Un nuovo pezzo si aggiunge al lungo confronto tra la famiglia Elkann-Agnelli e l’Agenzia delle Entrate. Secondo quanto emerso il 7 febbraio, i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann hanno versato circa 10 milioni di euro a seguito della notifica di un verbale. Tuttavia, la contestazione non riguarderebbe l’inchiesta penale in corso per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato, ma sarebbe legata a una questione amministrativa. Fonti vicine alla famiglia sottolineano che il pagamento non implica alcuna ammissione di responsabilità e che la vicenda non incide sul procedimento penale in corso. Secondo alcune ricostruzioni, l’oggetto della sanatoria potrebbe essere un “ravvedimento operoso” relativo al vitalizio percepito da Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli e nonna degli Elkann. Il vitalizio, pari a circa 600mila euro al mese, sarebbe stato corrisposto dalla figlia Margherita Agnelli sulla base di un patto successorio firmato oltre vent’anni fa. La Guardia di Finanza avrebbe contestato la mancata dichiarazione di queste somme ai tre fratelli, portandoli alla decisione di aderire alla sanatoria per chiudere il contenzioso. Tuttavia, la versione fornita dagli ambienti vicini agli Elkann è differente: i legali dei fratelli avevano già dichiarato a settembre che i loro assistiti avevano adempiuto a tutti gli oneri fiscali previsti per gli eredi di persone residenti all’estero, come era Marella Caracciolo.
![Lapo, John e Ginevra Elkann](https://crm-img.stcrm.it/images/42355351/2000x/20241211-155813209-7919.jpg)
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L’eredità della nonna sembrerebbe essere il punto centrale della contestazione, che riguarda congiuntamente i tre fratelli. Esclusa, invece, la holding Dicembre, cassaforte degli Elkann che controlla Exor, la finanziaria che detiene partecipazioni in Ferrari, Stellantis, Juventus, Cnh e Philips. Il pagamento potrebbe inserirsi in una più ampia strategia della famiglia: sistemare questioni fiscali marginali rispetto all’inchiesta principale, senza ammettere responsabilità ma inviando un segnale di disponibilità. Non è la prima volta che la famiglia si trova a dover affrontare vertenze fiscali di rilievo. Nel febbraio 2022 il gruppo Agnelli aveva versato 949 milioni di euro per chiudere un contenzioso sulla ri-domiciliazione in Olanda del 2016, con Exor che contribuì con 746 milioni e la ex accomandita Giovanni Agnelli con 203 milioni. Anche in quell’occasione, la famiglia dichiarò di aver agito nel rispetto delle norme, scegliendo di pagare per evitare un lungo e costoso contenzioso. Si trattò di uno degli accertamenti con adesione più rilevanti in Italia, secondo solo a quello di Kering nel 2019 da 1,2 miliardi. Il confronto tra il fisco italiano e la dinastia Agnelli ha radici più lontane. Nel 2010, le società estere dell’Avvocato costarono 100 milioni di euro alla moglie Marella e alla figlia Margherita, oltre che alla allora accomandita Agnelli, dopo un accordo con l’Agenzia delle Entrate. Con l’ultimo versamento dei fratelli Elkann, il totale recuperato dallo Stato in poco più di un decennio supera il miliardo di euro.
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