"Basta sostituire solo due pasti al giorno per snellire in un paio di settimane. Se volete perdere una taglia, invece, ci vuole un mese". Le storie Instagram, con l'arrivo dell'estate, sono infestate da squinzie che suggeriscono (in #adv, ovverosia dietro compenso) ai follower di affamarsi per dimagrire in vista della 'prova costume' - espressione sempre orrenda. Al posto di colazione e cena, queste influencer - spesso ex gieffine o residuati da reality e talent vari - invitano le loro orde di seguaci a ingollare un bel beverone "al gusto di biscotto". Cosa ci sia dentro non è dato sapere perché, forse, non sarebbe troppo Instagram aesthetic specificarlo. Tali donzelle sono per caso nutrizioniste? No. Dietologhe? Nemmeno. Alla meglio, hanno militato in tv per qualche mese e questo è tutto ciò che conosciamo del loro cv 'artistico-professionale'. Ebbene, dall'alto di cotanto traguardo, invitano le persone a saltar pasti per periodi di tempo prolungati, spingendole ad acquistare intrugli 'miracolosi' con codice sconto. Ora, non è una novità. Succede da sempre con l'avvio della bella stagione. Ma è ora è tempo che questo indegno trend, grave e pericoloso da qualunque aspetto lo si guardi, giunga al termine.
Senza nemmeno stare a citare i 'brand' che li spacciano, la domanda è: questi prodotti sono in commercio? Sì. E siamo dell'idea che non dovrebbero. O che, se non altro, non dovrebbero essere così facilmente reperibili, né tantomeno strombazzati in ogni dove sui social. Non hanno nulla di scientifico, sono semplicemente un modo come un altro per fare soldi sulla pellaccia della gente che ci casca. Andando, però, a mettere a rischio la salute di chi, appunto, ci casca. Vedere una fanciulla come Greta Rossetti, ex Grande Fratello, sponsorizzare il beverone di turno perché vuole "perdere i chili di troppo" fa ridere perché, con ogni evidenza, lei 'non ne ha bisogno'. Ma, allo stesso tempo, fa anche imprecare perché è chiaro come una pubblicità del genere possa generare nelle testoline di chi vi si imbatte l'idea di 'dover' dimagrire. Perché se una come Greta Rossetti, fisicamente 'perfetta', sente tale necessità, il dubbio che siamo noi a non aver capito di essere megattere senza scampo può sorgere.
Il problema di questo tipo di prodotti è che puntano alle insicurezze più personali dei potenziali consumatori. Sei certa/certo che non dovresti perdere peso? Per fortuna, non ci vuole tanto. Basta saltare due pasti al giorno per un paio di settimane, oppure per un mese. E il gioco è fatto. Siamo tutti maggiorenni e - si spera - in grado di fiutare una sòla appena ci compare di fronte. Ma lo siamo davvero? Bisogna scommettere sul fatto che oltre 600mila individui di qualunque età, ovvero quelli che seguono, per esempio, Greta Rossetti, non si facciano fregare dalle miracolose prospettive di 'sto biberon al sapor di biscotto (o vattelapesca). Possiamo dire? Vista anche la delicatezza del tema, non ci scommetteremmo. E, infatti, non ci scommettiamo.
Intendiamoci: questo articolo non vuole essere un attacco personale a tale Greta Rossetti. Tante altre come lei sponsorizzano prodotti simili, se non proprio lo stesso. Sarebbe auspicabile che influencer e gente molto seguita in generale riuscisse a esercitare un minimo di spirito critico prima di scegliere quali boiate smarchettare sui propri social. Ma ciò non è dovuto. Il problema, la stortura vera è che tale tipo di prodotto e di narrazione esista. E che esista ancora senza che nessuno abbia pensato che, forse, sarebbe arrivato il momento di staccare la spina al trend. Trend che, non siamo nati ieri, è in corso da ben prima dell'avvento dei social.
Negli anni Novanta e Duemila (probabilmente ancora di più negli Ottanta), con l'arrivo dell'estate fiorivano spot tv martellanti che fungevano da promemoria: 'Devi dimagrire'. Barrette, beveroni, pastiglie, qualunque cosa veniva serenamente proposta allo spettatore che, spesso, ci cascava pure. Oggi, però, non siamo più nel Medio Evo della comunicazione. Anzi, fin troppe cose, anche innocue, non si possono nemmeno pensare per lo script di una pubblicità televisiva. I social, invece, restano, nonostante l'allure della 'body positivity' una cloaca dove tutto è concesso. Fin dai tempi dei beveroni Fitvia (sponsorizzatissimi dai residuati di Uomini e Donne), 'brand' e individui scalcagnati si arricchiscono sulle insicurezze della gente, giocando con la loro salute, mettendola sostanzialmente a rischio. Troviamo che questa mossa del giaguaro non sia più accettabile, anno del Signore 2024. E che non lo sia mai stata. Se volete perdere perso, per cortesia, andate da un nutrizionista, non dalla squinzia di Instagram. In attesa che, finalmente, chi di dovere si adoperi a tirar fuori una regolamentazione per questi scempi legalizzati. Non servono a niente, possono solo fare male. A digiunare dovrebbero essere solo i disgraziati portafogli di chi li vende (e di chi li smarchetta). Amen.