Riguardo la decisione sulla condanna di Giacomo Bozzoli, accusato di aver ucciso lo zio Mario l’otto ottobre del 2015 e aver gettato il suo corpo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno (Brescia), perché, riporta il Corriere della Sera, “lo odiava, convinto che lui intralciasse i suoi progetti di lavoro e di guadagni”, c’erano pochi dubbi. Tutti si aspettavano l’ergastolo per omicidio, e infatti, continua ancora il quotidiano italiano, “la sentenza del carcere a vita è diventata definitiva lunedì primo luglio”. Una sentenza aspettata, dunque, inevitabile forse e addirittura attesa; e, a quanto pare, attesa anche dallo stesso Bozzoli, visto che “lui era già chissà dove […] mentre a Roma i giudici della Suprema Corte confermavano i verdetti di primo e secondo grado”. Sì, perché l’uomo, quarant’anni ancora da compiere, si è dato alla fuga a bordo della sua Maserati Levante, in compagnia della compagna Antonella e del figlio di quasi nove anni. Senza passaporto, e con un decreto che li ha dichiarato ufficialmente “latitante”, Bozzoli potrebbe essere già all’estero. Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, infatti, “alle 5:51 è stato registrato il passaggio della sua vettura dal portale del paese (a Manerba, ndr), poi anche a Desenzano”, mentre il suocero parla di “una località imprecisata della Francia”. Ma le speranze per il condannato potrebbero essere basse, anzi nulle…
Secondo uno degli inquirenti, questo sentito dal Corriere, “qualunque cosa (Bozzoli, ndr) abbia architettato per aver un futuro da uomo libero io la vedo complicata […] Può funzionare in un film americano ma così, con la donna e il figlio al seguito, è una partita persa. Dove vanno? Dove va il bambino a scuola? Come si nascondono? Sono segnalatissimi ovunque”. Insomma, continua il quotidiano riportando la sua fonte, “possibilità di farcela: ‘Basse tendenti a zero’”. Al momento, però, sono in corso anche i tentativi per convincere Giacomo e la compagna a rientrare e consegnarsi così alla giustizia. Bisogna sottolineare anche che in questi quasi nove anni di indagini, a Bozzoli, riporta Giusi Fasano sul Corriere, “non gli è ma stato contestato il pericolo di fuga che sarebbe stato motivo di custodia cautelare in carcere”. Intanto, si cerca di fare luce sulle ultime ore passate a Brescia dal latitante prima della fuga in Maserati, dalle visite a scuola del figlio alla festa scolastica di fine anno, inclusi i colloqui con i maestri, quasi, sottolinea sempre la giornalista, “un eccesso di visibilità per raccontare di sé che lui c’era, che era lì ad aspettare la decisione finale dei giudici. Che mai sarebbe scappato”, e invece…