Come sarebbe la nostra vita se non avessimo incontrato quella persona che, in un qualsiasi modo, ha giocato un ruolo cruciale nella nostra esistenza? Se a chiederselo è una persona qualunque, è matematico che non faccia notizia. Ma se a domandarselo è Karima el-Mahroug, meglio conosciuta come “Ruby Rubacuori”, tutto cambia. Come sarebbe la sua vita se non avesse mai incontrato Silvio Berlusconi? Se lo chiede “tutte le notti” la donna che, quattordici anni fa, è stata al centro del “Bunga Bunga”. E a raccontarlo non un giornale italiano, ma il New York Times. Forse anche loro devono guardare al traffico per campare? Domande a parte, il quotidiano più famoso d’America ha pubblicato un articolo (a firma di Emma Bubola) in cui ricostruisce l’intera vicenda, fatta non solo di “Bunga Bunga” ma anche di processi, soffermandosi anche sulla “nuova vita” di Ruby. Una donna che a più di un anno dalla morte del fondatore di Forza Italia, si trova ad affrontare un’altra udienza. E qui, in parte, potrebbe già esserci la risposta alla sua domanda: se non avesse conosciuto Berlusconi, probabilmente non ci sarebbero stati non uno, ma ben tre processi. O magari ce ne sarebbero stati altri, per motivi diversi, ma questa sarebbe proprio un’altra storia.
“Ha incasinato la mia vita” si legge nell’articolo del New York Times. Karima ha riconosciuto di aver partecipato alle feste del Cavaliere e di aver ricevuto circa quarantamila euro e gioielli, ma senza mai infrangere la legge. La donna, come ricostruito dal NYT, è arrivata da bambina in Italia dal Marocco. Nel nostro Paese ha trascorso “quasi metà della sua vita come oggetto di ossessione mediatica mentre tre diversi processi relativi ai partiti del signor Berlusconi si sono fatti strada nel sistema giudiziario. Tutti i casi giudiziari portano il suo soprannome, Ruby”. Ed Emma Bubola sul New York Times ha ricostruito i tre processi, dal primo dove Berlusconi viene assolto “per mancanza di prove” al secondo, dove diversi soci del Cavaliere sono stati condannati per favoreggiamento della prostituzione. Infine, l’ultimo processo, iniziato nel 2015, incentrato sulle accuse di hush money che ha coinvolto venti donne, tra cui Karima el-Mahroug. Tutte assolte per “motivi procedurali”, ma i procuratori di Milano hanno fatto ricorso contro la decisione. “L’udienza di lunedì affronterà tale ricorso” si legge sul New York Times. “Mi hanno uccisa per arrivare a lui. Sono stata etichettata come prostituta bambina. Ed è una parola che ti porti dietro come un marchio per sempre” sono le parole di Karima, riportate dal NYT.
Karima el-Mahroug oggi è madre di una bambina, Sofia, e possiede una clinica di bellezza. La donna, ormai trentenne, sembrerebbe condurre una vita normale. La sua storia, però, sarà sempre segnata dalle vicende legate a Silvio Berlusconi. Quello che viene spontaneo chiedersi è: perché di una storia tutta italiana ne ha parlato proprio il New York Times? Tutti hanno seguito la storia di “Ruby Rubacuori”, in Italia, ed evidentemente anche all’estero. Ma perché a parlarne, a scavare e ricostruire sono loro e non noi?