Provate a parlare con l'italiano medio, quello che frequenta le piazze e guarda i talk show televisivi in onda in prima serata. Chiedetegli se conosce Giuliano Da Empoli e annotatevi la risposta. La più gettonata: “Giuliano Chi?”. Va così nell'era del caz*o in cui viviamo. Non c'è spazio per gli intellettuali, tanto meno per quelli che parlano di temi scomodi come politica, democrazia e propaganda. In Italia, almeno. Perché in Francia questi signori godono ancora di ampio spazio di manovra, insegnano nelle scuole più prestigiose del Paese, vincono premi letterari prestigiosissimi, appaiono con le loro facce nelle copertine di riviste che plasmano il gotha dell'opinione pubblica e, in generale, quello che dicono viene ascoltato da chi di dovere. Prendete, appunto, Giuliano Da Empoli. Uno che non avrebbe bisogno di troppe presentazioni. Che ha un curriculum della Madonna: scrittore, autore e professore di politica comparata all'Istituto di studi politici di Parigi. E ancora: amministratore delegato della Marsilio Editori (2003-2005); consigliere del ministro dei beni e delle attività culturali Francesco Rutelli (2006-2008); membro del consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia (2007); assessore alla cultura del comune di Firenze nella giunta guidata da Matteo Renzi (2009-2012) e, in seguito, pure suo consigliere politico. Ci sarebbero tante altre cose da annotare ma queste sono le principali. Ecco, come mai uno come Giuliano Da Empoli è stato snobbato dal “mainstream” della politica italica?
Dalle nostre parti associamo il nome di Giuliano Da Empoli al ruolo di “ex consigliere politico di Renzi” e, più di recente, al suo romanzo “Il mago del Cremlino” (tradotto in Italia da Mondadori nel 2023), ultima fatica di una svariata serie di lavori di livello eccelso. Il libro, finalista al Prix Goncourt (il premio letterario più prestigioso di Francia) e vincitore del Grand Prix du roman de l'Académie francaise, parla di potere, propaganda, autoritarismo e della Russia di Vladimir Putin: temi che in Francia hanno avuto un'eco fortissima. Ok, mentre noi consideriamo Giuliano Da Empoli un romanziere di successo, la prestigiosa rivista francese L'Express lo piazza in copertina insieme ai “Les visionaries”, ossia “I visionari”, in un numero dedicato “agli artefici della rinascita” in un mondo “dilaniato dalle guerre e scosso dalle crescenti tensioni”. Certo, il nostro è nato a Neuilly-sur-Seine, ha studiato e vissuto a lungo in Francia, padroneggia perfettamente la lingua e conosce bene l'ambiente culturale parigino. Questo lo ha aiutato a entrare nel circuito d'oltralpe, ma non giustifica la sua quasi attuale e totale invisibilità negli ambienti italiani. Ambienti sempre più tossici e che, a quanto pare, preferiscono profili e personaggi ben più piatti di Giuliano Da Empoli.
Nella lunga intervista rilasciata a L'Express, Giuliano Da Empoli spiega che “l'Europa ha bisogno di una nuova generazione di leader che abbiano la capacità di infondere energia politica nel modello europeo”. Nell'ultimo libro “L'ora dei predatori” il “visionario” analizza il nuovo potere mondiale da vicino. In un momento in cui la democrazia liberale è sotto pressione, questo consente di capire che cosa stia davvero cambiando: non solo singoli leader ma intere strutture di potere. Ecco, per un Paese come il nostro comprendere queste trasformazioni sarebbe fondamentale. Se l'Italia vuole evitare di restare spettatrice, ascoltare le analisi di Da Empoli può aiutare a individuare i rischi nel breve termine, ma anche le opportunità, ossia capire quando, come e perché la “ragnatela di potere” si stia ridefinendo. E cosa questo significhi per la nostra sovranità, per il nostro modello sociale, per la nostra democrazia. Gli intellettuali ci sono ancora. Basterebbe ascoltarli...