image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Scontri al Salone di Torino, davvero gli attivisti pro-Palestina volevano cacciare il giornalista Nathan Gretti? Sì, e così danno ragione al suo libro: la loro è una “cultura dell’odio” (Lindau)

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

16 maggio 2025

Scontri al Salone di Torino, davvero gli attivisti pro-Palestina volevano cacciare il giornalista Nathan Gretti? Sì, e così danno ragione al suo libro: la loro è una “cultura dell’odio” (Lindau)
Una strategia fallimentare che finisce per dimostrare quello che il libro di Nathan Greppi sostiene: si sta diffondendo una cultura dell’odio. Gli attivisti pro-Pal che volevano intimidirlo al Salone del libro sono la prova palese di quel che sta succedendo in Europa e negli Stati Uniti, dove l’ideologia e la violenza vorrebbero sostituire completamente la cultura e il dibattito. E quindi la democrazia

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Un gruppo di attivisti pro-Palestina ha rotto il lucchetto di uno dei cancelli del Lingotto, dove si tiene il Salone del Libro di Torino e hanno provato a entrare per impedire a Nathan Greppi di presentare il suo libro, La cultura dell’odio (Lindau, 2025). La polarizzazione e l’ideologia hanno spinto dei ragazzi a tentare di sfondare la cordata delle forze dell’ordine al grido di “Fuori i sionisti dal Salone del libro”; l’unico risultato è stato dimostrare che il titolo del libro è quanto mai azzeccato. La prima domanda la faccio a chi era dentro a stringere mani e cercare di vendere qualche libro ai passanti. Gli editori e gli scrittori, che conosco, che sono d’accordo con i movimenti pro-Pal, gli stessi che marchiano con adesivi antisemiti i libri nelle librerie, gli stessi che si augurano una Palestina libera “dal fiume al mare” (inneggiando pubblicamente alla distruzione di Israele), gli stessi che fanno negazionismo sulla Brigata ebraica durante la Seconda Guerra Mondiale e gli stessi che definiscono il 7 ottobre un eroico atto della resistenza palestinese. Questi amici cosa pensano dei ragazzi fuori che hanno cercato di superare la sicurezza per impedire la presentazione di un libro? Sono d’accordo? Li difendono? Perché non l’hanno fermata loro la presentazione? Per tenere separata morale e affari? Oppure credete sia una mossa da deficienti, come effettivamente è stata?

Seconda questione. Nelle piazze ci si scontra per dimostrare che la questura non ha il potere di controllare una città e che la politica non può silenziare il dissenso. In questo caso l’obiettivo qual era invece? Intimidire una singola persona, magari accompagnarla fuori dal Salone, magari assaltare il banchetto Lindau (che mi auguro stia vendendo tanto, tantissimo, soprattutto i libri di Greppi, Giulio Meotti, Il sabato nero, e Carlo Panella, Il libro nero di Hamas), magari impedirgli di parlare, bloccandolo in mezzo a dalle persone con l’adrenalina a mille e la voglia di urlare. La differenza tra una protesta in strada e la volontà di piombare in un evento culturale per zittire una specifica persona è evidente, no? È, come si è già detto e scritto, la premessa per il terrorismo politico, per i processi sommari a singoli individui, etichettati, schedati e puniti. Forse non si passerà da questo genere di interdizione all’omicidio e proprio per questo stiamo parlando di un terrorismo (chiamiamolo terrorismo woke, a basso impatto) più subdolo, perché finisce per essere accettato. È quello che è successo – lo spiega benissimo in Olocausti Gilles Kepel (cacciato dall’École normale supérieure in Francia, dove teneva un corso sul Medio Oriente, che ha studiato per cinquant’anni) – dopo il pogrom ebraico di Hamas, quando l’opinione pubblica ha iniziato a cancellare completamente i 1140 omicidi di israeliani, casuali e all’alba, per concentrarsi, fin dal giorno successivo, sulla risposta israeliana.

"La cultura dell'odio" di Nathan Greppi (Lindau, 2025)
"La cultura dell'odio" di Nathan Greppi (Lindau, 2025)

Una vittoria, in ogni caso, l’hanno ottenuta. La questura, poco prima dell’inizio della protesta, ha chiesto al presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni e allo storico Claudio Vercelli (autore di libri su Israele e il Conflitto per Laterza e Giuntina) di annullare il loro dibattitto. La cultura dell’odio sta vincendo ed è evidente che abbia come obiettivo polemico non solo le istituzioni politiche e le multinazionali, colpevoli di essere complici del “genocidio palestinese” (termine sfruttato da subito, a partire dalla denuncia del Sud Africa, per alimentare l’odio verso Israele), ma anche il mondo culturale, che va ora riplasmato a immagine e somiglianza dell’ideologia. Il nuovo mito è Ilan Pappé, storico dichiaratamente attivista e militante, convinto – lo ha detto lui – che i suoi studenti attivisti scrivano tesi migliori di chi vorrebbe restare neutrale. Una delle più importanti università francesi manda via uno degli esperti più tradotti del Paese. Poi i campus a Harvard, Columbia. La Sapienza a Roma ospita la presentazione del libro del terrorista e capo militare di Hamas Sinwar. La Bbc promuove un documentario su Gaza dal punto di vista dei bambini, senza dire che il bambino protagonista era il figlio di un alto funzionario di Hamas. Qualsiasi istituzione e i giornali riprendono i dati sui morti forniti dal Ministero della salute di Gaza gestito da Hamas (in effetti gli unici disponibili, anche per colpa di Israele), che non distingue tra civili e terroristi e probabilmente ha manipolato, molto più che in passato, l’elenco reso pubblico (secondo la Henry Jackson Society avrebbero segnato come donne degli uomini, avrebbero aggiunto morti per cause naturali, non avrebbero distinto tra morti per colpa di Israele e morti per colpa di Hamas o incidenti a Gaza e molte altre anomalie). Se volete avere una panoramica più completa leggete proprio La cultura dell’odio di Nathan Greppi, che ieri ha presentato un libro necessario.

https://mowmag.com/?nl=1

Tag

  • Attualità
  • Cronaca
  • Cultura
  • Geopolitica
  • guerra
  • Israele
  • Libri
  • Manifestazioni
  • Opinioni
  • palestina
  • palestinesi
  • Politica
  • Proteste
  • Salone del libro torino
  • Scontro

Top Stories

  • FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…

    di Riccardo Canaletti

    FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…
  • Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere

    di Riccardo Canaletti

    Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere
  • Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…

    di Aldo Nove

    Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…
  • ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...

    di Riccardo Canaletti

    ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

    di Aldo Nove

    Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Parla Lucio Corsi da Basilea: “Ecco perché ho portato l’armonica a Eurovision”. La sua canzone preferita? “Mi piace molto quella dei portoghesi Napa”. E su Sanremo e le chitarre “magiche” di Guccini…

di Ilaria Ferretti

Parla Lucio Corsi da Basilea: “Ecco perché ho portato l’armonica a Eurovision”. La sua canzone preferita? “Mi piace molto quella dei portoghesi Napa”. E su Sanremo e le chitarre “magiche” di Guccini…
Next Next

Parla Lucio Corsi da Basilea: “Ecco perché ho portato l’armonica...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy