Si è svolta ieri in Corte d’Assise di Brescia la seconda udienza fissata dopo il deposito dell’istanza di revisione del processo a carico di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo per la strage di Erba. La revisione è un istituto complesso e complicato per essere attivato. Richiede nuove prove che, sole o congiuntamente a quelle valutate in precedenza, depongano per l’innocenza dei condannati. O ancora la dimostrazione che il giudicato si è fondato sulla falsità in atti. Pertanto, sicuramente un istituto difficile da attivare. Ma previsto. Dunque, che se ne voglia, il codice di rito ammette la possibilità che i giudici possano sbagliarsi. Andando al punto, perché i coniugi Romano sarebbero innocenti? Leggere per credere. Partiamo dalla scienza. Nessuna traccia di Rosa e Olindo è stata trovata sulla scena del crimine né all’interno casa dei coniugi Frigerio-Cherubini. Così come nessuna traccia delle vittime a casa dei romano, nelle loro auto e nel camper. E neppure lungo il percorso che loro avrebbero seguito nella corte per allontanarsi dal luogo del delitto. Il sangue di di una scena del crimine o presente o non lo è. La stessa cosa vale per le altre tipologie di tracce. Nessun materiale genetico a loro riconducibile neppure sotto le unghie delle vittime. E neppure nessuna orma attribuibile a Rosa e Olindo. Il sangue non è stato rilevato neppure lungo il percorso che loro avrebbero seguito nella corte per allontanarsi dal luogo del delitto. L’unica micro traccia e stata rinvenuta sul battitacco esterno dell’auto di Olindo. Ma è da trascinamento perché recava sangue della Cherubini commisto al materiale usato per spengere l’incendio. La perquisizione nell’auto di Olindo e’ stata fatta dopo il sopralluogo sulla scena del crimine. E, da verbale, senza che chi l’ha effettuata indossasse i calzari. In questo contesto, poi, deve aprirsi anche la parentesi delle modalità di foto documentazione della traccia stessa. Visto che non appare nell’immagine cristallizzata. Perché di quella presunta traccia non è stata scattata una foto al buio. Come richiede la luminescenza. Se ancora questo non vi basta, nella relazione dei Ris di Parma ci sono almeno due Dna non appartenenti alle vittime, ai soggetti intervenuti a vario titolo sulla scena e tanto meno a Rosa e Olindo. Ma sarebbero attribuibili a due persone che si trovavano all’interno dei due appartamenti teatro della strage. Che, a rigor di logica, potrebbero essere i veri assassini. Non ci sono altre spiegazioni di sorta. In matematica, due più due fa quattro. Sempre. Diverso è il discorso della testimonianza. Una persona può mentire e giurare il falso per tantissime motivazioni. Anche senza rendersene conto. Le tracce e la scienza sono coerenti e oggettivamente dimostrabili. Nessuna questione di reticenza, nessun vizio del processo di memoria e nessuna versione da modificare. Le tracce e le impronte non mentono mai. Passiamo al super testimone. Al centro dell’udienza di ieri c’è stata la discussione della testimonianza di Mario Frigerio. Lui inizialmente aveva parlato di uomini dalla carnagione scura, stranieri,forti come tori e mai visti prima. Una versione che cambia solo dopo che il maresciallo Gallorini per ben nove volte gli pronuncia il nome Olindo. Una modalità di conduzione dell’intervistato cognitiva a dir poco discutibile.
La memoria è fallibile e malleabile in condizioni normali. A maggior ragione se abbiamo a che fare con un testimone vittima, come era Mario Frigerio. Che aveva subito un’aggressione che per una malformazione non si era rivelata mortale e che aveva perso la moglie nella strage. In casi come questo è fondamentale che il ricordo venga isolato prediligendo la sua forma libera. Ed infatti in prima ricostruzione, dopo le prime fasi in cui non ricordava perché in preda ad amnesia anterograda, Frigerio aveva dato una descrizione opposta a quella di Olindo. Aggiungendo che non conosceva il suo assassino. Olindo, invece, lo conosceva da ben quattro anni. Aggiungo un passaggio. Come esseri umani siamo portati a dare fiducia alle autorità e a riconoscere valore a ciò che dicono. E poi scusate.Frigerio riconosce solo Olindo, non parla mai di Rosa Bazzi. Eppure, verrà arrestata anche lei. Ciò perché gli inquirenti ragionano per automatismi. Siccome i coniugi vivono in simbiosi, non possono non aver agito insieme. Altro punto controverso sono le confessioni su cui si è dibattuto e controdibattuto. Tutti i colpevolisti fanno leva su questo. Perché se sono innocenti hanno confessato? Rosa e Olindo sono entrambi analfabeti o quasi, e il loro legale, nominato d’ufficio perché non potevano permettersi uno di fiducia, fa quel che un avvocato non dovrebbe mai fare. E gli dice gli dice: Non avete scampo». Olindo si decide a parla con la moglie in totale buona fede ed incoscienza. Conviene confessare perché così non becchi niente». Rosa però non ci sta e continua a negare a gran voce il loro coinvolgimento nella strage. Il 10 gennaio del 2007, convinto che sia la cosa migliore da fare e «per tagliare le gambe al toro», «siccome proprio tutto tutto non lo ricorda bene», e chissà perché, i pubblici ministeri fanno vedere ai coniugi le foto della mattanza. Sempre dal verbale risulta come il pm Astori, mentre interroga l'Olindo, pronuncia una frase che spinge definitivamente l'uomo a confessare. Olindo insisteva per vedere, anche per pochi istanti, sua moglie. Allora il dottor Astori dichiara: «No, no, basta, sua moglie viene trasferita di carcere da un'altra parte e non la vedrai più». Tutto ma non toccatele la sua Rosa. Dopo un interrogatorio fiume, tra una dichiarazione accampata e l'altra, Olindo Romano può finalmente incontrare Rosa all'interno del carcere.
I due sono intercettati. L'uomo lo ha capito: o confessa o quella potrebbe essere l'ultima volta che vedrà sua moglie. Confessa osservando le foto della mattanza e per il 60-70 per cento di quanto dichiara non corrisponde a verità. Poi è la volta di Rosa, convinta dal marito. Rosa non riesce a proprio a raccontare quel che è successo. Quindi, cosa fanno gli inquirenti? Oltre a mostrare le foto della mattanza le fanno ascoltare le dichiarazioni del marito chiedendo di confermare, così evita ancora di fare ”danni”. Perché Rosa non era sulla scena del crimine? Due esempi per tutti. Basti sapere che lei dichiara di aver ucciso Youssef mentre quest’ultimo si trovava in piedi sul divano di fronte a lei. Il piccolo è deceduto in conseguenza ad una lesione che comporta una fuoriuscita di sangue “a pressione”. Se davvero Rosa lo avesse massacrato mentre si trovava in piedi davanti a lei avrebbe dovuto essere riscontrato un copioso quantitativo di sangue a sinistra del collo di Yousseff. Così non è accaduto. Nessuna goccia di sangue sulla porzione di divano a sinistra di quest’ultimo. Al contrario, invece, anche i suoi vestiti sono imbrattati di sangue a destra. Dunque, dal punto di vista della scienza, l’unica modalità di aggressione possibile è che Youssef sia stato girato da qualcuno che con una mano gli teneva la testa spingendola contro il divano. Tra le nuove prove presentate, poi, ci sarebbe la consulenza scientifica che dimostra come Valeria Cherubini non può essere morta come cristallizzato nelle sentenze. Non è infatti possibile che la donna, ferita da 47 fendenti e brutalmente colpita alla testa, possa essere riuscita a trascinarsi lungo il corridoio del primo piano mentre i suoi aguzzini la inseguivano. Arrancare per diciotto gradini, battuta dal terrore, ed arrivare nel suo appartamento riuscendo a gridare aiuto con la lingua lacerata e la gola mozzata. E senza perdere o deglutire nessuna traccia di sangue. La Cherubini sarebbe morta in casa e questo sconfessa totalmente la confessione dei due coniugi. Che, probabilmente, non sono gli autori della strage. Calamandrei diceva che la giustizia si rivela solo a chi ci crede. Al 10 luglio 2024, quasi vent’anni dopo la strage, l’ardua sentenza.