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Ma com’è che Nicola Porro è diventato il giornalista più potente del centrodestra? Quarta Repubblica su Rete 4, il suo sito e il festival con sponsor istituzionali. Ecco i suoi segreti

  • di Bruno Giurato Bruno Giurato

4 marzo 2024

Ma com’è che Nicola Porro è diventato il giornalista più potente del centrodestra? Quarta Repubblica su Rete 4, il suo sito e il festival con sponsor istituzionali. Ecco i suoi segreti
Sui social urla e dice parolacce, a Quarta Repubblica ogni lunedì su Rete 4 è invece il conduttore perfetto. In Puglia e a Milano organizza un evento con partner di primo livello che manco La Repubblica delle idee a Bologna. Da pochi mesi ha una casa editrice dove ha coinvolto tutti i più importanti pensatori di destra, Liberilibri. E da anni ha un sito che macina pagine e fattura milioni. Da economista de Il Giornale a uomo di potere del centrodestra. Come ha fatto? Ecco il suo ritratto (con sorpresa finale)

di Bruno Giurato Bruno Giurato

Strilla ma non è un urlatore, s’incazza ma non è un incazzato, si mostra contrarian su luoghi (e Fate Morgane) comuni: obbligo vaccinale, svolta green, tutele al mercato, woke, ma non sembra mai un novax, un inquinatore di futuri, un Jordan Belfort alla carbocrema, un anziano prof dell’università cattolica di Gambrusate sul Mincio. Mette su Instagram le foto dalle piste di Saint Moritz ma non fa effetto Kardashian. Non rivendica, ma ammette pianamente di essere un privilegiato. Un conoscente dice di Nicola Porro: “La parola che mi viene in mente è ‘sprezzatura’. Il concetto non è facile da riassumere: sprezzatura è la capacità di risolvere sforzo, lavoro e status in un precipitato di accessibilità. Tanti lo conoscono per Zuppa di Porro, la muscolare rassegna stampa online, tanti per i social: su Instagram ha trecentomila follower, su Facebook quasi ottocentomila. Altrettanti per il suo sito che raduna 5 milioni di utenti unici al mese, e nel 2022 ha raccolto ricavi per due milioni di euro. Molto meglio dei giornali di opinione medi, che ormai sono senza opinioni, e il cui mantra è sbarazzarsi dei lettori per recuperare qualche sponsor. I più lo seguono su Rete4, come conduttore di Quarta Repubblica. Nicola Porro allo stato delle cose è l’uomo chiave di una destra laica non fondamentalista. Un Tucker Carlson italiano? Vittorio Sgarbi annuncia le dimissioni da Sottosegretario alla manifestazione milanese di Porro, La Ripartenza. Ad Atrejeu Porro intervista Elon Musk, in Tv intervista Montezemolo sul caso Stellantis, Giorgia Meloni, il neopresidente argentino Javier Milei. E qui c’è un aneddoto che aiuta a capire meglio. L’intervista a Milei arriva dopo che Porro aveva scritto la prefazione a un libro dell’economista spagnolo di scuola austriaca Jesús Huerta de Soto, uno dei riferimenti del presidente argentino, sostenitore dell’anarcoliberismo. Alla base del colpaccio televisivo c’è una risonanza intellettuale. È questa è una delle chiavi della fisionomia di Porro, un intellettuale che pratica pop-scene. Cita Proust e Milton Friedman avendoli letti ma – sprezzatura – senza sbandierare di averli letti. L’anno scorso ha acquisito Liberilibri, la casa editrice che da decenni (insieme a poche altre, vedi Rubbettino) porta avanti la sua linea di testi legati al pensiero liberale, inclusi sconfinamenti e apostasie. Porro è un liberale liberista in Italia, uno dei tre, in un paese percorso – carattere e destino – da una cocente sete di pubbliche provvidenze, socialismi materni, bonari totalitarismi che temperino, indirizzino, rassicurino. E il liberismo non è sempre rassicurante: vuol dire niente ipoteche del pensiero sui fatti, accettazione della natura incorreggibile dell’umano in quanto legno storto, nessuna particolare illusione su redenzioni religiose o civili. Ironia magari, non necessariamente empatia, di quella ce n’è abbastanza sui social.

Nicola Porro e Giorgia Meloni
Nicola Porro e Giorgia Meloni

Chi ha a che fare con Porro ne rileva un tratto d’altri tempi: concretezza, velocità sì, voracità professionale anche, ma niente parole fuori posto. Un’aria di fastidio per chi nel giro dei colleghi ostenta vitalismi inadeguati a stato ed età: Porro è popolare ma è un anti-influencer e la sua vita personale non è pubblica. Di sua moglie Allegra Galimberti, di cospicua famiglia lombarda, non si sa quasi niente, forse solo che lavora nella moda, e ci sono solo un paio di fotografie. È bionda. Dei figli Ferdinando (2009) e Violetta (2011) non si sa niente, mentre altri protagonisti mediatici mostrano tutto, dalla prima ecografia al rendering del primo dente da latte, in attesa della fatina social. “Un gentiluomo del Sud” ce lo definiscono. Pugliese ma nato a Roma nel ’69, scuole dai Gesuiti alla Massimiliano Massimo, Nicola proviene da una famiglia nobile: le origini dei Porro risalgono al Trecento, uno dei rami pugliesi è attestato ad Andria dal Cinquecento. La famiglia è suo malgrado protagonista di uno dei fatti tragici del Dopoguerra. Nel 1946, a guerra finita da poco, a nord continua la guerra civile con regolamenti di conti, triangoli rossi, depositi di armi. A sud le tensioni sociali sono un vulcano esplosivo. Si vuole la riforma agraria, l’attuazione dei decreti Gullo, nascono repubbliche antisistema, improvvisate. Andria è una roccaforte rossa in Puglia e in giro ci sono teste calde. Casa Porro è nel centro del paese, lì sono rimaste le sorelle, le prozie di Nicola, pie donne che pregano il Rosario e fanno donazioni. Il resto della famiglia pensa che siano al sicuro e non è così. Ai primi di marzo esplode una rivolta e il 7 marzo due delle sorelle Porro, Luisa e Carolina, vengono uccise dalla folla. La storia è stata inquadrata in modo ideologico da Luciana Castellina e Milena Agus nel libro Guardati dalla mia fame. Le vicende familiari si intrecciano alla Storia non sempre in parabole di ellittica dissoluzione, come nel Gattopardo, ma anche come tragedia. Un passaggio archetipico dall’immortalità del casato alla contingenza storica. Oggi la famiglia Porro produce vino e olio nella tenuta Rasciatano, l’azienda agricola di famiglia, trecento ettari nell’agro delle Murge.

Nicola Porro
Nicola Porro

Porro si forma tra Roma e la Puglia, dove frequenta i milieu liberali di zona. Laurea alla Sapienza in Economia. Nel 1994 è portavoce del ministro Antonio Martino. inizia le collaborazioni coi giornali, Il Foglio, il Corriere, infine approda a Il Giornale, di cui attualmente è vice direttore. La carriera televisiva comincia presto, ed escluse le presenze, alla fine occasionali, su La7 e Rai è legata a Mediaset. Il rapporto con la galassia ex Fininvest, con Silvio e Piersilvio Berlusconi, con Fedele Confalonieri, è sempre stato di stima e vicinanza, come quello con la famiglia Doris (Mediolanum) e con protagonisti di destra più renegade come Giuseppe Cruciani. Del resto Porro è a suo agio sia col mondo imprenditoriale che con quello istituzionale, con entrambi ha rapporti solidi, anche grazie al fatto che si è occupato per anni di economia. Tra i tanti sponsor de La Ripartenza ci sono Banca Intesa, Ferrovie, Poste. Con Flavio Cattaneo, AD di Enel, è in ottimi rapporti. Lo stesso vale per Marco Tronchetti Provera, Renato Mazzoncini (A2a), Fabrizio Palenzona (Crt). Alla manifestazione erano presenti anche Ginevra Cerrina Feroni (Vicepresidente del Garante Privacy) e il Procuratore di Milano, Marcello Viola. Ottimi i rapporti anche col Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ma è interessante il rapporto di Porro con gli avversari. Ad Annozero, ospite di Michele Santoro, Porro emerge come faccia gentile del berlusconismo, e si presenta in trasmissione preparato e “studiato”. Oltre le polemiche (memorabili quelle con Marco Travaglio) c’è di più. Porro sul web si incazza, dicevamo, ma la sua è una scelta di linguaggio apertamente teorizzata. In tv è un conduttore opinionated che tende a trasformarsi in ospite, ma gli scatta il rispetto per l’ospite. Per cui anche con Giuseppe Conte, col quale niente condivide, c’è dialettica ma non aggressività. Lo stesso vale con Renzi, con il quale i rapporti sono da gran pezza complicati e i punzecchiamenti sono all’ordine del giorno. E torniamo all’uomo Nicola Porro. Carlo Freccero lo sfotteva: “Tu hai troppa poca fame per andare avanti”. E invece con un quantum di incazzatura e un quantum di sprezzatura andare avanti si può.

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