Sono venti minuti finali in una puntata interamente dedicata alla cronaca nera, ma questa breve parentesi sul caso Emanuela Orlandi dimostra, nonostante i tempi televisivi (stringatissimi), che Massimo Giletti non cerca di compiacere il pubblico né, tantomeno, la famiglia Orlandi, provando semmai a rispettare la professione giornalistica e dando spazio a informazioni e documenti verificati, oggettivi, agli atti, che come tali restano e hanno molto da dire.
Dopo la puntata de Lo stato delle cose di metà novembre sul caso Orlandi e il documento con quattro pagine mancanti sulle indagini riguardo alla famiglia Orlandi e a zio Mario Meneguzzi, Giletti torna a parlare del caso delle avance sessuali di quest’ultimo, ai tempi quarantacinquenne, verso sua nipote, la sorella di Emanuela Natalina Orlandi, al tempo ventunenne. Come spiega, Giletti iniziò a lavorare sulla notizia nel 2023, fino a poche ore prime della decisione di Cario di chiudere Non è l’arena.
Era la “pista colombiana”, che portava direttamente a Bogotà, e che verrà raccolta - guarda il caso a volte… - da Enrico Mentana, che riporterà al TgLa7 le dichiarazioni del padre confessore della famiglia Orlandi don José Luis Serna Alzate. Il sacerdote ricevette una lettera dall’allora Segretario di Stato vaticano, Agostino Casaroli, in cui si chiedeva esplicitamente delle presunte avance dello zio verso la nipote.
Queste le parole di don Serna Alzate: “Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima”.
Nel 2023, uscita la notizia, Pietro Orlandi e sua sorella Natalina organizzarono una Conferenza stampa, sostanzialmente smentendo la versione del sacerdote, che avrebbe ingigantito la questione. Questa è la “strana” linea tenuta dagli Orlandi ancora oggi: le avance che avrebbero “terrorizzato” Natalina furono poco più che un corteggiamento estemporaneo, esclusivamente verbale, lontano da ciò che potremmo intendere con molestia.
Proprio per questo, dopo la scelta di Giletti di tornare sulla questione, Pietro Orlandi ha deciso di scrivere al conduttore in privato, accusandolo di voler infangare la sua famiglia e di rispondere ad altri (“sei nelle mani di qualcun altro”). Un’accusa che, va da sé, è diventata un leitmotiv in questo caso (chiunque poco allineato con la versione “cospirazionista” finisce per essere giudicato al soldo di qualche potente di turno che vorrebbe inquinare le indagini).
Giletti, però, risponde con altre carte, e in particolare con due dichiarazioni. La prima è del capitano Mauro Obinu, che in una relazione del 30 agosto 1983 scrive: “Il Ferraris [al tempo fidanzato di Natalina Orlandi, ndr] durante il colloquio, in cui ha fornito notizie generiche sulla vita di Emanuela, sulle sue abitudini e sulle sue amicizie, ha confidato che circa 5 anni or sono il Meneguzzi tentò di irretire la nipote Natalina facendole delle esplicite proposte per instaurare una relazione affettiva giustificando tale comportamento con il fatto che la ragazza avrebbe dovuto sdebitarsi con lui per l’assunzione alla Camera dei Deputati di cui il Meneguzzi è dipendente”.
La seconda, invece, è della stessa Natalina Orlandi ed è estrapolata da un Verbale di istruzione sommaria firmato da lei al tempo della scomparsa della sorella, quando Sica scelse di approfondire quanto riportato da Obinu. Nel testo, riportato da Giletti, si legge, in relazione alle avance dello zio: “Ricordo che all’epoca ero terrorizzata da questo fatto”. E poi aggiunge che queste “attenzioni del Meneguzzi” “durarono alquanto”. Ma nel 2023, durante la conferenza stampa sua e di suo fratello, Natalina disse esattamente il contrario. Per lei si era invece trattato di “una cosa talmente veloce, che si è chiusa in poco tempo” da non sentire il bisogno di parlare, per esempio, con il padre.
Inutile dire che la versione riportata da don Serna Alzate combaci proprio con la prima dichiarazione di Natalina e non con quella del 2023. Natalina si disse terrorizzata per le attenzioni morbose (Natalina dice: “Durarono alquanto”) dello zio. Domanda: perché a distanza di quarant’anni i fratelli Orlandi hanno provato e continuano a ridimensionare la questione, quando al tempo almeno tre fonti, il padre confessore della famiglia, il fidanzato di Natalina e Natalina stessa, confermarono la storia in tre diverse occasioni di cui si ha testimonianza scritta?
Pietro Orlandi è intervenuto anche sui suoi social con un post: “RAI TRE SI DOVREBBE VERGOGNARE DI PERMETTERE CERTI SERVIZI COME QUELLO DI GILETTI DI QUESTA SERA CHE NASCONO SOLO PER INFANGARE LE FAMIGLIE E CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON IL RAPIMENTO DI EMANUELA INVITANDO PERSONAGGI COME NICOTRI CHE VIVE ORMAI SOLO SCREDITANDO LA FAMIGLIA. MA SAPPIAMO A CHI FANNO COMODO QUESTI SERVIZI, A DIDDI E ALL’INCHIESTA VATICANA E QUESTO PURTROPPO ACCADE PERCHÉ SONO CERTI DI AVERE UNA SCHIERA DI GIORNALISTI ASSERVITI A LORO. CHE SCHIFO.”
Si dice anche che le notizie sullo zio siano agli atti da sempre e siano state superate. Ma superate da cosa? Dalla pista del rapimento. È proprio su questo punto, però, che il lavoro di inchiesta di Pino Nicotri, ieri ospite da Giletti (e che noi abbiamo intervistato lo scorso mese qui), risulta utile.
Come raccontato per esempio nel suo ultimo libro, Emanuela Orlandi: Il rapimento che non c’è, i primi a indagare sul caso Orlandi, tra cui il magistrato Margherita Gerunda, stavano lavorando su tutt’altra pista, quella più comune di una possibile violenza sessuale sfociata nell’uccisione della ragazza. L’ipotesi del rapimento, come riporta Nicotri nel documento inviato a Giletti per questa puntata de Lo stato delle cose, venne rilanciata sui giornali proprio dallo zio Mario Meneguzzi, mentre persino il padre di Emanuela, Ercole Orlandi, non credeva minimamente alla scomparsa a questa teoria.
Giletti aggiunge un altro tassello: un’intervista esclusiva all’ex poliziotto della squadra mobile di Roma che ha dichiarato quanto segue:
“Io stavo all’epoca alla sezione omicidi della Squadra Mobile di Roma. Quando sparì questa ragazzina avevamo il compito di seguire questa persona, che doveva essere lo zio. Partendo da Montecitorio, dal centro di Roma, lui [Mario] veniva qui [sulla strada per Torano] nel primo pomeriggio, poi girava, entrava in questa villetta e noi rimanevamo fuori ovviamente, stavamo un po’, siccome non usciva rientravamo in questura. Non c’erano case vicine. Uscivamo dall’autostrada, facevamo una salita, stava sul lato sinistro. Poi quello che c’era dentro non abbiamo mai avuto modo di vederlo. Noi lo stavamo pedinando perché all’inizio c’era un mezzo pensiero che poteva avere qualcosa a che fare con la sparizione della ragazza. Io so che dovevo seguirla per capire dove andava. L’ho seguita da Roma fino a qui due, anche tre volte. All’inizio ancora non si parlava di Vaticano, di turchi e cose varie. Poi a un certo punto arriva un messaggio, una cosa registrata, con una ragazzina che gridava e le cose sono cambiate”.
I dubbi restano tutti, ma Giletti ha portato a casa un servizio, per quanto sintetico, che lascia spazio ai fatti, gli stessi che Nicotri sta studiando da anni e che è andato a integrare (grazie anche all’attività di un gruppo Facebook spesso citato, “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi”).