“Aiutami a guarire da questa mia malattia, affetto da una strana forma di cleptomania. Voglio averti mia, solamente mia..”. Avete iniziato anche voi a canticchiare? Faceva così il primo ritornello di Cleptomania, la canzone che ha lanciato gli Sugarfree. Forse l’unica hit all’attivo, in realtà. Ad ogni modo era il 2004. Parentesi musicale a parte, e persino la denuncia per furto di un profumo da donna al duty-free dell'aeroporto di Roma Fiumicino da parte del politico Piero Fassino (lui smentisce), la cleptomania è davvero una malattia come canticchiavano gli Sugarfree? La risposta è senza dubbio affermativa. Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, DSM V, la cleptomania è catalogata tra i disturbi a carattere dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta. Nella nostra società, tuttavia, la stessa è spesso oggetto di miti e malintesi. Per questo è giunto il momento di affrontare la verità scomoda dietro questa condizione complessa e spesso trascurata. Le persone cleptomani non sono semplicemente "ladri" in cerca di un bottino facile. In ottica opposta, sono individui che lottano con una compulsione incontrollabile che va oltre il loro dominio razionale. Non possono proprio farne a meno. Ed è proprio il non poterne fare a meno che crea il lasciapassare per la cleptomania. Vale a dire la frequenza con la quele si verificano i furti. Furti spesso privi di una motivazione razionale o di uno scopo materiale. In soldoni, il cleptomane altro non compie che azioni alimentate da una crescente tensione emotiva.
Tensione che, però, si risolve temporaneamente solo dopo il furto. Questo sollievo momentaneo, però, lascia presto spazio a un senso di colpa e vergogna, contribuendo a perpetuare il ciclo di comportamento disfunzionale. Gira la ruota, insomma. Ciò perché, come è facile intuire e come accennato all’inizio, la difficoltà nel resistere agli impulsi di rubare è un altro segno caratteristico. Anche se consapevole del danno che può causare, infatti, il cleptomane è del tutto incapace di arginare il desiderio irrefrenabile di rubare. Questo senso di impotenza comporta di default una crescente frustrazione e senso di inadeguatezza. A differenza dei ladri che rubano per ottenere profitto o beni materiali, dunque, il cleptomane non ruba per necessità finanziaria o desiderio di possedere l'oggetto rubato. Al contrario, il furto è guidato da un impulso irrefrenabile e da una compulsione che il cleptomane trova difficile da resistere. Di conseguenza, non è difficile comprenderlo, Il momento del furto può variare da individuo a individuo. Alcuni cleptomani possono rubare in situazioni specifiche, come durante lo shopping o in luoghi affollati, mentre altri possono compiere furti in momenti di solitudine o isolamento. Indipendentemente dal contesto, il furto rappresenta un modo per il cleptomane di gestire temporaneamente i propri sentimenti di disagio emotivo.
Attenzione però. La cleptomania può colpire chiunque, indipendentemente dallo status sociale o dallo stondo economico. Non è una questione di "mancanza di moralità" , ma piuttosto una questione di disfunzione psicologica che richiede un trattamento adeguato. Come se ne esce? Anzitutto non scherzandoci troppo sopra. Quanto piuttosto affidandosi ad un terapeuta per comprendere quali sono le spinte ed i meccanismi emotivi, oltre quelli clinici, che incendiano quella voglia irrefrenabile di trasformarsi nell’Arsenio Lupin di turno.