Farwest. Percosse, lesioni, risse, furti. Cosa hanno in comune? La categoria reato. Ma non solo. Anche la notorietà di chi presuntivamente se n’è macchiato. Al centro della scena, lo avrete capito, ci sono il rapper Fedez e il deputato Piero Fassino. Reati diversi e motivazioni diverse. Con chi è più dura la giustizia? Sono giorni che si parla dell’accordo economico che sarebbe stato raggiunto tra Fedez e Cristiano Iovino per chiudere la partita ed evitare di finire in tribunale in ordine al terribile pestaggio di cui è stato vittima quest’ultimo nella notte tra il 21 ed il 22 aprile 2024. O, quantomeno, di finirci con un carico pendente più debole. Visto che, è bene ricordarlo, l’ex di Chiara Ferragni è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di rissa da parte della Procura. Rissa che, a differenza dei reati di percosse e lesioni, è procedibile d’ufficio e dunque non c’è convenzione economica che tenga. Possibile però che Fedez non avesse messo in conto che la Procura gli ascrivesse d’ufficio il reato in questione. Ad ogni modo, per quanto invece riguarda la faccenda economica comunque intercorsa, a dare per primo notizia dell’accordo è stato Gabriele Parpiglia, firma di Chi, autore televisivo e speaker radiofonico, che nell’immediatezza ha raccontato per filo e per segno la vicenda. Secondo il giornalista, la rissa tra il rapper e Iovino sarebbe partita prima nel locale milanese la Bullona a causa di una ragazza, poi sarebbe proseguita al The Club e poi sarebbe finita con l’agguato. Parpiglia non ha mancato di dare dettagli sulla cifra da capogiro che l’ex di Ferragni ha offerto al personal trainer dei vip affinché non lo querelasse. Ma proprio mentre si svolgeva il circo mediatico, Fedez ha negato pubblicamente tutto. Preoccupato di salvare l’immagine (pubblica) di sé stesso (che è lui che paradossalmente continua ad infangare). Però, è noto, che con il denaro tutto si può comprare. O quasi. Certo, se si vanta di un determinato status e di una data ricchezza, si può anche ottenere l’impunità. La legge lo consente, quindi niente di giuridico da obiettare. Semmai bisognerebbe disquisire sull’audacia con cui si nega a telecamere spiegate di aver fatto parte di un "commando" ben sapendo che c’è un video capace di smentire la sua narrazione. Vi ricorda qualcosa? Sicuramente negare l’evidenza è uno delle armi più potenti che possiede una personalità narcisista. Ad ogni modo, se le parole le porta via il vento, le immagini restano e all’occorrenza hanno valore probatorio. Tecnicamente, non serve una laurea in giurisprudenza. Praticamente bisognerebbe capire quanto è potente il sé di chi è coinvolto. Forse sperava nel “vorrei ma non posto” da parte di chi indaga?
Da questo punto di vista, anche ai microfoni di Zona Bianca, che lo avevano intercettato al salone del libro di Torino, Fedez aveva messo in piedi una recita negando quel che poi si è rivelata evidenza. Lui, in quella spedizione punitiva, c’era. Ed ha anche partecipato attivamente. Bisognerà capire, a questo punto, che cosa deciderà di fare la Procura nel corso delle indagini. Senza voler infierire, è doveroso però ricordare che Federico Lucia era stato invitato dal Presidente nazionale dell’ordine degli psicologi per parlare di salute mentale. Non si sa esattamente a che titolo. Ultimamente, però, è comunque di tendenza. Essere esperti di tutto senza avere una qualifica che avvalori la posizione. Con la salute delle persone non si scherza. E neppure con chi soffre. Ma questo è (forse) ancora un altro tema. Differente è invece la posizione di Piero Fassino.
L’avvocato Francesca Tolentino, che rappresenta la società che gestisce il duty free di Fiumicino, ha negato per vie ufficiali la possibilità di chiudere la faccenda del furto del profumo attraverso il raggiungimento di un accordo economico con il deputato. Che avrebbe consentito di chiudere con una remissione di querela, e quindi senza conseguenze, la partita a fronte di un risarcimento del danno. Bisogna senza dubbio premettere che la risoluzione extragiudiziale non è un obbligo e resta una facoltà delle persone coinvolte. Non si può tacere che, però, nel caso dell’esponente Dem è evidente che il presunto furto commesso il 15 aprile scorso abbia a che fare con un istinto non arginabile che si spinge oltre il controllo razionale. Ma anche con il non riuscire a fare a meno di sottrarre le merci più disparate senza avere un preciso scopo. In altri termini, si tratta di una condizione, di cui peraltro avevamo già parlato, alimentata per di più da un profondo disagio emotivo. Non a caso il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali cataloga la cleptomania tra i disturbi dal carattere dirompente. È evidente, comunque, che il furto di un profumo, anche se griffato Chanel, finisca potenzialmente col diventare più salato di un regolamento di conti Rozzano’s style. Del resto, gli addetti ai lavori, sanno che spesso sono arrivate condanne anche per il famoso “furto di una melanzana”. La lezione, dunque, è semplice e feroce. Ha a che fare con la reputazione e dove questa la si intende collocare. Se nella scelta di Iovino di accettare soldi, tanti, o in quella del negozio di profumi che ha deciso, per ora, di non entrare in trattativa con Piero Fassino per la remissione di querela. Come a dire, caro politico, dovevi pensarci prima. Il profumo ti sarebbe costato molto meno. Centotrenta euro sono spicci in confronto alle spese legali.