Nello sfavillante mondo dei social media, dove ogni immagine e scatto sembra raccontare una biografia di perfezione e felicità, spesso si nasconde molto altro. È il caso, forse, della modella ed influencer Soukaina El Basri, più di 80mila follower su Instagram, il cui sorriso smagliante e la vita apparentemente invidiabile, sono stati infranti da quel che sembra essere un atto di violenza inaudita: il marito avrebbe tentato di ucciderla. Un episodio che ci riporta, o almeno dovrebbe riportarci con i piedi per terra, ricordandoci che anche dietro ogni foto glamour ci sono storie di vita vera. Soukaina El Basri, la “siu.elb” di Instagram, è madre di due bambine ed è sposata con Jonathan Maldonato, suo coetaneo. “Mia moglie si è ferita, è caduta in casa”. Frase, quest’ultima pronunciata proprio dall’uomo per avvertire i soccorsi. Un racconto che non ha convinto fin da subito gli operatori del 118 accorsi nella loro abitazione a Biella. Ma neppure il Pm procedente che questa notte ha disposto il trasferimento in carcere proprio di Maldonato. Una narrazione al quanto discutibile sia per il troppo sangue presente nell’abitazione sia per il foro che la donna aveva nel petto. L’aggressione sarebbe avvenuta dinnanzi alle figlie di cinque e sei anni. Aprendo, peraltro, un altro tipo di scenario: quello della violenza assistita a carico delle minori. Andiamo oltre. Le coincidenze sulla scena del crimine, o sulla presunta tale, non esistono. Così come non esistono nei meccanismi che regolano i cicli della violenza. Le donne molto spesso non denunciano. Non lo fanno per paura, perché non sanno dove andare, ma anche perché credono di non riuscire a sopravvivere senza i loro aguzzini. E se anche pensano di potersene andare, accade che ci ripensino e facciano di tutto per ricostruire l’ambito familiare. Chiaramente perché corrose dal senso di colpa che i partner instillano in maniera subdola e letale.
Ricordate? Non esiste carnefice senza la sua vittima. E quel doppio è proprio quello che uccide. Per fortuna, però, dal punto di vista giudiziario si è tentato di mettere una pezza rispetto a questo rischio. Secondo quanto emerso, l’influencer Siu, con due figlie, avrebbe in passato già denunciato per maltrattamenti il marito Jonathan Maldonato e poi ritirato la denuncia. Questo, in verità, è un passaggio che deve essere chiarito perché la legge non lo consente. Da sempre il reato per maltrattamenti in famiglia è procedibile d’ufficio. Di conseguenza, se Siu avesse denunciato per questo tipo di reato non avrebbe potuto rimettere la querela come si è detto e scritto. Diverso, invece, se la denuncia sia stata per altri tipi di reato meno gravi, come le minacce. Allora in quel caso è possibile che, ammesso che ci sia stata, la querela sia stata ritirata dalla modella. Ad ogni modo, ciò non significa che non ci siano stati episodi di violenza. Il marito ha dichiarato che Soukaina El Basri si sarebbe ferita cadendo su di uno spigolo aguzzo di una cassettiera. Questa versione è apparsa subito poco credibile, come anticipato, perché la donna ha un foro nel petto e perché l’abitazione della coppia, che sta assumendo i risvolti da una scena criminis, era imbrattata di sangue. Troppo imbrattata per essere andata come ha raccontato il marito. E non solo lui. Quando l’influencer è stata caricata in ambulanza ancora cosciente ha confermato la versione dell’uomo. Lo ha fatto davanti a lui dicendo che si è trattato di una caduta accidentale. Mi sembra un brutto déjà-vu. Mi sembrano le parole dei Ciontoli dopo lo sparo che ha attinto Marco Vannini. Qui probabilmente c’è un’arma bianca, non un proiettile. Poco cambia però. Pare infatti il copione di una donna che ha paura più del marito che della propria incolumità e sopravvivenza. Mi occupo da anni di violenza domestica e c’è solo un caso in cui la condizione di chi ne cade vittima può peggiorare. Il caso in cui la donna denuncia, ma poi cambia idea. In quei casi le mura domestiche diventano peggio di quelle di Guantanamo. E proprio come quest’ultime difficilmente lasciano una via d’uscita. Anche quando i reati denunciati siano meno gravi di quelli procedibili d’ufficio. Jonathan Maldonato è stato fermato nella notte con l’accusa di tentato omicidio.
In attesa, e con la speranza che sua moglie si svegli dal coma raccontando cosa è successo per davvero, ci sono tutta una serie di accertamenti scientifici in grado (eventualmente) di sconfessare la versione del marito. Anzitutto, l’analisi della scena del crimine. Per intenderci, se viene tagliata un’arteria il sangue schizza ritmicamente in base ai battiti del cuore. Per questo non è difficile capire che il pattern generato da quegli schizzi è del tutto particolare e facilmente distinguibile dalle pozze di sangue che si generano che sono sicuramente più circoscritte e meno dinamiche rispetto agli spruzzi da accoltellamento. Un passaggio di cui probabilmente si sono accorti anche gli operatori del 118 che sono accorsi sul posto. Non a caso, poi, la Procura ha nominato un consulente per analizzare la ferita e verificarne la compatibilità con un’arma bianca. Ciò perché la ferita da accoltellamento e in generale di un’arma da punta e da taglio, ha margini netti, è profonda e stretta. Invece la ferita da impatto, come quella provocata da uno spigolo, ha margini più irregolari ed è più circolare. Oltre, poi, a presentare contusioni circostanti dovuti al colpo stesso. Chiaramente, in supporto, interviene un ulteriore esame forense: l’analisi istopatologica. Difatti, gli esami istopatologici del tessuto ferito mostrano una netta distinzione tra le lesioni da taglio e quelle da contusione. In soldoni, arma bianca o non arma bianca, ancora una volta siamo molto probabilmente di fronte ad un altro grave episodio di violenza di genere. Un episodio forse con un eco mediatico ancor maggiore perché ha toccato il mondo effimero dei social. La trentenne di origini marocchine, creator digitale, si trova in terapia intensiva nell’ospedale di Novara. Se Soukaina sopravviverà potrà raccontare come sono andate davvero le cose. O forse potranno farlo anche le sue figlie. Ad ogni modo, si tratta di un episodio che conferma ancora una volta come la violenza sulle donne sia tristemente democratica: tutte possono caderne vittima. Anche se hanno migliaia di follower ed un’esistenza apparentemente glitterata. Denunciate, gli uomini violenti restano violenti.