Aò, non famola incazzà. E poi proprio sui turtlén. Soccia che roba, l’avete visto l’ultimo video di Wanna Marchi, rinata personal chef, per gli amici azdora? Se la prende con miti e leggende intorno al piatto simbolo di Bologna, la sua città di natale (lei è di Castel Guelfo). “Oggi sono in pena di polemica, eh? Allora, voglio parlare di tortelli”. Ne parli Wanna, ne parli. “Ne ho sentite tante, come che il tortellino si è ispirato all'ombelico di una donna. Dentro di me ho pensato? Beh dipende che donna anche perché se una donna ha la pancia lardosa l'ombelico si nasconde sotto alle pieghe e cosa vedi? Non lo vedi? È vero o no?” (vorrà mica consiglaire uno scioglipancia no?) E poi: “C’è chi dice che ne mettono sette in un cucchiaio? Perché se sono due non vanno bene? Se sono tre non li mangiate? Bisogna metterne sette in un cucchiaio?” Anche sulle ricette avrebbe qualcosa da ridire: “Vogliamo parlare degli ingredienti? Tante cose ho sentito, ma di verità ben poche. Che la sfoglia debba essere sottilissima, che si debba vedere addirittura San Luca, che è il nostro monumento bolognese. Ma siete seri? Ma veramente?”
Insomma, Wanna, illuminaci tu: “Allora, il tortellino è un piatto che si deve mangiare con tranquillità. È un'esperienza. Per mangiare quelli veri bolognesi, i tortellini, secondo il mio punto di vista, ma non è il mio punto di vista è la verità, devono essere cucinati con un buon brodo di manzo, di gallina o di capone. Il capone, lo sappiamo tutti, lo troviamo principalmente a Natale, perché prima è il pollo, ovvero il gallo, deve essere castrato e viene castrato d'inverno. Povero pollastro. Dopodiché la carne è molto saporita, molto buona e quindi fa un brodo spettacolare”. E non finisce qui, la cottura (brevissima) va rispettata come un dogma che, violandolo, ti fa meritare una punizione divina: “Il tortellino va cucinato in un certo modo perché comunque si deve sentire la chiusura della sfoglia perché non deve essere disfatto, deve essere leggermente al dente”. D’accordo!?
