Quando due firme di punta puntano non ce n’è per nessuno. Quando due reporter di razza vogliono fare un reportage vanno fino in fondo, collaborano persino: se c’è da reportare si reporta. Dalle inchieste sul malaffare, alla politica corrotta, alla patata di una collega: si va di persona, si guarda e, soprattutto, ci si getta nel mischione! Nello Trocchia, inviato di Domani e Sara Giudice, reporter di Piazzapulita, sono accusati di stupro di gruppo con l’aggravante dell’uso di sostanze alcoliche o droga, nei confronti di una collega. La pm ha chiesto l’archiviazione ma la presunta vittima si è opposta e così s’avrà da attendere dicembre per sapere se c’è stata o no questa f*ga di notizia… fuga, fuga!
A fine gennaio scorso si trovavano tutti in un pub con altri amici. Dopo la mezzanotte, come si sa, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata amore mio, avranno pensato Giudice e Trocchia che poi si sono guardati intorno e no, non se n’erano andati tutti, era rimasta una collega. Così Sara Giudice che fa? Le passa la panna sulla bocca, vecchio trucco di navigate reporter per fare parlare il testimone e reportare. Le dà anche un bacio a stampo sulla bocca, forse si trattava di un’inchiesta di mafia e la Giudice si voleva infiltrare. Anzi, senza forse: si voleva infiltrare questo è sicuro. E allora Trocchia che fa? Ma come, lui, inviato del Domani, non si infiltra? Se si infiltra la Giudice si vuole infiltrare anche il Trocchia. E che diamine! Qui potrebbe esserci qualcosa che scotta! Che fa, scotta? Non si sa. Il reportage va avanti. La narrazione si fa confusa, la collega nella quale Giudice e Trocchia si volevano infiltrare, aveva già bevuto una birra e due gin tonic, quindi, racconta, beve un sorso da un bicchiere di wisky ma non si ricorda chi glielo ha offerto. Il trio si trasferisce in taxy e, come due volpi del mestiere, l’inviato e la reporter mettono la collega in mezzo. E dove la volevate mettere? Così si reporta! E iniziano a palparla e a baciarla, se la lavorano, cercano di scoprire se la notizia è calda. È calda? Non si capisce. Il tassista, chiamato a testimonare, dirà che ha sentito Trocchia chiedere il permesso alla Giudice di baciare la collega. Giusto. È stata la Giudice a passarle la panna sulla bocca: la notizia è la sua, Trocchia doveva chiedere il permesso. Si chiama deontologia!
Secondo il tassista la notizia, cioè la fuga di notizia, cioè la collega “biascicava”, vabbè con un birra due gin tonic e un po’ di wisky capita di biscicare, e poi può anche darsi che si stessero confidando, che si stesse, come si dice, tastando il terreno. Com’è il terreno? Non si sa. La presunta vittima, racconta, non riesce a reagire. È così quando cadi in mano a due reporter veri, ti ipnotizzano proprio. Arrivati sotto casa della coppia la presunta vittima sta per salire con loro quando, improvvisamente, ha un momento di lucidità e riesce a riprendere il taxy. Ed è qui che, propriamente, la f*ga di notizia diventa fuga di notizia vera e propria. A casa, la presunta vittima si confida con il compagno, le solite cose: sai com’è, tra colleghi, la musica era finita, gli amici se n’erano andati, il maritozzo con la panna, la droga dello stupro! Va a farsi le analisi delle urine e risulta positiva alla droga dello stupro. Il controesame della procura dà invece esito negativo. Nello Trocchia conferma la storia e sostiene che stava andando tutto bene e poi – mannaggia! (non lo ha detto al giudice ma l’ha pensato sicuro) – quella ha cambiato idea. Sara Giudice invece dice che è stata la collega a prendere l’iniziativa: una che fa odorare una notizia e poi non la dà. Come titola spesso Dagospia: “Cadono tutti sulla f*ga”. Aggiungerei: ci sarà un perché. Spesso è scivolosa.