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Lenovo Yoga e Scuola Belleville insegnano che fare letteratura con l’AI è possibile, ma dobbiamo imparare a “far impazzire” la macchina

  • di Matteo Suanno Matteo Suanno

16 maggio 2025

Lenovo Yoga e Scuola Belleville insegnano che fare letteratura con l’AI è possibile, ma dobbiamo imparare a “far impazzire” la macchina
La verità? La maggior parte degli esperimenti di generazione di testo fatti con l’intelligenza artificiale oggi è “spazzatura abominevole”. Ma è colpa dell’AI o di come ci rapportiamo ad essa? È possibile impararne i segreti a tal punto da ricreare la sregolatezza accattivante e folle della narrazione umana? A questo proverà a rispondere “Dimostra di essere umano – Scrivere storie al tempo dell'AI”, l’iniziativa con cui Lenovo e la Scuola di scrittura Belleville di Milano provano a esplorare il legame tra AI e creatività umana apportate alla scrittura. Un orizzonte che oggi, più che probabile, appare ineluttabile…

di Matteo Suanno Matteo Suanno

Immaginate un sequel de Le città invisibili di Italo Calvino pubblicato oggi, a più di cinquant’anni di distanza, che conservi uno stile narrativo e una potenza immaginifica talmente simile a quella dello scrittore novecentesco da renderne la scrittura praticamente indistinguibile dalla pubblicazione del 1972. E se vi dicessimo che oggi, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, è già possibile giungere a simili risultati? “Scrivere romanzi con l’intelligenza artificiale (AI) è possibile, se si capisce come sabotare la macchina”, dice Francesco d’Isa, filosofo e artista visuale nel corso della presentazione di “Dimostra di essere umano – Scrivere storie al tempo dell'AI”, l’iniziativa con cui Lenovo e la Scuola di scrittura Belleville di Milano provano a esplorare un legame che, più che probabile, oggi appare come ineluttabile. “Bisogna cercare di far impazzire la macchina”, continua d’Isa, che con l’intelligenza artificiale fa esperimenti da tempo. Spiega che “il linguaggio letterario è intrinsecamente folle, per cui bisogna far deragliare la macchina per tirare fuori scritti interessanti. In questo, l’occhio del letterato è fondamentale”. Perché spesso ce ne dimentichiamo la l’intelligenza artificiale non ha abilità di iniziativa. L’urgenza di scrivere continua a risiedere nello scrittore che, senza uno studio del Natural language processing – la branca dell’intelligenza artificiale che si occupa di studiare come le macchine imparano a interagire con il linguaggio umano – continuerà a produrre “spazzatura abominevole”. Perché è questo l’orizzonte che, ad oggi, hanno molti raffazzonati esperimenti letterari: “Bisogna imparare a sbagliare in modo controllato, forzando l’errore per rendere il linguaggio più plastico e malleabile alla narrazione. È un’operazione lingua e complessa, ma può dare risultati interessanti”, conclude d’Isa.

Dimostra di essere umano – Scrivere storie al tempo dell'AI è il titolo dell'iniziativa di Lenovo e Scuola Belleville
Dimostra di essere umano – Scrivere storie al tempo dell'AI è il titolo dell'iniziativa di Lenovo e Scuola Belleville

D’Isa non è il solo a parlare alla Belleville. Accanto a lui anche Massimo Chiriatti, Chief technincal e Innovation officer di Lenovo: “Perché oggi ci usiamo l’intelligenza artificiale? Perché disponiamo di una mole di dati talmente grande da non essere più in grado di gestirla con le nostre capacità”. Ma usare i programmi di AI “come oracolo” significa non interpretarle correttamente il potenziale rivoluzionario, che lo vede come strumento utile all’esercizio del pensiero. “Per esempio – continua Chiriatti – oggi si usano programmi come ChatGpt come veri e propri motori di ricerca al posto di quelli convenzionali. La differenza è che, mentre i secondi dovrebbero proporre risultati anche sulla base dell’autorevolezza della fonte, lo stesso avviene con più incognite per l’AI, perché la sua finalità è rispondere al nostro input utilizzando tutte le fonti con cui è stata allenata”. È dunque per evitare che sia la macchina a causare il nostro futuro, e non l’essere umano a utilizzarla come per estenderne gli orizzonti, che diventa importante saper interagire attivamente e senza timore con l’AI: “Non credo che da domani le macchine scriveranno al posto nostro. Se lo faranno, scriveranno cose banali, stantie, già viste, per lo più, e soltanto guidate da noi potranno raggiungere risultati diversi. Quindi restare in dialogo con questa tecnologia è fondamentale per non perdere rilevanza e per conservare la capacità di raccontare il presente”, aggiunge Francesca Cristoffanini, direttrice della Scuola di scrittura Belleville.

Scuole Belleville Lenovo
Da sinistra: Pietro Parodi e Massimo Chiriatti (Lenovo), Francesco d'Isa, Francesca Cristoffanini e Matteo B. Bianchi

Per riflettere sui modi in cui i modelli linguistici generativi possono essere messi al servizio della creatività di chi scrive, Lenovo e Belleville hanno pensato ad un percorso: una lezione aperta, una open call, un workshop e infine un podcast. Inizierà Francesco D’Isa il 5 giugno alle 18.30, con una lezione online aperta a tutti. Poi prenderà il via la open call: per candidarsi al workshop bisognerà inviare alla Scuola Belleville un racconto di massimo 3600 battute (spazi inclusi) sul rapporto tra creatività umana e Intelligenza Artificiale, entro e non oltre il 31 luglio 2025. I dieci racconti più riusciti potranno partecipare gratuitamente al laboratorio con Francesco D’Isa, composto da due lezioni da quattro ore ciascuna, che si terranno a Milano venerdì 17 e sabato 18 ottobre 2025. Un podcast “sull’arte del raccontare” sarà invece il punto d’arrivo del laboratorio. A partecipare sarà l’autore del testo giudicato il migliore, affiancato da Matteo B. Bianchi, scrittore, autore TV, podcaster e direttore editoriale di Accento, e Massimo Chiriatti. L’intero percorso sarà accompagnato dal nuovo AI pc Yoga Slim 7i Aura Edition di Lenovo, che consente di sfruttare le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale integrata.

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