Bene, voi tutto questo non lo sapete ma Emanuel Pietrobon sì. Anche se lui, affrontando il saggio “Operazione Psicologiche nella Guerra di Guerriglia” - prima pubblicazione di MasiraX, poliedrica realtà appena nata e specializzata in analisi e consulenze multitematiche, fondata dal citato Pietrobon, Elham Makdoum e Brahim Ramli - fedele traduzione in lingua italiana di un compendio firmato dal misterioso J. Kirkpatrick sui piani di sovversione sviluppati dalla Central Intelligence Agency nel 1983 e distribuiti segretamente ai controrivoluzionari nicaraguensi l’anno successivo, mira a esprimere paralleli più sofisticati. Come, per esempio, analizzare i metodi e le ragioni per cui la Cia ha deciso di tramutare semplici “sabotatori” in agitatori capaci di estendere il loro pensiero ad altri, nella speranza di fare proseliti attraverso la “propaganda armata”. Mentre un cotonato Sandy Marton cantava esotico People from Ibiza, i batacchi europei trovavano ancora poco spazio negli spietati costumi a slip e la Guerra fredda s’incamminava lentamente verso il congelatore, alla Cia preparavano psicologicamente i controrivoluzionari che avrebbero operato in Nicaragua, insegnando loro molti dei “segreti” essenziali per allevare quelli che in gergo sono chiamati agent-provocateur. Il fine? Sempre lo stesso: condurre destabilizzazione politica, manipolazione sociale e, in generale, guerre sporche.
Quelle che gli Stati Uniti non hanno mai smesso di condurre con le “Black Ops”, o Operazioni Nere basate su insurrezione e contro-insurrezione, reclutamento, azioni di propaganda per l’allineamento di qualunque entità necessaria. Qualcosa che non è mai terminata, dalla creazione dell’Oss (Office of Strategic Services) nella Seconda guerra mondiale, fino ai conflitti attivi “noti” dei nostri giorni. E che operano in scenari che attualmente, forse, nemmeno immaginiamo. Perché se riuscissimo a immaginarli tutti, non sarebbero poi così segreti. Nel caso del Nicaragua la Cia, memore dei suoi fallimenti, dalla Baia dei Porci di Cuba a Grenada, optò per una guerra clandestina ad alta intensità puntando contemporaneamente sul dare armi ai “Contras” ma anche sulla formazione della loro “psicologia”. Tattica che aveva fatto la sua parte nel rovesciamento di Mossadeq in Iran e aveva già funzionato contro Árbenz in Guatemala e Allende in Cile. Sì, gli americani sono esportatori di psicologia oltre che di democrazia. Se non lo immaginavate già. Secondo Pietrobon, che ha studiato attentamente il compendio sfondato da Langley ed è specializzato guerre ibride e America Latina, “lo scorrere del tempo non ha intaccato la validità dei contenuti, che, al contrario, risultano estremamente attuali”. Dal momento che “viviamo nell'epoca delle guerre cognitive, della disinformazione permanente, della normalizzazione delle menzogne di stato, fenomeni che questo manuale può aiutare a comprendere e a contrastare”. Nella “trincea invisibile” che è la mente, un luogo ancora in larga parte inesplorato dalla scienza, più vasto di ogni profondità oceanica e finanche dello spazio, poiché capace di proiettare qualunque astrazione, la psicologia diventa un’arma. Di costruzione o di distruzione di massa; di comunicazione a tutti i livelli della propaganda che può influire sul campo economico, militare, fabbricare consenso e privare di consenso una qualunque decisione. Un’arma silenziosa che può “mobilitare il popolo” contro un nemico reale o immaginario, interno o esterno, e allo stesso tempo “demoralizzare” il popolo del “nemico”. Il materiale inedito maneggiato in questo pamphlet, si basa sulle operazioni psicologiche compiute dalla Cia nella guerra civile nicaraguense contro i Sandinisti ma può fungere da spunto per analizzare altre complessità quale vademecum su come un agente esterno, nel nostro caso un servizio segreto, può sabotatore piani e “produrre instabilità e violenza” in contesti dai fragili equilibri. Siano sistemi sociopolitici o contesti molto più ridotti.
“Ogni gruppo, ogni club, ogni società ha il suo campanello pavloviano”, ricorda Pietrobon citando lo Joost A. M. Meerloo, psichiatra specializzato nel campo delle tecniche di controllo mentale impiegate dai totalitarismi; autore di Rape of the Mind, tradotto letteralmente come “Stupro della mente”; e non ultimo consulente del Comando Supremo Alleato che di fatto ha sconfitto il Nazismo e vinto la Seconda guerra mondiale in Europa. Come teorico del menticidio, Meerloo ha sempre sostenuto che c’è sempre un punto debole che può essere scovato e usato contro un singolo individuo o contro una moltitudine di individui. “Nessuno è immune alla manipolazione emotiva. Chiunque è un potenziale candidato manciuriano”, afferma Pietrobon citando il romanzo di di Richard Condon diventato film con Frank Sinatra come protagonista dal “cervello lavato” in The Manchurian candidate. “Questo manuale potrebbe essere stato pubblicato alle undici e cinquantanove di ieri sera” e non nello stesso anno in cui Apple lanciava il primo Macintosh. “Lo scorrere del tempo non ha influito negativamente sulla validità dei suoi contenuti, che restano tremendamente attuali”. Non ci credete? Leggete il compendio, approfondite le tematiche e provate ad applicarvi. Magari iniziando a convincere con una sofisticata operazione psicologica il vostro partner per farvi portare in un posto che vi piace e che lui non ama, magari proprio a Ferragosto. Non rovesciando un governo. Avrete sicuramente più margine di successo. Almeno all’inizio.