Inizia il valzer dei rilanci nel risiko bancario italiano, con Banco Bpm, Unicredit e Mps pronti ad alzare la posta per conquistare i loro obiettivi. Ma mentre i giochi sembrano delinearsi, un ostacolo nascosto – il Danish Compromise – rischia di far saltare il banco.
Banco Bpm alza l’offerta su Anima: 7 euro per sedurre il mercato
Il primo a muoversi è stato Banco Bpm. Dopo un primo tentativo a 6,2 euro per azione, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha rilanciato l’opa su Anima a 7 euro. Una mossa quasi obbligata, visto che il titolo della società di gestione aveva già superato l’offerta iniziale, spinto da conti migliori delle attese e dall’upgrade degli analisti di Equita. Secondo Milano Finanza, questa revisione del prezzo “è anche l’ultimo target price dato alla sgr dagli analisti di Equita”.
Con l’acquisizione di Anima, Banco Bpm non solo rafforza il business commissionale, ma potrebbe incrementare del 10% l’utile per azione, rendendo ancor più indigesta l’offerta concorrente di Unicredit su Piazza Meda.
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Unicredit e Banco Bpm: Orcel cederà al rilancio?
L’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, ha lasciato intendere che un ritocco sull’ops per Banco Bpm è possibile: «Non lo ho mai escluso fin dal primo giorno» (Milano Finanza). Le motivazioni non mancano: Banco Bpm ha superato le attese con una distribuzione agli azionisti di oltre 6 miliardi e il mercato ha già reagito: il titolo è salito del 32%, portando lo sconto sull’offerta di Unicredit al 6%.
Secondo gli analisti di Barclays, per convincere Piazza Meda servirebbe “un premio del 24% e un esborso ulteriore di 2,35 miliardi”, mentre Deutsche Bank stima una valutazione superiore di 3 miliardi rispetto all’offerta iniziale. La chiave? Un’opas (offerta pubblica di acquisto e scambio) con parte in contanti, replicando lo schema con cui Intesa conquistò Ubi Banca.
Ma Orcel deve camminare sul filo: con una distribuzione agli azionisti già fissata a 9 miliardi e una politica di dividendi generosa, cedere troppo potrebbe costargli il sostegno dei propri soci.
Mps e Mediobanca: un assalto in salita
Se Banco Bpm e Unicredit si sfidano su Anima e Piazza Meda, Mps punta dritta a Mediobanca, controllore di Generali. L’offerta da 13,3 miliardi lanciata dalla banca senese, guidata da Luigi Lovaglio, è però già finita sotto il tiro del mercato: le azioni Mediobanca sono salite del 10%, mentre quelle di Mps sono scese dell’11,7%, trasformando il premio iniziale del 5% in uno sconto del 17%.
Per recuperare terreno, secondo Milano Finanza, a Siena servirebbero “2,3 miliardi solo per azzerare lo sconto” e oltre 3 miliardi per garantire un premio adeguato. E tutto questo senza contare l’effetto dei prossimi dividendi, che potrebbe ulteriormente sbilanciare il rapporto di concambio a sfavore di Mps.
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L’ombra del Danish Compromise: un rischio per tutti
Ma la vera mina nel risiko bancario si chiama Danish Compromise. Secondo Milano Finanza, è “una misura introdotta nel 2012 che consente alle banche di ridurre l’assorbimento di capitale regolamentare quando acquisiscono partecipazioni assicurative”. Un’agevolazione preziosa per Banco Bpm (che acquisisce Anima tramite Bpm Vita) e per Mps (che mira al controllo di Generali attraverso Mediobanca).
Tuttavia, il Danish Compromise richiede il via libera della Bce e dell’Eba, e qui sta l’incognita: “Il via libera a monte può decidere della sorte di un’acquisizione” (Milano Finanza). Un no della Bce renderebbe le operazioni troppo onerose, costringendo i protagonisti a rivedere i piani o addirittura a ritirarsi.
Un risiko che potrebbe ridisegnare la finanza italiana
Se il Danish Compromise dovesse cadere, lo scenario cambierebbe radicalmente: le offerte su Anima, Banco Bpm e Mediobanca potrebbero saltare, lasciando solo Generali al centro della contesa. In vista dell’assemblea di maggio del Leone di Trieste, si profila una battaglia serrata tra il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, e i grandi azionisti rivali Delfin e Caltagirone.
Chi vincerà davvero?
Siamo a un bivio: il risiko bancario italiano può portare alla nascita di colossi o dissolversi davanti agli ostacoli regolamentari. Gli azionisti, intanto, osservano con il fiato sospeso: meglio accettare offerte migliorative o scommettere su una rivalutazione futura? E soprattutto, cosa decideranno i grandi arbitri di questa partita, da Francoforte a Via Nazionale?
Nel risiko, si sa, chi rilancia troppo rischia di perdere tutto. Ma chi non lo fa, potrebbe non vincere mai.