"Nome in codice Flash": così Giovanni Pons ne parla su La Repubblica, sottolineando come "già un banchiere che dà il nome del suo cane, un husky, a una scalata sulla seconda banca più grande di Germania, la Commerzbank, per lo meno si distingue per originalità". E in effetti Andrea Orcel, classe 1963, romano di nascita ma cittadino del mondo, come ama definirsi, non è certo un uomo ordinario. "Gli piace essere descritto come il Jamie Dimon europeo oppure colui che sta disboscando la 'foresta pietrificata' delle banche italiane", scrive Pons.
Orcel non ha mai nascosto la sua filosofia: il mercato viene prima di tutto e "dovrebbe essere lasciato funzionare da solo, senza intromissioni da parte della politica", afferma La Repubblica. Laureato alla Sapienza con una tesi sulle scalate ostili, il mestiere di predatore finanziario gli è venuto naturale. Per vent’anni, tra Merrill Lynch e Ubs, ha consigliato i grandi banchieri del mondo "a scegliere il momento giusto per scagliarsi sulla propria preda". Un talento che ha affinato nel tempo, con operazioni spregiudicate e senza paura di pestare i piedi ai potenti.
Non tutti lo amano, ma chi lo conosce bene lo descrive come un uomo che non fa sconti. "Andrea non è un politico, non è un tipo che dice cavolate", ha detto di lui Davide Serra, il fondatore di Algebris, al Financial Times, citato da Pons. E infatti "la moral suasion non funziona con lui, ecco perché quelli a cui non piace dicono che ha un brutto carattere".
Il passo falso
Il suo unico errore, sostiene La Repubblica, risale al 2007, quando consigliò a Santander e Royal Bank of Scotland di acquistare l’olandese Abn Amro "alla vigilia della grande crisi finanziaria". Ma l’errore non gli impedì di incassare "un bonus da 38 milioni di dollari" e di orchestrare la vendita di Antonveneta al Monte dei Paschi, "l’operazione che innescò quindici anni di crisi per la banca più antica del mondo", scrive Pons.
Nel 2021 è arrivato in Unicredit, dove ha imposto subito la sua visione. "Ha fin da subito sostituito la prima linea di manager con persone di sua fiducia", afferma La Repubblica. Il suo cerchio magico è ristretto e composto quasi interamente da donne: "Rebecca Tusa, l’assistente che lo segue dappertutto, Joana Carss, capa della comunicazione mondiale del gruppo, Fiona Melrose, direttrice delle strategie, Siobhan McDonagh che occupa la delicata casella del personale e più recentemente Rita Izzo, che dirige la struttura legale". L’unico uomo ammesso nella sua ristretta cerchia è "Giacomo Marino, ex direttore generale di CariVerona", a cui è affidata la divisione M&A, da cui sono partite "gli attacchi a Commerzbank e al Banco Bpm".
Il suo stile non è quello del banchiere tutto casa e ufficio. "Poliglotta, appena possibile va in palestra a scolpire gli addominali, quasi sempre in viaggio insieme alla sua fedele assistente, ama le cravatte rosse di Salvatore Ferragamo e considera il lavoro di banchiere 'una vocazione che non è per tutti'", racconta Pons. E il suo tempo libero lo trascorre tra le sue numerose residenze: "sulle piste di Zermatt o nelle sue dimore tra Londra, il Portogallo e i Caraibi, dove sembra abbia casa nella stessa isola di David Bowie e Mick Jagger".
Centrale nel risiko anche con Generali
L’ultima incursione di Orcel è arrivata nel cuore della finanza italiana: "un 4,1% rastrellato sul mercato nel capitale di Generali", scrive La Repubblica. Un’operazione che lo ha reso centrale nel risiko finanziario italiano. "Tutti dovranno passare da lui se vorranno vincere la partita che corre sull’asse Mediobanca-Leone alato", commenta Pons. E chi lo ha sentito dopo l’operazione lo ha descritto così: "gongolante".
Ma la sfida più grande è ancora aperta. Il suo sogno, afferma La Repubblica, è "costruire la prima banca europea in grado di tener testa ai colossi americani". Tuttavia, prima dovrà superare un ostacolo non da poco: "ricucire con il governo Meloni, che lo giudica inaffidabile". Se ci riuscirà, avrà campo libero per continuare la sua scalata.