A Ferragosto, invece di schiaccià i pinoli col sasso, non avendo un accidenti da fare e essendo a Roma a guardare rotolare le balle di fieno come nella pampa argentina, ci siamo tenuti occupati stalkerando Thom Yorke, che per sua disgrazia è venuto a soggiornare nella Capitale in zona Parlamento, nella spettacolare dimora che fu di Italo Calvino e sopra al ristorante di Denis Verdini. Rientrando da un giro modello Nanni Moretti in Caro Diario, passando per quel quadrilatero nel cuore della città dove il 22 luglio del 1927 nacque l’As Roma e passeggiavano gli intellettuali - Natalia Ginzburg, quella di Lessico famigliare, per capirci viveva nei pressi, e personalità come Dacia Maraini, Natalia Aspesi e Rossana Rossanda davano vita alla redazione della rivista femminista Effe al civico 7 - l’universo, mosso a compassione, ci ha messo dinanzi al più assurdo delirio che l’estate abbia mai visto, facendoci imbattere nell’unico essere presente in Piazza Campo Marzio, oltre a noi: il frontman della celebre band inglese Radiohead. Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione, cit. Ecco, su quest’ultima avremmo qualcosa da ridire. E sì, perché dopo una prima scena di panico, proprio mentre Thom Yorke inseriva la chiave nella toppa del portone, sentendosi non visto, ci siamo detti: e se provassimo a incontrarlo? Tanta era la nostra disperazione estiva. Sì, ma come ci presentiamo? Non abbiamo nemmeno la Torre di Guardia per spacciarci da Testimoni di Geova. E se ci fingessimo rappresentanti del Folletto? Portiamogli almeno un regalo. Ma cosa si regala a Roma? Un mazzo di fiori? Le paste? Ce lo vedete Thom Yorke che mangia le pastarelle dalla carta rossa di Giolitti e poi fa: "Io prendo il babbà!?’". Idea: portiamogli gli ingredienti per cucinare una carbonara. Se dovesse chiederci come si cucina, ci potremmo proporre per spadellare ai fornelli. Infatti ci abbiamo provato.
Intanto l'autore di Creep sostava sull'uscio del palazzo. Il fatto è che di correre verso di lui come invasati e prenderlo alle caviglie, facendo intervenire una volante della polizia, non ci è parso il caso, ancora meno a pochi passi dalla Camera. Mimetizzatosi con barba e cappello, Thom è scomparso dietro la porta insieme alla consorte, l'attrice italiana Dajana Roncione e noi siamo rimasti lì come babbei, con una mano davanti e una de dietro, as usual. Da quel momento la nostra vita non è stata più la stessa, infatti abbiamo piantonato il portone di Piazza Campo Marzio per braccare il poveretto e farci invitare a casa sua a preparargli una carbonara. Certo, Thom Yorke non è notoriamente un allegrone, quanto piuttosto uno impegnato a scuotere le coscienze contro l’establishment. I successi del gruppo sono infatti incentrati sulla matrice orwelliana dell’azione del potere che cospira al mantenimento di un assetto sociale culturalmente mortificato, in vista di un indebolimento del senso critico, sopprimendo la capacità di scelta della gente. Una popolazione pensante soverchierebbe uno Stato che impone regole dirette a ledere i diritti di un popolo. Si vabbé, ma noi volevamo solo imboccargli in casa per presentarci e fargli du mezze maniche. Niente di più. E infatti non avremmo mai offerto un volgare pecorino a Thom e se carbonara dev’essere, che almeno sia con ingredienti nobili. Non il Gran Mix della Coop, santo cielo. Così a Ferragosto, mentre le finestre del Nostro sono rimaste buie e accostate, noi parevamo Enzo sulla Fiat Dino Spider seduto nella chiostrina del Policlinico Umberto I con la radio accesa, il personaggio di Carlo Verdone in Un sacco bello, a aspettà sotto la finestra der Pirata, con un sole inclemente. Ma non era meglio un cocomero, ‘na roba estiva, abbiamo pensato cercando il guanciale presso un rognoso Carrefour del centro. Uno di noi deve aver insinuato il germe della vergogna nel pensiero di tutti, constatando l'amarezza del cellophan che costringe una grossa scheggia di pallido cacio laziale all’odor di pecorone in uno stretto abbraccio plasticoso, con una etichetta cafona che riporta "Euro 7".
Non essendo ivi pervenuto il guanciale, abbiamo rivolto uno sguardo alla pancetta Negroni in vaschetta, urlando un secco "no". Ignorando il futuro in tutta la sua ingratitudine prossima, per colpa della sciatteria romana nella presentazione dei prodotti laziali, ci siamo ritrovati a maledire feriae augusti che tiene chiusi gli esercizi di salumi, e con loro Volpetti dal 1870, il gotha romano di tutto il mondo suino chic. E mo che famo? Volpetti è chiuso! Io da Thom Yorke col pecorino incarognito non ci vado, ha sentenziato il nostro cuore. Ad un tratto l’orrendo sospetto ci possiede: e se fosse vegano? Una rapida ricerca ci conferma l’ipotesi, Thom non mangia carne, abbracciò la fede per far colpo su una ragazza che gli aveva fatto ascoltare Meat is murder degli Smith, pare. Ogni tanto, però, trasgredisce, dunque la dicitura moderna lo annovera tra i near vegan. Allora er pecorino je piace. Abbiamo trascorso i due giorni violentandoci con il quesito del presente da portare, come sotto effetto di pesanti sostanze psicotrope, fissando le finestre sopra a Pastation. Sì sì, il ristorante di Verdini. Una situazione alquanto alienante. Finalmente il salumiere ha tirato su la saracinesca: "Ma perché volete un guanciale monoporzione? A chi lo dovete dare?". E noi: "A una rockstar". Ci siamo: individuato l’interno sul citofono papabile corrispondente all’attico, abbiamo suonato due volte, provando la scena: "Mr. Thom? We are your neighbors, we have a present for you, just in case you would like to scendere down dal flat and let us coming su per cook una carbonara’". Perfetto... Il terzo giorno i discepoli si recarono dinanzi la pietra tombale, ma non notarono che era aperta, narrano le scritture. L'uscio del "profeta" di 2+2=5 era ancora sprangata. Le eventualità era due: o è rimasto intossicato dai saltimbocca di qualche trattoria romana o… Se n’è andato nottetempo. Ma citofoniamo ancora, obnubilati dal panico a tutti gli interni.
In quel momento, un condomino incauto fa scattare la serratura del lussuoso portone. Evidentemente attende qualcuno e noi penetriamo nell’atrio silenzioso, imbocchiamo le scale fino all’ultimo piano e ci ritroviamo dinanzi ad una porta socchiusa. Ma a quel punto un cane inferocito arriva abbaiando, puntando più la busta con la carbonara scomposta che noi. Finalmente si affaccia un tale, sorpreso di non trovare sua moglie, ma due tizi con una sporta di guanciale e pecorino in mano che chiedono se, casualmente, Thom Yorke fosse in casa. Una faccia come il cu*o ci permette di mantenere la calma, mentre il proprietario dell’appartamento minaccia di chiamare la polizia, manco fossimo entrati a rubare l’argenteria. Facciamo presente che, eventualmente, saremmo noi costretti a chiamare la polizia del karma, intonando il celebre ritornello di Karma Police. Dopotutto, lui non ha chiesto "chi è" e ha aperto la porta. Noi non c’entriamo, noi cerchiamo Thom Yorke per preparargli la carbonara. Il tipo ci sbatte l’uscio in faccia, ma almeno informandoci che il nostro mentore se n’è andato, indicando la porta accanto. Dietro quella porticina, fino a poco tempo fa, c’era Thom Yorke nell’appartamento sui tetti di Roma di 350 metri quadri dove nacquero le Lezioni Americane di Italo Calvino. Tanta roba. Il destino infausto ha voluto che noi restassimo li a sospirare a pieni Iron Lang. Così scendiamo le scale con il cuore in pezzi della stessa sostanza di Ok computer, ovvero malinconia, tristezza e voglia di alienarsi. Giunti in strada sgomenti, un cameriere ci guarda e capisce. Thom Yorke è volato via nella notte a bordo di una limousine di grossa cilindrata con sua moglie e le valigie. Noi restiamo lì con la carbonara da 50 euro in mano. E mo che ce famo? È stato un bel sogno e non ci resta che recarci allo Zoo come Leo e Marisol in una domenica di fine agosto, a farci tirare le noccioline dai gibboni. Ma se Thom o Dajana dovessero leggerci, sappiano che la prossima volta che tornano a Roma noi siamo pronti a cucinargli una carbonara con i fiocchi. Basta che stavolta, però, non ci diano buca.