Guardare Piazzapulita in diretta streaming sul sito di La7 è un’esperienza mistica. Non nel senso di illuminante. Mistica tipo: visioni, allucinazioni, loop temporali. Perché Corrado Formigli può anche mettercela tutta con le sue inchieste, le sue incazzature, i suoi ospiti in modalità rissa educata, ma se stai guardando dallo streaming, la vera protagonista è la pubblicità. Sì, perché a ogni tot minuti – non c’è un criterio chiaro, solo la certezza che accadrà – lo schermo ti sparaflescia dodici (sottolineiamo dodici) spot di fila online. Dunque roba da web, con target profilato, algoritmi che ti leggono l’anima e ti consigliano slip assorbenti mentre Formigli parlava di guerra in Ucraina. E uno dice: “Ok, è il prezzo da pagare per non avere la tv”. Macché. Perché appena rientri nel live c’è anche la pubblicità della tv. Quella classica. Quella che interrompe il talk con più grazia rispetto a quella online che taglia come il machete qualsiasi discussione o contenuto. Hai appena resistito a dodici spot online per tornare alla diretta, e vieni accolto da un altro stacco pubblicitario. È come uscire da un sogno e ritrovarsi in un altro sogno, solo che in entrambi ci sono Diletta Leotta e un’auto ibrida che non comprerai mai.

A quel punto, più che Piazzapulita, sembra Inception. Livelli su livelli di pubblicità. Una metapubblicità. Il palinsesto televisivo che si fonde con l’inferno dell’advertising digitale. È il Truman Show dei talk show: pensavi di vedere un’inchiesta sulla Israele di Netanyahu, invece stai solo facendo parte di un gigantesco focus group. La cosa più bella? Il sito non ha neanche la grazia di avvisarti. Niente countdown, nessun “torniamo tra poco”. Taglio netto. Tipo sceneggiatura di Nolan, ma fatta da uno stagista disperato. Se poi, per caso, fai l'errore di refreshare la pagina, allora la giostra riparte da capo. E nel frattempo Formigli parla. O meglio, parlava, perché l’hai perso. Ha detto qualcosa su Gaza? Su Meloni? E quel tizio in collegamento che sembrava avere la soluzione a ogni conflitto? Boh. L’unica cosa che ti rimane è che un operatore telefonico ti propone 100 giga a 5 euro. Ma in fondo è tutto coerente. In un mondo in cui anche l’informazione è brandizzata, anche l’indignazione va monetizzata. Quindi grazie La7: ci hai insegnato che non c’è niente di più democratico della pubblicità. Arriva ovunque. Anche quando non la vuoi.
