Di scatti così, nella classica posa da neopatentato leggermente a disagio con il mezzo, se ne vedono a centinaia, tutti provenienti da un piazzale per la prova pratica della patente A. Solo che stavolta, in sella ad una vecchia Suzuki SV 650 (la prima serie, in commercio dal 1999 al 2002) c’è Roberto Saviano. Lo scrittore, bardato com’è, appare quasi irriconoscibile: giacca e guanti arancioni sopra ad un blazer blu, un gilet fluorescente a coprire il tutto e ginocchiere sopra i jeans, a cui si aggiunge un casco con la taglia, una “L”, impressa sulla parte anteriore. E poi, nella seconda foto, un’altra giacca che sembra la sintesi tra il classico abbigliamento da moto e i giubbotti antiproiettile con cui Saviano ha una certa famigliarità. Roberto, insomma, è pronto al debutto sulle due ruote. La storia la spiega lui, in uno dei rarissimi post personali presenti nel suo feed social: “Quando, a 26 anni, firmai il contratto per Gomorra, comprai una moto. Ci volle una settimana perché potessi ritirarla dal concessionario, ma poi arrivarono le minacce e la scorta e rimase lì. Non l’ho mai più presa. Da allora, in questi anni guidare una moto è sempre stato il mio sogno di libertà frustrato. Oggi - autorizzato da chi mi protegge - armato di patentino e di motore, finalmente mi sono deciso a guidarne una. Chissà che non possa davvero tornare a esplorare il mondo in moto…”.
Vederlo così fa piacere, quasi impressione: è bastata una moto accesa per trasformare un uomo cupo e riflessivo in un quarantenne che sorride dentro al casco ed ha tutta la voglia di raccontarlo. È anche per questo che ci piace andare in moto, tutto il resto per un po' scompare. Ora però diciamoglielo assieme: bisogna lavorare sull’abbigliamento.
Roberto Saviano: "Guidare una moto è sempre stato il mio sogno”. Ok, ora però lavoraci un pochino
Lo scrittore, in un post sui suoi profili social, ha raccontato di essere finalmente riuscito a guidare una moto (“il mio sogno di libertà frustrato”) dopo 16 anni di attesa
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