Sono passati quasi quarantadue anni da quel 22 giugno 1983. Una ragazza di 15 anni, cittadina vaticana, sparisce nel cuore di Roma come se la terra l’avesse inghiotta. Emanuela Orlandi oggi avrebbe 57 anni. Invece, resta una fotografia in bianco e nero, uno spartito musicale, e un fratello, Pietro, che non ha mai smesso di cercarla. Anche quest’anno, come ormai da triste tradizione, sarà lui il volto e la voce della memoria: “Ho avuto conferma dalla Questura di Roma, seguirà la locandina ufficiale. SABATO 21 GIUGNO 2025, PIAZZA RISORGIMENTO-ROMA, DALLE 18 ALLE 20. INCONTRO PUBBLICO SIT-IN PER CONTINUARE A PRETENDERE VERITÀ E GIUSTIZIA PER EMANUELA A 42 ANNI DAL SUO RAPIMENTO”.


Poche righe, tutte in maiuscolo. Non è solo un modo per sottolineare: è un urlo. Pietro Orlandi ha trasformato il suo dolore in una battaglia che ha travolto il Vaticano, la politica e anche i media. Il caso Orlandi, tra piste internazionali, servizi segreti, messaggi cifrati e documenti scomparsi, è il mistero italiano per eccellenza. Un cold case che non si è mai raffreddato davvero. Nel 2023 la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha aperto una nuova fase d’indagine. Nel 2024, il Vaticano ha aperto per la prima volta, in via ufficiale, un’indagine interna. Ma ad oggi, Emanuela resta un nome senza corpo, una verità rimossa. “Ogni anno ci ritroviamo qui per impedire che la storia venga sepolta. Non si può parlare di riconciliazione finché non c’è giustizia. Non si può dimenticare finché non c’è verità. Sabato 21 giugno piazza Risorgimento tornerà a essere un luogo di silenzio e rabbia. E una domanda che da 42 anni nessuno riesce a spegnere: dove è finita Emanuela Orlandi?

