Tristemente, è il caso di dirlo, è successo di nuovo: un prete che compie abusi sessuali su minori. Don Ciro Panigara, questo il nome del parroco indagato, è finito ai domiciliari. L'accusa è pesante: violenza sessuale aggravata su minori. Le vittime accertate, almeno per ora, sono sei. Tutti bambini tra i 10 e i 12 anni, coinvolti nelle attività parrocchiali organizzate dal sacerdote. Il caso esplode ufficialmente il 5 gennaio scorso, a San Paolo, comune della Bassa bresciana con circa 4500 abitanti. Durante la messa, viene letta ai fedeli una lettera del vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. Poche righe, nessun dettaglio, solo la comunicazione dell’addio immediato del parroco, insediato da appena due mesi. “Sono emerse situazioni e criticità che consigliano di interrompere immediatamente la sua esperienza nelle vostre comunità parrocchiali”. Parole generiche, volutamente ambigue. La diocesi cerca di contenere, di ammorbidire, di non far deflagrare lo scandalo. Ma la verità, come spesso accade, viene a galla da altrove. È stato un bambino a parlare. Ha raccontato a un’educatrice di aver ricevuto “attenzioni particolari” da parte del prete. Da qui sono partite le indagini. I carabinieri della Compagnia di Verolanuova iniziano a scavare. E quello che emerge non è solo un singolo episodio, ma un quadro ben più ampio e grave. Gli abusi non sarebbero avvenuti solo a San Paolo, ma anche in passato, tra il 2011 e il 2013, quando don Panigara era vicario ad Adro, in Franciacorta. Anche lì, le vittime erano minori coinvolti nelle attività religiose. Finita l’esperienza ad Adro, nessuno lo ferma.

Nessuna segnalazione formale, nessun provvedimento. Don Panigara continua la sua carriera senza ostacoli. Dal 2013 al 2016 è cappellano alla Poliambulanza di Brescia. Poi diventa vicario nelle parrocchie di Leno, Milzanello e Porzano. Successivamente parroco di Visano, dove resta per quattro anni. Infine, la breve e ultima nomina a San Paolo. Una carriera ecclesiastica costruita nel silenzio, che di suo è sempre sintomo di colpevolezza. Perché, nonostante le ombre e i segnali, nessuna voce si è alzata per fermarlo. Né ad Adro, né altrove. E la diocesi? Ha preferito la strategia del vago. Nessuna spiegazione chiara. Nessuna presa di posizione pubblica. Oggi, con l’arresto, la vicenda non è più coperta da formule ecclesiastiche. Le carte parlano chiaro: sei minori abusati. Sei famiglie distrutte. E un sistema che, ancora una volta, non ha saputo, o voluto, proteggere chi doveva. L’inchiesta è ancora aperta. Gli inquirenti non escludono nuove denunce. Il sospetto è che le vittime possano essere più di sei. E che la rete del silenzio abbia funzionato per anni. Intanto, don Ciro Panigara è ai domiciliari. Ma le responsabilità non finiscono con lui. Chi sapeva? Chi ha fatto finta di non vedere? E perché è stato lasciato libero di continuare il suo ministero, sempre a contatto con minori, nonostante i precedenti? Domande che la diocesi di Brescia non ha ancora voluto affrontare. Ma che la comunità, giustamente, pretende.
