Io sono un anarchico bacchettone, e anche tanto, ma quando ho letto che Paolo Mieli – ex direttore de La Stampa e due volte del Corriere della Sera – ha dichiarato che nei giornali è naturale, e non scandalizza, che una giornalista si conceda al collega più potente, mi è quasi venuto un colpo apoplettico. Che tipo di postriboli ha mai diretto l’uomo che liquidò la nascita di Internet come “una moda, come quella del borsello”? Dov’è finito lo storico che, con il professor Vidotto e il professor Signorile, faceva l’assistente al chiarissimo professor Renzo De Felice, massima autorità – seconda solo a Benito Mussolini che lo creò – del fascismo? All’esame mi diede 30 e ne sono orgoglioso ancora oggi. E quello che brillava, e brilla, in ogni salotto mondano? Non so che tipo di casa chiusa abbia frequentato il direttore Mieli, so che in ogni testata giornalistica c’erano ragazze allegre, disponibili e ignoranti, ma, personalmente, oltre a quelle ho incontrato giornaliste. Emarginate, e spesso derise, per la loro serietà personale e professionale. Mi fa molto pena, e scalpore, che nessun giornalista abbia avuto nulla a che dire su questa orribile, perseguibile, terribile, vergognosa frase. Vade retro!

Cannes? Macché! Altri film
Stordito e stranulato dalla bellezza, dalla drammaticità e dalla profondità del cinema italiano, ammaliato dalle camaleontiche capacità politiche di Donald Trump e della sua fedelissima alleata – MA CHI TE CERCA? MA CHI TE VOLE? – e conquistato dai modi cortesi del nuovo Papa – viene dalla città Usa di Buddy Guy e i Blues Brothers, anche loro sulla terra per la missione di Dio – romanista e tennista – ha ricevuto Jannik Sinner, milionario altoatesino residente a Monaco dove non si pagano le tasse – non posso che congratularmi per chi dirige e produce cose egregie senza tappeti rossi, cocktail party e svestiti sconci. L’ho detto, e lo ribadisco: sono un anarchico bacchettone. E sono anche democratico perché nei tre film che segnalo ce n’è anche uno francese. Una commedia adrenalinica tra azione, tanta, e risate, tantissime. Parlo di Le boulet – Fuga nel deserto, girato nel 2002 da Alain Berberian e Frédéric Forestier con Gérard Lanvin, Benoît Poelvoorde, Gérard Darmon, Rossy de Palma e mi fermo qui perché gli altri attori dovrete individuarli voi. Se amate il cinema. Poi, l’avevo promesso, due film italiani, uno girato in Puglia e in costume e l’altro in Basilicata. Il CINEMA non deve essere più romanocentrico, i mostri e le mostre devono rimanere mostri e mostre e non sacri. Il CINEMA è l’arte – non il mercimonio attuale per eccellenza – offerta al popolo. Sempre sovrano. Perciò Il mio corpo vi seppellirà di Giovanni La Parola con Miriam Dalmazio, Antonia Truppo, Margareth Madè, Rita Abela, Giovanni Calcagno e Guido Caprino, più un gruppo di caratteristi di valore. Girato in Puglia. I piemontesi alla conquista del Sud. Sangue innocente sparso a fiumi. E, oltre un secolo dopo, altro sopruso Nord-Sud: Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso. Girato in Basilicata in due posti meravigliosi a ridosso delle cosiddette Dolomiti Lucane – fittiziamente il paese si chiama Pietramezzana – la storia racconta di questo paese che, chiusa la miniera che era il sostentamento di tutta la comunità, si inventa qualcosa. Il sindaco si inventa qualcosa. Innanzitutto trova il nuovo medico condotto poi... Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, Nando Paone e Miriam Leone – un cast tutto meridionale meno il bresciano Volo – che trascina in una sarabanda di risate e riflessione. Sì, perché finito il piacere di aver passato del tempo con i pochi, agguerriti abitanti di Pietramezzana, siete obbligati a leggere i 2 libri – io ho letto questi – che lo storico Salvatore Sciarrino dedicò alla “guerra al brigantaggio” che scatenò il neonato Regno d’Italia. Allora... Sarà una risata che li seppellirà.
