È morto Silvio Berlusconi. E Paolo Guzzanti lo conosceva bene. Nell’intervista che segue, lo racconta quasi in presa diretta, con affetto, poco tempo fa, quando Berlusconi era ricoverato al San Raffaele. Il giornalista dalla lunga carriera, un passato da prima firma di Repubblica ai tempi di Eugenio Scalfari per diventare poi, fra le altre, editorialista del Giornale (voce berlusconiana doc, anche se ora verso il cambio di proprietà agli Angelucci), è stato accanto al capo di Forza Italia anche politicamente, fino al 2008, quando uscì dal partito “per un dissenso, quando ci fu l’aggressione di Vladimir Putin alla Georgia”. Un liberale, quindi, come d’altronde si autodefinisce lui stesso. Cioè capace di prendere posizioni autonome. E liberale – lo sottolinea qui – è stato ed è Berlusconi, che ha avuto appunto il merito, secondo Guzzanti, di dare spazio a questa idea e a questa sensibilità, negli ultimi trent’anni, dando la propria impronta alla Seconda Repubblica.
Ci racconti del rapporto personale con Berlusconi
Ottimo. Un po' di tempo fa ero ad Arcore, sono andato a trovarlo. Due legislature fa mi aveva proposto una candidatura al Senato e io ho gentilmente declinato la proposta. Provo per lui un’ammirazione assoluta per il suo carattere, con il quale ha realizzato cose che nessun altro avrebbe potuto fare.
Qualche esempio?
Quando nel 92 crollò la Prima Repubblica (per motivi esterni e interni) e si ritrovò soltanto l’ex Partito Comunista che aveva cambiato da tempo nome, chiamandosi PDS, ed essendo l’unico partito rimasto era destinato a governare. Berlusconi prima cercò di convincere personaggi della Democrazia Cristiana a ribellarsi politicamente, ma visto che nessuno si muoveva, fece quel miracolo di alleanze incrociate a nord e a sud e creò Forza Italia in un attimo. È stato uno degli uomini più maltrattati e derisi ingiustamente. Pensate che poche settimane fa ho incontrato Michele Santoro, che è stato uno dei più acerrimi nemici di Berlusconi, che ha dichiarato che Berlusconi è un grande statista, cosa che prima non avrebbe mai dichiarato. Tutti hanno combattuto Berlusconi in modo acre e violento, e bisogna dire che lo stesso Cavaliere ha prestato il fianco in questo, con i suoi atteggiamenti, quando parla con la folla, quando racconta le barzellette, quando parla con le signore, con tutte quelle cose per cui è stato preso in giro.
Che cos’è in particolare che l’ha conquistata di lui?
Di lui mi ha conquistato la gentilezza. L’ho conosciuto a Porta a Porta nel ‘97 e ci siamo piaciuti subito, ci siamo telefonati. Poi ho lasciato la Stampa, sono andato al Giornale come vicedirettore, ed è stata una stagione giornalistica splendida, che lui ha apprezzato molto. In particolare ci fu lo scandalo Mitrokhin, per cui Berlusconi mi propose una candidatura al Senato per far parte di un’eventuale commissione d’inchiesta, sono stato eletto e i rapporti da allora sono stati meravigliosi.
C’è un aneddoto in particolare che ricorda?
Mi ricordo appunto di quando lui mi volle chiedere se fossi disponibile ad andare in parlamento per la commissione Mitrokhin: mi invitò in Sardegna nella sua villa ed eravamo soli, abbiamo passato dei giorni deliziosi, in cui lui suonava al piano le canzoni di Trenet, mi portava a mangiare in posti molto carini e mi regalò un paio di sneaker, perché mi portava a fare delle arrampicate pazzesche. Fu un incontro molto umano e molto, molto piacevole: parlavamo di tutto, di storia, di cultura di politica. Lì scoprii ancora di più che era, insieme, un grande intrattenitore e colui che è riuscito a conquistare l’Italia povera, che aveva delle speranze.
Quali?
Sì, scrisse un libro, “L’Italia che vorrei” (di cui ho fatto la prefazione), in cui annunciava un sogno che poi non si è realizzato del tutto, ma un leader è uno che prima di tutto ha un sogno di Paese, di come vorrebbe che fosse, e su quel sogno crea una politica. Poi, se viene eletto, cerca di realizzarlo. Il sogno era di un Paese libero, liberale, slegato dalla burocrazia e dalla illiberalità dei governi precedenti, era un sogno nuovissimo dell’Italia che prendeva l’eredità di tutti i partiti che erano caduti per l’operazione Mani Pulite. Lui nel ’94 vinse, e subito gli fecero il trappolone dell’avviso di garanzia a Napoli, per cui in seguito fu totalmente riconosciuto innocente, ma che intanto lo azzoppò. È stato colpito con qualunque tipo di sistema. Perché politicamente, invece, non lo hanno mai battuto.
Lei prima nominato le donne e il fascino che ha Berlusconi. Marta Fascina?
Io non la conoscevo, ma l’ho incontrata quando sono andata ad Arcore. Era vicina a Silvio che era seduto su un divano con i due cagnolini, i due barboncini, e mi ricordo lo sguardo di questa bella giovane donna, tenero e triste al tempo stesso, nel vederlo stare male. Poi lui ha chiesto di lasciarci soli per parlare, ma quello che il Cavaliere mi ha detto di lei è che la Fascina, fin da quando era bambina, era a tutti i suoi comizi, che non l’ha lasciato un minuto, e ha raccontato questa storia come una specie di trionfo della propria vita, della vita di entrambi. Il Cavaliere aveva finalmente accanto una donna che lo aveva sempre amato, anche quando lui non lo sapeva.
Potremmo definirla veramente una donna innamorata.
Beh sì, è la verità, perché è pieno di donne che si sono innamorate di Berlusconi, più o meno tutte le donne di Forza Italia avevano per lui una forma di debolezza. Mi è sembrata una donna molto semplice, attenta, vicina a lui, pur non conoscendola bene. Ho avuto solo che un’impressione positiva.
Per quanto riguarda il futuro di Forza Italia, lei si sente di dare un consiglio ai figli, che a quanto pare non se la sentono di prendere le redini del partito?
Io non credo che i figli, seppur bravissimi ma che fanno altri mestieri, possano ereditare un partito come si può ereditare Mediaset o Mondadori. Ereditare un partito significa mettersi a guidarlo politicamente, quindi non può essere un passaggio automatico. Non è mai successo che una famiglia prenda il posto in politica se non è portata o se non ne ha voglia. Intendiamoci, potrebbe accadere e vedo questa cosa possibile, soprattutto in Marina, donna estremamente in gamba. Non che gli altri non lo siano, ma finora non hanno dato questi segnali, nessuno di loro.
Che ritratto può darci di Marina, Piersilvio e Barbara?
Marina la conosco, sono andata a trovarla per proporle un libro, che poi purtroppo non è stato fatto per colpa mia. Ho conosciuto una donna non solo molto gentile, elegante e bella, ma soprattutto una donna che aveva leadership, un senso non tanto del comando, quanto di portare avanti una grande azienda. Piersilvio lo conosco solo attraverso la televisione e vedo che è molto bravo, ma non ho avuto ancora il piacere di conoscerlo. Ci vorrebbe che uno dei figli si facesse avanti, si mettesse sul mercato del consenso e sarebbe veramente una buona cosa, ma non so quanto Berlusconi lo desideri, perché mi ricordo che lui disse esplicitamente che non voleva che Marina passasse quello che aveva passato lui.
A proposito di Piersilvio e Mediaset: sembra che il posizionamento dell’azienda sia già da tempo a sostegno di Giorgia Meloni. Conferma?
Una cosa è sicura, ed è che Mediaset ha avuto varie ventate, fra cui anche leghiste, ma io non vedo la possibilità che qualcuno si impossessi della cultura e della comunicazione: ci devi mettere dentro dei contenuti, delle persone che sanno portare avanti dei concetti. Il governo ancora è in rodaggio e credo che Giorgia Meloni debba affrontare anche il problema della cultura e della comunicazione. Mediaset sicuramente le dà un grande spazio. Io sono un liberale e nei confronti del partito di Giorgia Meloni ho una certa simpatia. Forza Italia è un partito liberale. C’è bisogno di un’energica leadership: c’è Tajani che è molto bravo, Licia Ronzulli altrettanto, sono molto bravi, ma sono pochi.
Che dire dei detrattori di Berlusconi?
Ma ormai neanche i comici lo [attaccavano] più, possiamo dire che sono disoccupati sotto questo aspetto. Resta la feccia, che si esprime specialmente attraverso i social. Posso dire che un giornale intelligente come Il Riformista, che è di sinistra, ha però per Berlusconi un rispetto e anche un’ammirazione, peraltro reciproca. Silvio [amava] molto Il Riformista.
Pensa che la situazione resterà tale con l’avvento di Matteo Renzi alla direzione?
Io spero di sì. Scrivo sul Riformista e mi è arrivata questa notizia che mi ha colto di sorpresa, come più o meno tutti i collaboratori. Aspettiamo di vedere che cosa succede. Renzi è un uomo molto intelligente ed è stato accusato nel suo partito di essere un piccolo Berlusconi. Non so cosa diventerà ora quel giornale, ma ho buone sensazioni.
Di Renzi tutto si può dire tranne che non sia un comunicatore. Che ne pensa di lui?
Sì sì, è stato molto bravo. Renzi ha fatto delle operazioni, non ultima quella di portare Draghi e cacciare Conte. È un uomo molto efficiente, ha commesso anche degli errori che però lui stesso dice di aver corretto. Non lo conosco personalmente, ci siamo incontrati solo una volta dietro le quinte di una trasmissione, ma avrò modo sicuramente di incontrarlo.