Dopo oltre tre anni di indagini da parte della Procura, lo scorso aprile è stata archiviata l’inchiesta per corruzione internazionale che vedeva coinvolto Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci oltre a dei fantomatici intermediari russi. Per mesi Savoini, leghista sin dagli anni ’90, ex capo ufficio stampa di regione Lombardia ed ex collaboratore dell’allora ministro Roberto Maroni, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, fu dipinto come un faccendiere, colui che - secondo l’accusa - avrebbe messo in piedi un’ipotetica trattativa svoltasi presso l’Hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 con i russi che avrebbe dovuto portare nelle casse della Lega di Matteo Salvini 65 milioni di dollari. L'inchiesta era nata dopo che un presunto audio dell'incontro al Metropol diffuso dal sito americano BuzzFeed News. I fatti “emersi dalle indagini”, ha scritto il gip milanese Stefania Donadeo, “non sono sufficienti a ritenere integrata la fattispecie di corruzione” internazionale “né per l'esercizio della funzione né per un atto contrario ai doveri d’ufficio", e questo sia perché il presunto affare non è “andato a buon fine”, sia “perché i soggetti russi, con cui gli indagati si sono interfacciati, non appaiono rivestire la qualifica di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”. La fine di un incubo per Gianluca Savoini, che ha deciso di mettere i “puntini sulle i” in un libro Da Pontida al Metropol. Il racconto di una sorta di lunga guerra dei poteri forti internazionali contro la Lega, edito da Signs Publishing con prefazione di Francesco Borgonovo. Lo abbiamo raggiunto per ripercorrere l’incredibile vicenda di questo “Russiagate all’amatriciana” - finito in un nulla di fatto - e analizzare le ripercussioni sul piano politico dell’inchiesta a cui la stampa italiana ha dedicato prime pagine per settimane.
Savoini, partiamo dalla notizia: l’accusa di corruzione internazionale è stata archiviata. Soddisfatto?
È stata archiviata ad aprile dopo oltre tre anni di indagini. Una lungaggine dovuta anche al Covid. Io credo che sin dall’inizio chi indagava ha capito bene che non c’era nulla di concreto. L’accusa era assurda, pesante, causata però, e ci tengo a sottolinearlo, dalla campagna mediatica vergognosa, infame, scatenata dalle solite centrali operative globaliste internazionali che hanno dei legami con i media italiani di un certo tipo. L'archiviazione dimostra che la magistratura in gran parte funziona.
Per questo ha sentito l’esigenza di scrivere un libro?
Nel libro spiego bene tutto quello è avvenuto prima del caso Metropol. Faccio una cronologia, non solo degli anni in cui lavoravo con Matteo Salvini sulla questione russa, tra il 2014 e il 2019. Ripercorro tutta la mia vicenda di politica internazionale nella Lega sin dai tempi di Umberto Bossi, dagli anni ’90. Ho sentito l’esigenza di mettere i "puntini sulle i", perché sono stato dipinto come un faccendiere, una spia, un ladro. Sono sempre stato innanzitutto un giornalista, poi un collaboratore della Lega, ho lavorato per Roberto Maroni quando era ministro dal 2001 al 2006, oltre che per Umberto Bossi, quando ero caporedattore e inviato per La Padania. Ho avuto incarichi istituzionali e nessuno aveva mai messo in dubbio la mia onestà e il mio modo di lavorare.
E poi è esploso il caso Metropol di Mosca. Cos'è cambiato dopo?
Improvvisamente sono stato trasformato in persona che non aveva nulla a che fare con la Lega, come un mostro nero che aveva coinvolto il partito e Salvini in una macchinazione con la Russia. Non era ovviamente così, perché politicamente sono sempre stato legato alla Lega. La mia posizione è stata molto chiara e non l’ho mai nascosta. Molti parlano della Lega non sapendo nulla, soprattutto della Lega degli anni’90.
Benché archiviata sul piano giudiziario, quest’inchiesta ha avuto ripercussioni pesanti, no?
Era necessario per qualcuno fermare la Lega del 34% del 2019. E hanno utilizzato anche questo caso del Metropol. Si è poi tagliato qualsiasi tipo di rapporto, di relazione, anche di rapporti diplomatici con la Russia. Ci tenevamo non perché siamo filo-russi, ma perché difendevamo gli interessi italiani, opponendoci alle assurde sanzioni che danneggiavano e danneggiano tutt’ora tanti imprenditori italiani. Sanzioni che soprattutto non funzionano, perché il Pil della Russia è aumentato mentre l’Europa affronta una crisi gravissima. E a rimetterci sono soprattuto Germania, ex locomotiva d’Europa, e l’Italia.
Quindi qual era l’obiettivo che avevate rispetto ai rapporti con Mosca?
La questione ucraina era emersa nel 2014 ed era già pesante. Si cercava di lavorare per la pace, cercando di evitare il peggio. Purtroppo nessuno ci ha ascoltato e il peggio è arrivato, è arrivata la guerra. Quindi chi aveva ragione, la Lega, che cercava di avere relazioni positive, per gli imprenditori e la situazione geopolitica, o chi invece voleva tornare alla Guerra Fredda?
Ci sono state ripercussioni anche sulla tua vita personale?
Sono sempre stato molto tranquillo grazie alla famiglia e agli amici che mi sono sempre stati vicini, e grazie anche a un certo tipo di carattere, alla mia tempra. Non mi sono fatto abbattere, nemmeno quando, nel luglio 2019, ero assalito dai giornalisti fuori casa, sebbene mi fossi avvalso della facoltà di non rispondere visto il caos mediatico che si era generato, su consiglio dei miei legali. Ho ricevuto anzi molta solidarietà da persone che conoscevo appena, e questo mi ha fatto molto piacere. Anche persone che conoscevo superficialmente, che mi hanno mostrato la loro solidarietà. Ovviamente ci ho rimesso a livello di contatti lavorativi, e di spese legali che ho dovuto sostenere.
Si è parlato molto di una “spy story internazionale”, ma lei ha mai avuto la sensazione che dietro questa vicenda ci fosse la “manina” di qualche servizio segreto?
Il sottotitolo del libro è appunto "la lunga guerra dei poteri forti internazionali contro la Lega". Perché io ho lavorato per la Lega, ma vale per tutti quei movimenti che non seguono i dettami della pseudo-democrazia globalista. Piena di belle parole, ma nei fatti appena fai qualcosa che i grandi manovratori non tollerano, vieni massacrato a livello mediatico e giudiziario. Vieni espulso, normalizzato o comprato.
Ma chi sono “loro”?
I poteri forti sono la Commissione europea, la Banca centrale, la Nato, i grandi oligarchi internazionali, le grandi oligarchie globaliste che determinano le scelte politiche ed economiche degli stati nazionali. Viviamo in una sorta di cappa, di Cortina di ferro, una gabbia d’acciaio creata da questi super poteri mondialisti. Hanno svuotato i parlamenti nazionali della loro sovranità. Hanno trasformato la parola sovranità in una parolaccia, quando anche la nostra Costituzione dice apertamente che la sovranità appartiene al popolo.
A proposito di Russia e di spionaggio, che ne pensa della missione dei medici russi in Italia durante l’emergenza pandemica?
C’entra anche con la mia vicenda. Nel senso che mi sono trovato su qualche giornale legato a questo generale che guidava quella missione umanitaria in accordo peraltro con il governo italiano di allora, mi pare il Conte 2. Io non sapevo nemmeno chi fosse, ma i giornali hanno scritto che io lo avrei addirittura incontrato, quando non so nemmeno chi sia. Non l’avevo mai sentito nominare. E non potevo nemmeno replicare a simili balle, assurde, inestinti. Fantascienza. Mi sono ritrovato come il prezzemolo ovunque si parlasse di Russia.
Fu fatto spionaggio da parte dei russi secondo lei, in quell’occasione?
Non credo che usino queste modalità. Certi giornalisti sanno bene come funzionano le cose, ma volutamente hanno raccontato balle per creare una certa narrazione, come se altre potenze non usassero metodi di spionaggio, anche in Italia. Io sono stato spiato e pedinato, non dai russi. Sono stato intercettato, fotografato, in maniera illegittima, in Russia, in Germania. Anche in Italia. Chi sono queste persone? Gli stessi che hanno messo in moto questa macchinazione del Metropol? Non si è mai voluto fare chiarezza sui mandanti di quest’inchiesta messa in atto per colpire la Lega, che era al 34%. Quella Lega, che difendeva le identità dei popoli, prendeva un sacco di voti.
Ultima domanda: come ci vedono i russi, ora?
Sono stato diverse volte in Russia, anche negli ultimi tempi. Vedono l’Italia con grande sconforto e tristezza. Nutrono un grande amore verso il nostro Paese, dalla cucina all’arte, alla moda, passando per la nostra storia. Sono tristi nel vedere l’Italia al traino di altri interessi che non sono quelli della nostra nazione. Anziché farci garanti di una posizione diplomatica, positiva, nei conflitti, Germania e Italia sono le nazioni che pagano di più questa situazione, in cui si parla solo di armi, e non di pace. Una posizione che non porterà da nessuna parte, peraltro, perché la guerra la vincerà la Russia. Solo noi facciamo finta di credere che sia utile continuare a dare armi all’Ucraina: in questo devo dire che Papa Francesco ha tenuto la barra dritta, parlando sempre di pace. Siamo entrati in maniera ipocrita in guerra con la Russia, schierandoci da una parte. E attenzione: le ragioni e i torti non sono solo da una parte.