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Porro odia le "feste comuniste" come la Liberazione e il Primo Maggio? Abbiamo la soluzione

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

25 aprile 2024

Porro odia le "feste comuniste" come la Liberazione e il Primo Maggio? Abbiamo la soluzione
Ogni anno appena si avvicina la fine di aprile i giornali “Cominciano a rompere i coglio*i” con la retorica dell'antifascismo e della religione civile, sostiene Porro nella sua rassegna stampa. Ecco, noi abbiamo trovato la soluzione per salvare feste e significati. Sostituiamo le celebrazioni civili con quelle dai santi. San Marco e Santa Zita danno più gioia delle stanche ricorrenze ideologiche fintamente antifasciste

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

A Nicola Porro  girano le palle tipo "un mulino di Amstedam". Lo ha fatto presente, con la sua consueta irriverenza e irruenza, in una puntata della Zuppa di Porro, la sua rassegna stampa online. «Vorrei che venisse fatta una voragine nel calendario tra il 23 aprile, perché già iniziano a rompere i coglioni, fino al 2 maggio. C'è un insieme di giornali, di partigiani, di lavoratori, di sindacati, di bandiere rosse e di gente che deve dire stronzate pazzesche e nessuno può alzare il dito e dire “ragazzi io non ci sto”». Porro ce l'ha evidentemente non tanto con la Festa della Liberazione, quanto con la sua retorica, che invade tutti i media, secondo protocolli pedagogici che risultano, alla fine, stucchevoli. Insopportabili. Prosegue Porro: “Bisognerebbe quindi inventare la festa del godimento, la festa dello scialacquo, la festa in cui ti puoi divertire”. Per sostituire le attuali celebrazioni obbligatorie. 

Nicola Porro
Nicola Porro

Io la vivo più o meno come Nicola Porro. Da liberale e popperiana sono allergica alle metafisiche, per quanto benintenzionate e progressive. Ma anch' io vorrei salvare le feste degli italiani che, al di là di tutto, sono un momento di gioia personale, esistenziale, sociale.

Caro Porro, ho trovato la soluzione: teniamo le feste e associamo loro l'antico nome dei Santi. Oggi, 25 aprile, è San Marco, lo scrittore del Verbo, il patrono della mercuriale Venezia. Il 26 è la Festa della Madonna del Buon Consiglio e di buoni consigli c'è sempre bisogno, il 27 Santa Zita Vergine, patrona delle domestiche e portatrice di grembiulate di fiori, il 28 Santa Valeria, ravennate, antica, venerabile; il 29 Santa Caterina da Siena, dottore (non dottrice, né dottorə) della Chiesa; il 30 San Giuseppe Cottolengo che accoglie i malati e il 1° maggio San Giuseppe lavoratore sì, ma dello Spirito.  

Caro Porro, le figure immaginifiche e mitopoietiche dei Santi forse sono l'unico modo per restare liberali, liberisti, libertari e salvare gli universali fantastici (Vico) della nostra cultura. Dedichiamo quindi le prime pagine dei giornali ai Santi. Meglio la agiografia vera che quella farlocca delle “feste comuniste”. 

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