Fateci caso. I nostri giornali, tg e stimati opinionisti continuano a descrivere la Francia come sull'orlo dell'implosione, della rivolta, del collasso. Ironizzano su Emmanuel Macron e ne mettono in dubbio le sue capacità politiche; gongolano di fronte ai tre repentini rimpasti di governo avvenuti nel corso dell'ultimo anno; sorridono a vedere Nicolas Sarkozy nella mer*a; dedicano intere trasmissioni alla minaccia islamica che si nasconde nelle periferie di Parigi; citano il Tramonto dell'Occidente di Spengler e “Sottomissione” di Houellebecq ogni volta che si verifica un'aggressione compiuta da un musulmano. E ora sfot*ono pure i responsabili del Louvre per essersi fatta inc*ulare un bel po' di gioielli da sotto al naso. Eppure basterebbe andare a Parigi per capire che la situazione è molto diversa. E che ci divertiamo a smer*are i francesi per puro provincialismo più che per ragioni di senso compiuto. È la classica sindrome di inferiorità, la reazione di un Paese, l'Italia, che ha ormai perso ogni bussola, ogni senso di grandezza, ogni speranza nel futuro, e che dunque trova soddisfazione nelle disgrazie altrui. Dicevamo di Parigi: girare per la capitale francese fa impressione. In senso positivo però. Tralasciando quel che accade a decine di chilometri dalle zone centrali di questa megalopoli abitata da oltre 11 milioni di persone (tra centro e area metropolitana), utile a sociologi e antropologi, nel cuore della città si respira ancora la vera grandeur.
Una grandeur ben impressa nell'eleganza incarnata dai principali monumenti, che non hanno niente da invidiare a quelli presenti nel “Paese più bello del mondo”, ma che sono tenuti infinitamente meglio. Questione di percezione, che però trova conferma nel constatare la generale pulizia delle strade, dei marciapiedi, dei parchi, dei luoghi pubblici, e la sicurezza che si avverte nelle aree centralissime. Certo, qualche scammers (in realtà più di uno) lo si trova gironzolare nei pressi della Tour Eiffel, negli Champs-Élysées e nelle stradine di Montmatre, ma niente a che vedere con le rotture di caz*o nelle quale potrete imbattervi se vi fermate una giornata a Milano, Roma o Firenze, dove orde di pickpockets razziano quotidianamente i poveri turisti mentre personaggi di dubbie qualità possono aggredirvi per togliervi di tasca cellulare e denari. Con questo, sia ben chiaro, non vogliamo dire che a Parigi c'è il paradiso e da noi l'inferno: solo che i tanto odiati francesi hanno trovato il modo di rendere la situazione più gestibile, almeno nelle classiche “zone Ztl”, mentre da noi non c'è verso: il casino rimane ovunque. Viene quindi da sorridere quando taluni si soffermano sui gravissimi problemi che ha la Francia quando noi viviamo in un Paese che ha più caz*i di un film porno.
E che dire dell'economia? L'aspetto più emblematico, per citare il buon Silvio Berlusconi, è che a Parigi non solo “i ristoranti sono sempre pieni”, sono pieni anche all'esterno vista la fila incessante di persone che attendono di entrare nei locali più rinomati della capitale. Nessuno vuole fare i conti in tasca ai parisien, ma pare di vedere che comprano, investono in cultura, leggono, si formano un'opinione raffinata e alimentano i giri del motore economico di un Paese che può ancora contare su colossi globali, gli unici forse in Europa, insieme agli inglesi, a tenere testa allo strapotere statunitense e cinese. Hai voglia a dire che l'Italia è cresciuta più della Francia. Se prendiamo lo spaccato economico che ci interessa, allora sì, è vero, ma se guardiamo l'intero quadro otteniamo un contesto pietoso. Il pil pro capite della Francia nel 2024 si è attestato intorno ai 45.000 euro, mentre quello italiano è arrivato a 35.000 euro, a testimonianza di una capacità di spesa media più elevata e di una maggiore resilienza del mercato del lavoro francese. Anche gli stipendi medi riflettono questo divario: un lavoratore francese guadagna in media circa 2.500 euro al mese, contro i circa 1.900 euro di un italiano, confermando come il tessuto economico parigino e francese offra più opportunità di consumo e investimento. E Macron? C'è chi fa giustamente notare che soffre di manie di eccessiva grandezza, che la sua popolarità sia in calo e che sta sbagliando tutto. Parigi però continua a brillare. E la Francia a farci il cu*o. Che ci piaccia o meno.