“Bastava dire: vi siamo vicini”. Ma niente, meglio salutare la banda. Le indagini girano a vuoto da decenni, i misteri restano appesi come crocifissi vuoti. Il solo messaggio arriva da un partito di Governo, non dalla Chiesa. Emanuela è ancora là fuori. Invisibile, ma presente. E Pietro non smette di cercarla…
Quarantadue anni. Quasi mezzo secolo di silenzi, omissioni e mezze verità. E il Vaticano, anche quest’anno, ha scelto di non dire nulla. Nessuna parola, nemmeno un accenno durante l’Angelus del 22 giugno per ricordare Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa nel nulla nel 1983, uscita da una lezione di musica e mai più tornata a casa. In piazza San Pietro c’era Pietro Orlandi, come sempre. Fratello instancabile. Lui non dimentica, anche se chi dovrebbe dire quello che sa, da 42 anni, fa finta di niente. “Sono dispiaciuto, ci speravo”, ha detto dopo l’Angelus. “Sarebbe stata una bella occasione e avrebbe fatto un bel gesto. Evidentemente era più necessario salutare la banda austriaca e il gruppo dell’infiorata. Bastava dire: vi siamo vicini”. Un’assenza che pesa come un macigno. Perché non è solo un anniversario, è il simbolo di una ferita mai chiusa. La speranza, forse ingenua, era che Papa Leone XVI potesse rompere il copione scritto dai suoi predecessori: quello del “sappiamo, ma non diciamo”. E invece niente. Un’altra occasione mancata, un altro silenzio che suona come un no.


Nel frattempo le indagini si moltiplicano e si annodano come un rosario rotto: terrorismo internazionale, la Banda della Magliana, servizi segreti italiani e stranieri, misteri dello IOR, documenti segreti, tombe aperte e poi richiuse in fretta. Ma della verità, quella vera, nemmeno l’ombra. Una Commissione parlamentare bicamerale lavora sul caso, e a parole tutti vogliono giustizia. Ma 42 anni sono lunghi, e la memoria istituzionale, si sa, è corta. Troppo corta. A tenere accesa la fiammella della memoria, oggi, sono i cittadini. E, paradossalmente, la politica. Sì, perché il messaggio di solidarietà non è arrivato dallo Stato che dovrebbe proteggere la sua cittadina, ma da un partito di Governo italiano. “Nel giorno in cui ricorre il 42esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, rinnoviamo con profondo rispetto il pensiero alla famiglia Orlandi e a quanti da decenni cercano verità e giustizia”. Pietro ha ringraziato. Col cuore, ha detto. Quel cuore che, a differenza del Vaticano, batte ancora per Emanuela.

