla nostra volontà.
Come risponde a quelli che dicono che pur bevendo sono arrivati a vivere novanta o cento anni?
Bisogna partire dal fatto che in ognuno di noi c'è la cattiva sfortuna, che aumenta con il progredire degli anni. Facciamo finta di essere delle persone sanissime senza alcuna predisposizione genetica per il cancro: nel nostro organismo ogni giorno, soprattutto per quanto riguarda le cellule dei tessuti a elevata rigenerazione (come l'apparato gastroenterico), si creano cellule neoplastiche, ma mediamente tutto viene messo a tacere perché ci sono dei sistemi che riparano i danni e in un altro modo fanno sì che la cellula, diventata neoplastica, imploda e muoia da sola. Poi ci sono dei fattori di rischio involontari, tra cui l'inquinamento ambientale, i danni occupazionali, dove noi come singoli non possiamo farci proprio niente. Si aggiungono i primi cinque fattori di rischio oncologico che sono il fumo di sigaretta, l'alimentazione scorretta (e questo non vuol dire che il cibo faccia venire il cancro, ma la riduzione di alcuni cibi, come frutta e verdura, può aumentare il rischio di cancro, o l'aumento del consumo di alcuni tipi di cibi, come zuccheri o merendine, aumenta il rischio di cancro), il sovrappeso, il fatto che non ci muoviamo a sufficienza e poi, appunto, l'alcol. Il fatto che io assuma etanolo non vuol dire necessariamente che mi venga il cancro, ma questa sostanza non è che è correlata solo al cancro, favorisce l'ipertensione, la fibrillazione atriale, l'ictus emorragico e circa 60 malattie, il cui rischio aumenta già con dosaggi bassissimi di alcol.
Dosaggi bassissimi cosa vuol dire? A cosa corrispondono?
Il rischio di alcune malattie aumenta già con un'unità alcolica al giorno, cioè 12 grammi di etanolo che troviamo in un bicchiere piccolo di vino da 125 ml a 12°, in una birra da 300 ml a 5 ° o in un cocktail da bar standard da 40 ml o 80 ml. Quindi già con una unità alcolica al giorno aumenta il rischio di 60 malattie differenti, tra le quali ci sono anche alcune neoplasie. Se io ho 100 signore (e di questo ne ho parlato anche da Corrado Formigli) che consumano una bevanda alcolica al giorno sappiamo che 6 di quelle svilupperanno un cancro alla mammella, ma non sappiamo chi. Ci sono alcuni tessuti che sono più sensibili di altri, la mammella, gli organi del collo e l'esofago sono molto sensibili; quindi, il rischio aumenta già dal 6/10% in più con dosaggi bassissimi, anche meno di un bicchiere al giorno, mentre ci sono organi che sono più resistenti, come l'intestino, per cui noi sappiamo che il rischio relativo di sviluppare un cancro del colon o del retto aumenta per dosaggi che sono oltre una unità alcolica per la femmina e oltre due unità alcoliche per l'uomo. Il fegato invece è un organo molto resistente, per cui il cancro del fegato può insorgere per dosaggi che sono sicuramente superiori al dosaggio lieve e moderato. Possiamo dire che ogni organo ha la sua forza di resilienza nei confronti dell'etanolo.
Molti medici hanno sostenuto che la presenza di resveratrolo nel vino faccia bene.
La conclusione che l'etanolo ha un rapporto causale certo con il cancro è stata decisa togliendo tutti i fattori confondenti, quindi al netto del fumo di sigaretta, del sovrappeso, della presenza di altre patologie croniche, della predisposizione genetica. Tra gli istituti di ricerca che ho citato il più significativo è l'Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro francese, perché da lì è nata la famosa balla del paradosso francese. Perché dicono che un po’ di alcol fa bene al cuore? Perché dentro l'alcol c'è il resveratrolo, che è una sostanza meravigliosa, motivo per cui noi mangiamo i mirtilli, le more, l'uva, la frutta e la verdura. Peccato che nel vino la quantità di resveratrolo sia infinitesimale, ne dovremmo bere più di 200 litri al giorno per avere un effetto benefico del resveratrolo che c'è all'interno del vino rosso. Ma anche se fosse in quantità sufficienti, cosa che non è, lo si beve lo stesso sapendo che è cancerogeno? Qualcuno berrebbe mai una spremuta d'arancia in cui dentro ci sono tracce di amianto? Tutta la comunità scientifica e l'organizzazione mondiale della sanità, tutte le istituzioni internazionali scientifiche per la ricerca, tutte le istituzioni più importanti degli oncologi e dei cardiologi europei e americani confermano che l'etanolo non va consumato a scopo protettivo, è un cancerogeno e come tale non c'è una soglia minima di sicurezza. Comunque la si pensi un professionista della salute (medici, infermieri, operatori sanitari, fisioterapisti educatori e chiunque altro appartenente a questo mondo) per motivi di prudenza e di etica personale non può favorirne il consumo, bisogna essere sinceri.
Quindi cosa dobbiamo dire alle persone?
A una persona sana, spiego che cos'è l'etanolo e suggerisco di non consumarlo, ma se ci sono persone che presentano patologie, che hanno avuto il cancro o che hanno una familiarità con il cancro, la mia informazione deve essere più strutturata, prolungata. Dopodiché ognuno fa quello che vuole, nessuno vuole che la produzione dell'alcol venga proibita, ma quello che io dico ai produttori è che è legittimo che facciano pubblicità ai loro prodotti, ma devono dire che il loro prodotto è migliore di un altro perché è più buono, più gustoso, ma non devono associare assolutamente l'alcol al benessere perché è un atto di vigliaccheria, soprattutto nei confronti dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Noi oggi diplomiamo 26 bambini al corretto stile di vita e le voglio dare un dato significativo: facciamo delle domande in forma anonima prima di incontrarli, e una era: “Sei d'accordo o in disaccordo con l'inserimento delle avvertenze nell'etichetta degli alcolici che l'etanolo danneggia la salute?”: il 96% dei soggetti di 12 anni ha detto di essere d'accordo, nella fascia dei 13 anni il 99% ha detto sì, come anche il 100% dei ragazzi di 14, 15 16 e 17 anni. Uno dei ragazzi che ha detto di non essere d'accordo sulla presenza di queste avvertenze fa riflettere perché si chiede: “Come mai se una sostanza fa male gli adulti la vendono?” e stiamo parlando di bambini. Noi non vogliamo andare a colpire l'economia del nostro Paese, ma siamo medici, facciamo questo lavoro, non possiamo esimerci dal dire queste cose e lo dico anche per motivi medico legali, ci sono dei grossi problemi relativi a questa sfera che vanno considerati.