È trascorso un anno dalla notizia che mai avremmo voluto sentire, un anno dalla scomparsa di Andrea Purgatori. Giornalista che con il suo straordinario lavoro è diventato il simbolo di inchieste come quella sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e sulla strage di Ustica. Ora conosce la verità, e chissà che non sia quella che ha professato in tutti gli anni del suo lavoro. Andrea se ne è andato nel momento in cui avevamo un grande bisogno di lui. La Commissione parlamentare per indagare sui casi Orlandi e Gregori stava per partire, e lui ne avrebbe fatto parte. E chissà come sarebbero andate le cose se lui fosse qui ora. Lui che poi di tutti si è dedicato con la massima serietà alla verità su cosa accadde quel 22 giugno 1983. Noi di MOW abbiamo contattato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che in questi quarantuno anni ha trovato in Andrea il supporto per continuare ad andare avanti: “È incredibile che sia passato già un anno. Pensare che ora sarebbe stato in Commissione e, sicuramente, avrebbe dato un enorme contributo. Andrea sta continuando ad aiutarmi, e potrei dire stiamo lavorando insieme anche in questo momento”.
Un mese fa il sit-in per ricordare Emanuela nel giorno del quarantunesimo anniversario della sua scomparsa. Il primo senza Andrea. E Pietro non poteva non ricordarlo: “I primi tempi, quando lavorava al Corriere, fu il primo a puntare il dito contro il Vaticano, legando la questione ai soldi che Giovanni Paolo II mandava a Solidarnosc (sindacato autonomo dei lavoratori polacchi n.d.r.). Sono i soldi della Mafia siciliana arrivati a Roma grazie Pippo Calò e che, tramite la Banda della Magliana, sono finiti nelle casse dello IOR e del Banco Ambrosiano di Calvi. Giovanni Paolo II ha utilizzato quei soldi, pur conoscendone la provenienza, per la causa polacca. Per dirvi il potere che all’epoca aveva il Vaticano. In un viaggio aereo si è avvicinato a Purgatori, davanti ad altri giornalisti, il Segretario di Stato il cardinal Casaroli puntandogli il dito e dicendogli “lei non si azzardi più a scrivere quelle cose”. Il capo del Corriere disse poi ad Andrea di lasciare perdere per il momento, perché non era il caso di continuare”. Ma sappiamo che Andrea non l’ha fatto, non ha mai mollato. E quando arriveremo alla verità sarà stato anche, e soprattutto, merito suo. Ciao Andrea.