È dalla notte dei tempi che “pecunia non olet”. Questo vale per gli ex comunisti alla Massimo D’Alema, che voleva vendere armi come un Guido Crosetto qualsiasi, ai difensori dei consumatori, il Codacons, passando per gli avvocati specializzati nei diritti civili, per finire agli influencer e ai loro divorzi chiacchierati, con il benestare, anzi con la felicità, delle società di consulenza di immagine, come la Doom, di Fedez, diretta da sua madre, Annamaria Berrinzaghi, che pare, sembrerebbe, a pensar male si fa peccato ma ci si indovina spesso, sia al momento impegnata - parecchio impegnata - a ripulire l’immagine del figlio dalle magagne (d’immagine) procurategli (a dire dello stesso Fedez) dal “cerchio magico”(o tragico), che circondava la sua ex consorte Chiara Ferragni (anche lei impegnata in un’operazione di repulisti d’immagine con l’allontanamento – voluto o subito, chissà – di Fabio Maria Damato). Di oggi sono le notizie della pace fatta tra Codacons e Fedez, che se le sono date di santa ragione in tribunale, con il commento definitivo (ma non tanto, sembra): “L’ennesimo processo inutile contro quella associazione inutile”. E invece l’utilità alla fine c’è. Quella del ritorno d’immagine. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha infatti annunciato la presenza dell’associazione, insieme a Fedez, per il 21 giugno, all’ospedale di Taranto, occasione in cui il rapper Federico Lucia, farà una “grossa donazione”, senza i carpiati delle donazioni ai bambini che hanno interessato il caso “pandoro”: “Andremo come Codacons venerdì prossimo a trovare i bambini malati di tumore all’ospedale di Taranto – ha detto Carlo Rienzi – e vi posso annunciare – ha continuato – che con noi ci sarà anche il famoso rapper Fedez che ha garantito che farà una grande donazione per questi bimbi. Un atto bellissimo che, per fortuna, vista la presenza dell’artista, avrà una grossa eco mediatica e noi non potevamo augurarci di meglio”.
La “eco mediatica”, il santo graal che tutti inseguono oggi. Certo, può nascere in alcuni il legittimo sospetto che anche i litigi tra il Codacons e Fedez fossero una mossa del Codacons per avere “eco mediatica”. Così come è legittima la convinzione che, ottenuta quella, e una donazione in denaro da pubblicizzare, i conflitti finiscano perché non c’erano questioni “di principio” in ballo, ma solo danaro e immagine (ossia ciò di cui è fatto il mondo di Fedez e che si scopre essere anche il mondo del Codacons: ragionamento per cui il Codacons non sarebbe altro che una forma di “influencer collettivo”, o personale se incarnato nella figura del suo presidente Carlo Rienzi). A margine di questa pace tra Codacons e Fedez, accadono due fatti. Il primo: Selvaggia Lucarelli accusa – l’accusa è sempre quella: pecunia non olet – l’avvocato Cathy La Torre, paladina dei diritti Lgbtq+, di avere affidato la cura e la promozione della propria immagine alla Doom Srl, la società della madre di Fedez (in realtà La Torre, sottolinea il suo avvocato Andrea D'Ambrosio, "è una collaboratrice di Doomp er progetti DE&I (Diversità, Equità e Inclusione) e opera quale consulente esterna"). Pochi giorni fa, l’attivista e avvocato La Torre si era parecchio indignata per la violenza usata in parlamento durante la rissa Leonardo Donno vs Igor Iezzi (con la partecipazione straordinaria di altri deputati); adesso la Lucarelli la accusa: “L’avvocata dei diritti entra nell’agenzia di un tizio che va con gli ultras sotto casa della gente, nega e paga per evitare denunce. Ottimo”, il riferimento è il pestaggio di Cristiano Iovino. La Lucarelli continua: “Ovviamente la violenza è inaudita. Ma se la pratica il tizio che ti prende nella sua agenzia nella sezione ‘diritti umani’ per rappresentarti e farti fatturare? Si tace? Attendiamo considerazioni”. Le considerazioni sono poi arrivate, ma dall'avvocato di La Torre, il quale ci ha fatto sapere che la sua assistita "è una collaboratrice di DOOM per progetti DE&I (Diversità, Equità e Inclusione) e opera quale consulente esterna".
Altra faccenda in qualche maniera legata al mondo dell’immagine e della pecunia è la notizia della maretta nella società di Chiara Ferragni. Secondo Dagospia, la madre di Chiara, Marina Di Guardo, si sarebbe finalmente liberata delle due figure maschili che ingombravano la vita personale e professionale (c’è differenza?) di Chiara: Fedez e Fabio Maria Damato. Adesso la guerra sembrerebbe spostarsi sul piano societario, contro un altro – e parrebbe l’ultimo – uomo: Pasquale Morgese, socio della società Fenice, la società madre della galassia Ferragni. Ecco: abbiamo il Codacons alla ricerca dell’immagine e della pecunia, Fedez alla ricerca del repulisti dell’immagine (inficiata dal caso pandoro) nei confronti dei bambini malati di tumore, la mamma di Fedez, Annamaria Berrinzaghi che prende nella società di consulenza d’immagine Cathy La Torre, avvocato attivista per il diritti civili Lgbtq+, mentre la madre di Chiara Ferragni, Marina Di Guardo, cerca di liberarsi delle figure maschili (fa notare sempre Dagospia che, del padre della Ferragni, dentista, non si ha notizia), tranne, forse Andrea Bisciotti, ortopedico, proprietario di cliniche riabilitative private – specializzate in calciatori – e con gli addominali al posto giusto. Ecco: a voi sembra normale che diritti dei consumatori, diritti della comunità Lgbtq+, società di consulenze di immagine, una separazione, vendette private che diventano pubbliche, bambini malati di tumore, vadano tutte insieme nello stesso frullatore della “eco mediatica”? Mi sembra che se volevano smantellare lo Stato ci stiano riuscendo benissimo. Non con i complotti. Ma con i social.