Pedonicidi o femminicidi? Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021 e uno dei nomi più in vista durante il biennio Covid, tra partecipazioni televisive e dichiarazioni che seguivano la rotta segnata dalla maggior parte dei virologi, è tornato a far parlare (male) di sé. Questa volta a far discutere non è una nuova epidemia, né tantomeno la paura per il virus Dengue, che in questi giorni sta interessando alcune notizie e qualche salotto televisivo. E non è nemmeno una qualche teoria fisica fatta di numeri e di diagrammi o di pasta da cuocere a fuoco spento. Già, perché Parisi, intervenuto al programma televisivo di La7 Propaganda Live, si è soffermato su un tema che nelle scorse settimane ha letteralmente infuocato l’attualità italiana: il limite dei 30 all’ora. Gli automobilisti devono andare piano? Il premio Nobel la pensa come il sindaco di Bologna Matteo Lepore, ma la sua tesi è infarcita anche di femminicidi e colpevolezza maschile. Qualcuno si è accorto di quanti automobilisti uomini ci sono, e i pedoni donne? Beh, Parisi lo ha fatto; e non solo ha coniato un nuovo termine per le vittime della strada (“pedonicidi”), ma ha anche dichiarato: “La prima cosa da fare è cercare di diminuire i pedoni morti in Italia. Quello che mi fa impressione è che in Italia ci sono 400 pedonicidi, li chiamo così - ha sottolineato il fisico -, contro un centinaio di femminicidi; metà dei pedonicidi sono in realtà femminicidi perché i guidatori sono quasi sempre maschi che ammazzano e la metà delle vittime sono donne quindi ai 100 femminicidi si aggiungo 200 femminicidi di pedoni. È una situazione che dobbiamo assolutamente risolvere”. Ma siamo sicuri che sappia di cosa parla?
Una dichiarazione da definire quantomeno discutibile, e infatti le discussioni ci sono state. Ma Parisi ha offerto anche una sorta di soluzione a questa strage di donne che continua a insanguinare le nostre strade, ovvero “mettere telecamere su tutte le strisce pedonali e multare quelli che non si fermano”. Le teorie del fisico si scontrano, però, con le risposte di Giuseppe Cruciani (da La Zanzara), Nicola Porro (dal sito Nicolaporro.it) e Maurizio Belpietro (La Verità), che a Parisi ha dedicato un’apertura (critica) sul suo quotidiano. Secondo il giornalista e conduttore radiofonico di Radio24, “anche i premi Nobel possono dire delle puttanate sesquipedali. Giorgio Parisi sostiene che la metà dei pedonicidi sono femminicidi perchè i guidatori sono quasi sempre maschi e la metà delle vittime sono donne”, mentre il giornalista di Rete 4 ci è andato più pesante, dedicando a Parisi un articolo intero. “Quello stesso scienziato, è doveroso ricordarlo, che per anni, pur appartenendo ad una disciplina lontana da quella medica, si è unito al coro dei virologi star, pronosticando sciagure pandemiche a tambur battente”, si legge sul sito di Porro. E ancora, “lo studioso romano ha sottolineato l’esigenza di eseguire tutta una serie di esperimenti per verificare che detto limite riduca il numero dei morti senza danneggiare troppo la circolazione. [...] lo stesso ragionamento che, proprio durante la pandemia, avrebbe dovuto applicare il nostro, considerando gli effetti sull’economia e sulla salute collettiva provocati dalle misure alla cinese che tanto gli garbavano”, e infine: “Parisi si inventa questa ennesima classificazione di un evento tragico, in questo caso la morte dei pedoni sulle strade, con il probabile intento di renderlo più evidente all’attenzione dei più. [...] Tra l’altro, non si comprende la ratio di includere tra i cosiddetti femminicidi ‘solo’ gli investimenti mortali di donne. Già che ci siamo aggiungiamoci tutti i decessi femminili che abbiano le caratteristiche di eventi imprevisti e imprevedibili”. Ma la questione in questo caso non si gioca sulla sociologia, sull’attualità e sul sesso, ma solamente sulla lingua italiana. E qui il dubbio sorge spontaneo: ma Giorgio Parisi sa qual è la definizione di femminicidio? Sembrerebbe proprio di no, e allora (con dovuto rispetto) glielo ricordiamo noi: “femminicìdio s. m. - Termine con il quale si indicano tutte le forme di violenza contro la donna in quanto donna, praticate attraverso diverse condotte misogine (maltrattamenti, abusi sessuali, violenza fisica o psicologica), che possono culminare nell’omicidio” (definizione Treccani). E così, a meno che non ci sia un pazzo che con la sua auto rincorre tutte le donne che incontra per strada uccidendole in quanto donne, il pensiero di Parisi si sgretola di fronte l’enciclopedia in lingua italiana.