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Perché tante critiche a Diletta Leotta per l'intervista a Giorgia Meloni di “Mamma dilettante”? Altro che femministe: donne che odiano le donne

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

13 maggio 2024

Perché tante critiche a Diletta Leotta per l'intervista a Giorgia Meloni di “Mamma dilettante”? Altro che femministe: donne che odiano le donne
Sia Giorgia Meloni che Diletta Leotta sono state criticate per l'intervista della showgirl alla presidente del Consiglio per “Mamma dilettante”. Ma cosa c'è da criticare? Non è che ancora una volta le femministe abbiano sbagliato obiettivo? Sì, e vi spieghiamo perché

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

“La solidarietà femminile non esiste” e a dirlo è il premier Giorgia Meloni ospite nel podcast Mamma dilettante condotto da Diletta Leotta, andato in onda nel giorno della festa della mamma. Pioggia di critiche sotto il post Instagram della Leotta solo per aver invitato la Meloni a parlare, come se la “fascista”, come la chiamano loro, non dovesse ricevere inviti per delle ospitate. Tantissimi sono i commenti negativi che vengono proprio dalle donne, e troppi i leoni da tastiera che descrivono la Meloni come una donna che non aiuta le altre donne. Questo perché secondo il comune pensare vuole abolire la legge 194? Perché i pro-vita entreranno nei consultori? L'ignoranza dilagante, soprattutto sui social, altro non fa che alimentare il pensiero deviato che il premier voglia impedire alle donne di abortire. La negazione dell’aborto non sussiste e nessuno può provare che in Italia si stia vietando di accedere a questa pratica. Ma poi cosa ci sarebbe di così strano se il nostro Presidente del consiglio volesse arginare le richieste di aborto? In totale nel 2021 sono state notificate 63.653 interruzioni volontarie di gravidanza. Ovvero 63.653 bambini non nati. 63.653 potenziali vite soppresse. Eppure, le critiche provengono dagli stessi soggetti che si lamentano di un calo, evidente e incontrovertibile, delle nascite in Italia.

Giorgia Meloni nel podcast di Diletta Leotta
Giorgia Meloni nel podcast di Diletta Leotta

Tutto ciò non risulta leggermente contraddittorio? Ma tanto è già prevedibile la risposta, che andrebbe in loop come uno dei tormentoni estivi alla Dargen D’Amico: “Il corpo è mio e decido io” urlato dalle femministe dell’ultima ora. Questo perché non c’è desiderio di approfondire e di capire, ma c’è la necessitò di parlare tramite slogan e hashtag che poi diventano virali. Se una donna fosse pienamente convinta della propria idea, teoricamente non dovrebbero certo bastare i pro-vita a impedire loro di compiere quel gesto, o sbaglio? In caso contrario, qualora una donna dovesse ripensarci, vuole dire che la scelta di porre delle figure di riferimento in quel determinato ruolo aveva un senso, aveva motivo di esistere e di esserci. “Ci vogliono fare il lavaggio del cervello” è una delle altre orribili frasi fatte: allora ci sono persone così facilmente manipolabili? Questo è il femminismo dilagante di oggi, in cui le donne sono diventate molto più competitive tra di loro per poter emergere, perché “c’è l’uomo che la vessa”, perché “c’è il patriarcato”, perché “non abbiamo diritti”.

Giorgia Meloni con Diletta Leotta
Giorgia Meloni con Diletta Leotta

Abbiamo Ursula von der Leyen, il Presidente della Commissione Europea ed è donna, un Presidente del Consiglio donna, e un leader dell’opposizione donna. Questo ora è lo specchio dell’Italia e dell’Europa: basta questo? Assolutamente no, ma è un dato storicamente rilevante, che ai tempi di Marco Pannella mai si pensava di poter raggiungere. Epoca in cui davvero si lottava per l’aborto (e non solo per quello). Il fatto che vedremo Elly Schlein e Giorgia Meloni occupare lo studio di Bruno Vespa a Porta a Porta per un confronto è un avvenimento rappresentativo: due donne che dibattono di politica in quello che da sempre è il salotto della politica per eccellenza. E chi pensa che sia un terreno favorevole per la Meloni non ha capito nulla, perché Vespa dovrà essere molto più pungente proprio con lei per non incappare nelle già prevedibili critiche di “amichettismo”. viene in mente il giorno in cui Elena Cecchettin ha parlato nella trasmissione di Paolo del Debbio, poco dopo la morte della sorella Giulia: Elena continuava a pronunciare la parola patriarcato e da quel giorno non ce ne siamo più liberati.

Elena Cecchettin
Elena Cecchettin

Da quel giorno siamo tutte vittime di questo grande patriarca, che però, non si sa come mai, è così clemente da farsi insultare e vessare quotidianamente. Siamo nell’epoca delle femministe delle quote rosa, che altro non sono che lo svilimento per definizione della figura femminile: non ti invito perché sei brava, per quello che hai detto, ma perché in un palco con soli uomini almeno una donna ci deve essere. Ma perché? Perché la presenza femminile è necessaria a tutti costi? Abbiamo mai fatto lo stesso ragionamento al contrario? Ci poniamo il problema se c’è una tavola rotonda di sole donne? Non mi sembra proprio. E allora non è anche questa una forma di discriminazione ai danni del sesso maschile? Ah, e per non offendere nessuno, per essere inclusivi e normalizzare (i due banalissimi termini della nostra epoca), oramai dobbiamo scrivere con gli asterischi o con la e al contrario, dobbiamo dire “la ministra” o “avvocata”, svilendo l’importanza stessa delle parole. Si crede di dare più importanza e di rafforzare un concetto, ma altro non si fa che banalizzare il dibattito e spostarlo su aspetti futili e fuorvianti. O forse parliamo solo di questo perché sono le uniche battaglie che restano alle sedicenti femministe?

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Il premier Giorgia, come lei ha chiesto di essere chiamata, ovvero solo Giorgia, nel podcast ha detto: “Ho sempre pensato che non sia vera la solidarietà femminile. Le donne tra di loro sono molto meno solidali di quanto non dicano ed è come se fossero vittime di questa specie di racconto per cui le donne non dovrebbero mai essere all'altezza di competere con uomini, e questo poi le porta a competere tra di loro”. Sposo in pieno questa frase, in cui non solo si sottolinea che il divario tra donne è enorme, ma lo è ancor di più quello verso gli uomini, che ritengo il sesso debole nel 2024. È l’uomo oramai a essere spaventato dalle donne e siamo noi che abbiamo inibito loro nella libertà di espressione, perché devono calibrare ogni singola sillaba o scusarsi in anticipo per il terrore di finire poi sulle prime pagine per giorni senza aver detto, in fondo, nulla di che. Questa è la libertà per cui care femministe vi battete? Questo è il politicamente corretto con cui ci state togliendo anche l'anima? Beh, ci vuole coraggio a essere così incoerenti. Poveri uomini.

P.s. Lasciate stare Diletta Nazionale, icona di sex appeal. Se è invidia togliamo...

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