Peluches contro il governo. Prima dello svolgersi del Consiglio dei Ministri straordinario convocato a Cutro, paese della Calabria teatro dell’ultima tragedia di migranti in mare, al passaggio delle auto blu un presidio di protesta ha lanciato pupazzi, simboleggianti le vite dei minorenni (28 su 72) e in particolare dei bambini morti davanti alla spiaggia il 26 febbraio scorso. Per la cronaca, un peluche è riuscito a sfiorare la vettura in cui viaggiava il capo del governo Giorgia Meloni.
La compagine ministeriale era atterrata all’aeroporto di Sant’Anna di Crotone. Anch’esso un luogo simbolico, dato che dirimpetto alla pista civile si trova una ex base militare che trent’anni fa era stata riconvertita in centro di accoglienza, ovvero di concentramento per richiedenti asilo, cambiando, di fatto, solo di nome, ovvero nella sigla: da Cpt a Cie a Cara. Qui, sempre per la cronaca, sono stati messi a dormire i sopravvissuti della strage di Cutro.
Al suo arrivo, nella piazza del municipio, il convoglio governativo è stato accolto anche dai drappi bianchi sui balconi, forma di contestazione silente ma potente, ma pure da un molto meno silenzioso coro di manifestanti, circa 200, quasi tutti proveniente dalla Calabria, che dietro gli striscioni (“vogliamo giustizia”, “strage di Stato”) hanno bersagliato i ministri, specialmente quello dell’Interno, Matteo Piantedosi, di urla (“assassini”, “dimissioni”). In fondo alla piazza, una contro-manifestazione a sostegno di Meloni & C di giovani di Fratelli d’Italia e Lega cercava di bilanciare l’istantanea sulle opposte fazioni. Ma sono stati i peluches a restare la vera immagine della giornata cutrese di ieri.