Il risiko bancario italiano si infiamma. Al centro della scena, come in un duello da vecchio West, ci sono due protagonisti d’eccezione: Andrea Orcel, il ceo di UniCredit dal sorriso affilato e dalle mosse sempre sorprendenti, e Giuseppe Castagna, l’amministratore delegato di Banco Bpm, agguerrito come un leone in gabbia. Lo scontro? L’Ops lanciata da UniCredit per conquistare Banco Bpm, un’operazione che promette di ridisegnare il sistema creditizio italiano. Ma dietro questa mossa c’è molto di più: c’è il futuro di Generali, il ruolo di Commerzbank in Germania e una guerra sotterranea di strategie e poteri.
Orcel: “Siamo qui per crescere, ma senza azzardi”
Andrea Orcel, nell’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, ostenta sicurezza. «Nel 2024 abbiamo raggiunto risultati ben oltre le previsioni fissate nel piano UniCredit Unlocked», spiega, evidenziando l’utile netto da 9,7 miliardi e i 9 miliardi distribuiti agli azionisti. E il futuro? «Tra il 2025 e il 2027 saremo in grado di distribuire oltre 30 miliardi». Non solo, Orcel chiarisce la strategia del gruppo: «Accelerare la crescita mantenendo alta redditività e distribuzioni». E il risiko? «Nessun azzardo. Le operazioni di crescita esterna saranno fatte solo se apporteranno un contributo migliorativo rispetto al piano base».
La mossa su Banco Bpm è una di queste operazioni. «Bpm è una banca complementare, non c’è sovrapposizione nella rete e per i clienti. E grazie a questa acquisizione saremo in grado di dare ancora più supporto alle Pmi e al retail». Orcel non esclude un rilancio, ma avverte: «Vedremo come si comporterà Banco Bpm nei prossimi trimestri, poi decideremo».
![Giuseppe Castagna (Bpm)](https://crm-img.stcrm.it/images/42424480/2000x/20250103-160955807-3691.jpg)
Castagna: “Ops ostile e inaccettabile”
Dall’altra parte della barricata c’è Giuseppe Castagna, che non fa nulla per nascondere la sua irritazione. L’Ops di UniCredit è «ostile e incompatibile» con il futuro del Banco. «Questa non è un’offerta. È una proposta a sconto», tuona in un’intervista a Libero. Banco Bpm ha appena chiuso un 2024 da record: utile netto a 1,92 miliardi (+52%) e ricavi sopra le previsioni. «Oggi siamo il competitor delle grandi banche. Con 2 miliardi di utili l’anno, siamo attrattivi. E non è che ci miglioriamo se qualcuno ci compra».
Per difendersi, Castagna ha rilanciato l’opa su Anima Holding, portando il prezzo a 7 euro per azione. «È un boccone più costoso per UniCredit», spiega. L’operazione, secondo la Verità, ha già raccolto le adesioni di Poste Italiane (11,95%), Fsi (9,77%) e Caltagirone (5,3%), oltre al 22% già in mano a Banco Bpm. In totale, un robusto 43% del capitale di Anima. «Vogliamo rafforzarci nella gestione del risparmio e dimostrare che siamo in grado di crescere da soli».
Commerzbank e Generali: i due assi nella manica di Orcel
Ma lo scontro non si gioca solo in Italia. Orcel ha piazzato una mossa da scacchista in Germania, acquisendo il 30% di Commerzbank. «Siamo stati invitati», precisa il ceo di UniCredit. L’obiettivo? Creare una piattaforma forte nel Mittelstand tedesco e dare filo da torcere ai concorrenti stranieri. «A Commerzbank può far gioco l’arrivo di UniCredit? Secondo noi sì. È una banca che non brilla nei propri risultati da tempo: non hanno dimostrato di avere né una visione né una strategia chiara».
E poi c’è la partecipazione in Generali, salita al 5%. Un’operazione che ha sollevato non poche perplessità. «È una partecipazione importante ma finanziaria, senza risvolti industriali», si affretta a chiarire Orcel. Ma Castagna non si fida: «Sarebbe grave se UniCredit usasse la quota in Generali per guadagnare i favori del governo sul golden power». Il sospetto è che la partita triestina sia parte di una strategia più ampia per consolidare il potere di UniCredit a livello europeo.
![uncredit bpm giorgia meloni ministro giorgetti](https://crm-img.stcrm.it/images/42450103/2000x/progetto-senza-titolo-63.jpg)
Il nodo Russia e il rischio reputazionale
Non manca, in tutto questo, una questione geopolitica: la presenza di UniCredit in Russia. Castagna non perde occasione per sottolinearlo: «UniCredit è l’unica banca italiana ancora attiva a Mosca. Abbiamo visto i dati e abbiamo avuto qualche difficoltà a comprenderli». Orcel si difende: «Abbiamo ridotto l’esposizione cross border del 94% e le attività della controllata del 90%. Prevediamo che la Russia contribuisca marginalmente nel 2027». Ma la questione è sensibile, soprattutto in ottica golden power, con il governo italiano chiamato a valutare l'operazione su Banco Bpm.
Il ruolo di Crédit Agricole: arbitro silenzioso?
E poi c’è il convitato di pietra: Crédit Agricole. I francesi detengono il 15% di Banco Bpm, con la possibilità di salire al 20%. Castagna si mostra tranquillo: «Mi sembrano stracontenti del loro investimento, faranno le loro scelte». Ma in una partita così complessa, il loro voto potrebbe essere determinante.
Chi vince (davvero) questa partita?
Il risiko bancario italiano si gioca tra operazioni transfrontaliere, strategie aggressive e mosse difensive. Orcel punta a creare un campione europeo con basi solide in Italia e Germania, mentre Castagna difende l’indipendenza di Banco Bpm come ultimo baluardo del credito locale. Ma in un settore che cambia alla velocità della luce, chi si ferma è perduto. E in questa corsa, lo scontro tra Orcel e Castagna potrebbe essere solo il primo tempo di una partita ben più lunga e imprevedibile.
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