Qualcosa si è mosso tra Unicredit e il governo in via XX Settembre, sede del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Il contatto a lungo richiesto dall’amministratore delegato di Piazza Gae Aulenti Andrea Orcel in merito all’offerta pubblica di scambio (ops) lanciata su Banco Bpm, attualmente soggetta a Golden Power, c’è stato, anche se a un livello che, per ora, resta tecnico e procedurale. A dialogare con i funzionari del Mef c’erano infatti il top manager Giacomo Marino, il direttore finanziario, Stefano Porro, e il capo del legale, Rita Izzo. Non è arrivata una notizia di uno scambio diretto tra Orcel e il ministro Giancarlo Giorgetti. Per questo sarà forse necessario attendere le prossime settimane, o forse già la prossima, secondo alcune indiscrezioni. Allora l’ad potrebbe decidere di volare a Roma per aprire il dossier più scottante, ovvero quello relativo ai punti più critici del Golden Power attuato con il dpcm dello scorso 18 aprile. Alcuni di questi riguardano l’acquisizione Sgr Anima, imponendo per i prossimi 5 anni di non ridurre il peso attuale degli investimenti in titoli italiani, dal momento che l’istituto possiede all’incirca 90 miliardi in titoli di Stato. Una richiesta sulla quale Orcel ha più volte espresso scetticismo. L’altra richiesta riguarda l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026 che, secondo Unicredit, forzerebbe un percorso già intrapreso tentando di salvaguardare i conti e senza distruggere valore.“Unicredit ha iniziato ad avviato un processo di uscita solvibile ed ordinata. Guardando i numeri l’esposizione oltre confine è quasi azzerata, i depositi locali dal primo trimestre del 2022 sono scesi dell’82 per cento, mentre i prestiti sono calati dell’86 per cento. L’uscita dal retail è, invece, programmata entro il primo semestre 2026. Dettagli che però non bastano a superare le condizioni dell’esecutivo”, scrive Libero. La partita, per Unicredit, resta in salita, ma il contatto fino a qualche settimana fa sembrava un miraggio. Orcel, dal canto suo, non si è mai mostrato avventato nel trovare il bandolo della matassa, anche dopo l’apertura ufficiale dell’ops, che si chiuderà a giugno inoltrato: “Se non riceveremo chiarimenti – aveva detto a inizio settimana a Repubblica riferendosi al governo – dovremo fare la nostra valutazione autonoma. Per ora non abbiamo pressioni, siamo pazienti”. A maggior ragione dopo il primo, prudente passo, verso un dialogo istituzionale la strategia dell’ad potrebbe restare invariata.

Nel frattempo, dal mondo delle regate arriva una notizia che non è così disancorata dalla questione come possa sembrare. La notizia, per gli appassionati, è clamorosa: la prossima edizione, la numero 38, dell’America’s Cup – la più importante regata al mondo – verrà organizzata in Italia, a Napoli, nella primavera-estate del 2027. Il global partner della manifestazione è proprio Unicredit, e forse quella delle manifestazioni sportive potrebbe essere la carta da giocare tempestivamente per ammorbidire le posizioni del governo: “Sono orgogliosa di annunciare che l’America’s Cup si disputerà, per la prima volta nella storia, in Italia”, ha dichiarato tramite un comunicato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Le regate si svolgeranno davanti al lungomare tra Castel dell’Ovo e Posillipo, mentre le basi saranno a Bagnoli, nella riqualificata area dell’ex Acciaieria”, ha aggiunto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Un’occasione per Napoli sia in termini di indotto che di opportunità di riqualificazione, che certamente potranno essere esibite anche dal governo. Il regalo Unicredit a Palazzo Chigi sortirà gli effetti che Gae Aulenti spera?


Tutto questo accade mentre per Commerzbank – l’altra grande partita aperta di Unicredit – il terreno si fa più scivoloso. La banca di Francoforte sul Meno continua la resistenza all’ops lanciata da Piazza Meda, che già detiene il 9,5 per cento del capitale della seconda banca tedesca. Lo ha rimarcato apertamente l’ad Bettina Orlopp giovedì, nella lettera agli azionisti che ha preceduto l’assemblea di ieri a cui Unicredit non ha partecipato. E il tentativo di scalata di Unicredit non piace nemmeno ai dipendenti, che nella stessa giornata hanno messo in scena una protesta contro la banca italiana. Repubblica cita 200 dipendenti, alcuni dei quali vestiti da Asterix e Obelix, che hanno manifestato in strada. Segno che l’operazione – fino ad ora soprattutto tra gli addetti ai lavori – possa aprirsi al dibattito pubblico e dunque a prese di posizioni politiche, come quella del vice-cancelliere Lars Klingbeil, che aveva sostenuto “l’indipendenza di Commerzbank” descrivendo come “problematica” l’offerta di Unicredit.
